Nel 1893, a oltre 4500 metri di quota, sulla vetta della Punta Gnifetti del Monte Rosa, veniva inaugurata la Capanna Regina Margherita: un rifugio che ancora oggi detiene il primato di essere il più alto delle Alpi e d’Europa. A ricordare la straordinaria impresa che ne rese possibile la costruzione è Mattia Sella con la monografia La capanna osservatorio Regina Margherita sulla Punta Gnifetti del Monte Rosa. La storia del più audace progetto del Club Alpino Italiano (Edizioni Fondazione Sella, Biella 2024).
L’autore - geologo e storico della scienza - ripercorre con rigore documentario la lunga gestazione di quella che non fu soltanto una sfida alpinistica, ma anche una missione scientifica. Fin dagli esordi, infatti, il progetto voluto dalla famiglia Sella - in particolare da Gaudenzio Sella, nipote di Quintino, ideatore e tra i fondatori del CAI - nasce con una duplice vocazione: offrire ricovero agli alpinisti e costituire un osservatorio d’alta quota dedicato a studi di meteorologia, glaciologia, fisiologia e astrofisica.
Sella ricostruisce il cantiere di quella che venne definita “la più audace iniziativa del Club Alpino Italiano”, attingendo a una fitta rete di fonti archivistiche: dalla Fondazione Sella alla Biblioteca Nazionale del CAI, dagli archivi della Sezione di Varallo del CAI a quelli dell’Accademia dei Lincei e dell’Università di Torino. Ne emerge un racconto ordinato e puntuale, che segue passo dopo passo le vicende progettuali e costruttive, arricchito da fotografie e documenti d’epoca.
Se la narrazione predilige un tono cronachistico, quasi da repertorio storico, rinunciando talvolta a un respiro più narrativo o comparativo, ad esempio con le analoghe esperienze francesi sul Monte Bianco, come l’osservatorio Vallot o quello Janssen, il valore dell’opera risiede nella sua accuratezza filologica e nel merito di riportare alla luce un episodio fondante della cultura alpinistica italiana.
La pubblicazione, inoltre, giunge in un momento particolarmente significativo: la Capanna Regina Margherita - oggi sostituita da un nuovo edificio realizzato nel 1980 - è tornata al centro dell’interesse scientifico nell’ambito del progetto CAI-CNR “Rifugi sentinella dell’ambiente”, che utilizza i rifugi alpini come laboratori d’osservazione dei cambiamenti climatici. Proprio quelle discipline che un tempo vi trovavano spazio di ricerca ora la aiutano a monitorare la propria stabilità, minacciata dal ritiro dei ghiacci e dal riscaldamento globale.
La Capanna Regina Margherita si conferma così, a più di un secolo dalla sua nascita, un simbolo della cooperazione tra uomo, scienza e montagna, un luogo dove il sapere e l’avventura si incontrano a 4554 metri, sospesi tra cielo e ghiaccio.
Il libro