La spedizione all'Everest del 1924, tra i partecipanti anche George MalloryÈ arrivato in libreria “George Mallory e la tragedia dell’Everest”, il nuovo saggio dello scrittore e documentarista britannico Mick Conefrey, edito da Corbaccio nella collana Exploits. Il volume si propone come un’indagine rigorosa e appassionata sulla figura di George Mallory, l’alpinista inglese che nel 1924 perse la vita sull’Everest in circostanze ancora oggi avvolte dal mistero.
Mallory è diventato un’icona della storia dell’alpinismo, anche grazie a una delle frasi più famose mai pronunciate in ambito sportivo: “Perché l’Everest? Perché è là”. La sua scomparsa, insieme al compagno Andrew Irvine, durante un tentativo di vetta che potrebbe averli portati per primi sulla cima più alta del mondo, ha alimentato per un secolo ipotesi, leggende e investigazioni.
Conefrey, già autore di numerosi lavori sul mondo dell’alta quota e collaboratore di BBC e Discovery Channel, ripercorre l’epopea di Mallory con sguardo critico e sensibilità storica. Attraverso lettere private, diari, testimonianze d’epoca e documenti finora poco noti, l’autore offre un ritratto complesso e spesso contraddittorio dell’uomo dietro il mito: brillante e carismatico, ma anche irrequieto, fragile e disposto a rischiare tutto per un’idea di gloria.
Il libro esplora anche gli aspetti tecnici e culturali delle spedizioni himalayane degli anni Venti, epoca in cui l’alpinismo si intrecciava con il colonialismo e lo spirito d’avventura vittoriano. Mallory, che inizialmente rifiutava l’uso dell’ossigeno, finirà per adottarlo nel tentativo finale del giugno 1924, senza però mai tornare indietro per raccontarlo.
Il corpo dell’alpinista fu ritrovato nel 1999, parzialmente intatto, a circa 8155 metri di quota. Ma la domanda più importante resta ancora senza risposta: Mallory ha raggiunto la vetta dell'Everest?
Con uno stile narrativo avvincente ma sempre ancorato ai fatti, "George Mallory e la tragedia dell’Everest" si inserisce nel filone delle opere che cercano di separare l’uomo dal mito.
La sinossi
Il 6 giugno 1924 George Mallory si infilò una maschera di ossigeno e, insieme al compagno Andrew Irvine, partì per la vetta dell’Everest. L’8 giugno i due furono intravisti fra le nuvole. Poi più nulla. Scomparvero nel brutto tempo e non furono più ritrovati. Che siano morti prima o dopo aver raggiunto la cima è un mistero che ancora appassiona. Negli anni successivi alla sua scomparsa, George Mallory è stato glorificato dalla stampa inglese come il più grande alpinista della sua generazione, scomparso mentre tentava l’impossibile. Bello, carismatico, coraggioso, bravo a parlare in pubblico, atletico e tecnicamente preparato, socialista impegnato, era ricercato da uomini e donne. Ma questa è solo una parte della sua personalità. Mallory era un autentico temerario, fino all’incoscienza; disprezzava le innovazioni tecnologiche e spingeva sé stesso e i suoi compagni oltre i limiti. Ma chi era davvero George Mallory? Quali forze lo guidavano portandolo alla sua stessa distruzione? Come mai proprio lui, che nel 1922 aveva giudicato le bombole di ossigeno più pericolose del diavolo, due anni dopo partì per l’ultima salita con una maschera a ossigeno? E, soprattutto, perché decise di tornare una terza volta sull’Everest dopo due tentativi falliti? Attraverso diari, memoir e documenti contemporanei, Mick Conefrey restituisce un’immagine poliedrica e incredibilmente affascinante di una sorta di «titano» in cui cerca di separare l’uomo dal mito.
Il libro
Titolo: George Mallory e la tragedia dell’Everest
Autore: Mick Conefrey
Editore: Corbaccio
Pagine: 336
Anno: 2025
Prezzo: 25 €