Crolli a Cima Falkner: se ne parla a Uno Mattina con Marco Giardino e Cristian Ferrari

Ospiti a Uno Mattina, Marco Giardino, Vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano, e Cristian Ferrari, presidente SAT, hanno commentato i recenti crolli di Cima Falkner, evidenziando il ruolo dei cambiamenti climatici nella destabilizzazione delle montagne.
Cristian Ferrari, SAT, in collegamento dalle Dolomiti di Brenta

Ospiti a Uno Mattina, venerdì 17 ottobre, per parlare dei recenti crolli di Cima Falkner: Marco Giardino, docente di Geomorfologia all’Università di Torino e Vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano, e Cristian Ferrari, Presidente della Società Alpinisti Tridentini, in collegamento dalle Dolomiti del Brenta.

Durante il servizio si è approfondito come i cambiamenti climatici stiano influenzando la stabilità delle montagne e quali siano le implicazioni per escursionisti e alpinisti. Giardino ha spiegato le cause geologiche dei cedimenti rocciosi, mentre Ferrari ha illustrato le iniziative della SAT per il monitoraggio dei percorsi e la sicurezza sul territorio.

 

I crolli di Cima Falkner

Tra la fine di luglio e l'inizio di agosto 2025, Cima Falkner, nel gruppo delle Dolomiti di Brenta, ha subito una serie significativa di crollio. Il primo agosto, un distacco di circa 500mila metri cubi di materiale roccioso ha interessato la parte centrale del versante ovest della montagna. Un crollo che ha stravolto la morfologia della montagna e che ha raggiungendo in parte il tracciato del sentiero SAT 305.

Questo evento ha portato alla chiusura immediata di numerosi sentieri nella (oggi riaperti), e anche della via ferrata delle Bocchette Aldo e Rodolfo Benigni (a oggi chiusa), per garantire la sicurezza degli escursionisti.

Le cause di questi crolli sono attribuite al degrado del permafrost, fenomeno accentuato dal riscaldamento globale, che compromette la stabilità delle strutture rocciose in alta quota. Nonostante gli interventi di monitoraggio e messa in sicurezza, permangono ancora centinaia di migliaia di metri cubi di materiale instabile sulla montagna, con il rischio di ulteriori distacchi.

 

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