Il Cai in cammino nella devastazione delle Alpi Apuane

Il Sodalizio è a fianco del Cai Toscana e delle Sezioni del territorio con l’obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema
Le Alpi Apuane sono un meraviglioso scrigno di bellezza e biodiversità, interessato però dall’estrazione del marmo e del carbonato di calcio. Le cave simbolizzano il dilemma tra preservazione e sfruttamento del territorio. Sabato 17 settembre, i vertici del Club alpino italiano sono tornati sul territorio con un Comitato direttivo centrale, a cui hanno partecipato il Presidente generale Antonio Montani, la Vicepresidente generale Laura Colombo, il componente aggiunto Angelo Schena, i delegatI Paolo Valoti, Piergiorgio Oliveti, Ennio De Simoi e Giancarlo Nardi. Un Cdc che vuole testimoniare l’attenzione per l’impatto ambientale, della presenza dell’uomo, sulle Terre alte. Nella stessa giornata, si sono tenuti anche il Comitato centrale di indirizzo e di controllo e la Conferenza Presidenti regionali e provinciali. Due incontri a cui ha partecipato Mario Vaccarella, delegato dal Presidente generale e responsabile per l’ambiente del Cai. Le cave sono il filo rosso che ha guidato i vertici del Cai in un’escursione (domenica 18), con la quale hanno potuto “toccare con mano" la devastazione sulle Alpi Apuane.
Un momento dell'escursione © Cai
«Il problema Apuane e relativa presenza delle cave di marmo, fotografa molteplici aspetti, di tutela dell’ambiente e di natura produttiva, da sempre in conflitto tra loro. Far conciliare le due cose, richiede una responsabilità e senso della Natura non indifferente, che spesso i Responsabili delle Istituzioni non hanno. Il Club alpino Italiano ha da tempo preso posizione su una difesa dell’Ambiente che possa conciliare l’attività produttiva delle cave, ma quest’ultima deve essere ricondotta alle attività principali del marmo e non in maniera esasperata e dannosa», ha dichiarato Vaccarella. «In particolare, da porre all'attenzione è la problematica dell'inquinamento ambientale prodotto dall'escavazione e dalla lavorazione del marmo delle cave, per ciò che concerne le falde acquifere e il suolo. Vanno applicate in modo rigoroso le norme vigenti per quanto riguarda la tutela dell'ambiente», continua.
In cammino sulle Apuane, nello sfondo le cave

Tra natura e devastazione

Il cammino è cominciato dal rifugio Carrara, per poi proseguire lungo i campi di Campocecina e arrivare fino a Capanna Martignoni. Da lì si inerpica il sentiero che porta sulla cima del Monte Borla. Dal generale lo sguardo passa al particolare, con la visita, dall’alto delle Cave del Sagro: luogo significativo in grado di testimoniare e raccontare la storia passata e presente del territorio. I camminatori sono stati accompagnati dal Presidente del Cai Carrara Brunella Bologna, dal Presidente Cai Massa, Paolo Marcello Simi, dal Presidente del Cai Toscana Gianfranco Tellini e dai soci delle Sezioni locali. Senza dimenticare il primo incontro del Corso per Operatori di Tutela Ambientale organizzato dalla Commissione Tam del Cai Toscana. Lungo il percorso, gli escursionisti hanno potuto osservare la situazione delle cave di estrazione del marmo, con le montagne del versante settentrionale delle Apuane, quasi completamente erose dal marmo. «Il problema - fanno sapere dal Cai Carrara - è che le cave potrebbero essere in espansione, proprio per la possibilità di riaprire le aree dismesse, prevista dal piano regionale per le cave».  Cave non in attività, proprio come quella del Monte Sagro, all'interno del territorio del Parco Regionale delle Alpi Apuane. Il risultato potrebbe essere quello di proseguire nella distruzione di un ecosistema unico e di grande importanza ambientale. Infatti, la flora e la fauna delle Apuane è presente solo su questo territorio. Addirittura solo in alcuni versanti, di dimensioni ridotte. Come ad esempio, il fiordaliso del Monte Borla che vive nelle sue pendici.

Senza acqua 

La flora e la fauna crescono e prosperano solo grazie alla presenza di acqua. Le falde acquifere però sono contaminate dai detriti. «La cosiddetta Marmettola (resti delle estrazioni di marmo ndr) sta chiudendo, come il colesterolo con la circolazione del sangue, i torrenti e le vene, con il risultato di togliere ai cittadini il diritto all’acqua», ha spiegato Nicola Cavazzuti del Cai Massa.

Il Cai in prima linea

«Come Club alpino Italiano chiediamo l'istituzione del Parco nazionale delle Alpi Apuane. La nostra presenza vuole essere un gesto di vicinanza nei confronti di un territorio che si batte per il rispetto dell' ambiente, che può essere coniugato con le attività produttive. Allo stesso tempo chiediamo il rispetto delle leggi e un’attenzione che tenga conto delle tematiche ambientali, non solo di quelle economiche», afferma Montani. «Il risultato della due giorni e il relativo obiettivo, è quello di produrre un documento approfondito da parte degli organi Cai locale,  che analizzi nel dettaglio la situazione degli impatti e dell’inquinamento, le relative infrazioni comunitarie, illustri l’impegno per uno sviluppo del territorio equilibrato, che riduca l’impatto paesaggistico e valorizzi le attività alternative che possono essere svolte in queste montagne. Il focus è sulla preservazione del territorio montano e sul controllo delle attività di cava e di estrazione, in modo che la Sede Centrale possa attivarsi nelle dovute sedi per il miglioramento della situazione ambientale», conclude Vaccarella.