La donna che cammina per le altre donne

Giuliana Baldinucci, 73 anni, ha raggiunto Roma a piedi da Gubbio. Una passione, quella per il camminare nella natura, che le è nata durante l’emergenza sanitaria e che si è affiancata alla sua attenzione nei confronti delle donne vittima di violenza. A loro è stata destinata la raccolta fondi aperta per il viaggio
«Il viaggio è nato dal mio piacere per il camminare nella natura. A questo è seguita l’idea di affiancarci una giusta causa. Ho saputo della cronica carenza di fondi dei centri antiviolenza sulle donne. Così ho deciso di aprire una raccolta fondi da destinare a loro, diventando così una donna che cammina per le altre donne». A parlare è Giuliana Baldinucci, 73 anni di Gubbio (PG), insegnante di matematica in pensione e presidente dell’Auser (Associazione per l’invecchiamento attivo) del suo paese. Il 22 maggio scorso, Giuliana ha iniziato il suo cammino che da Gubbio l’ha condotta a Roma, seguendo per la maggior parte del tragitto la Via di Francesco. In totale ha percorso circa 200 km in due settimane.
Giuliana Baldinucci
Giuliana Baldinucci

Una passione nata durante l’emergenza sanitaria

Una passione, quella per il camminare in mezzo alla natura, nata durante le chiusure causate dalla pandemia lo scorso anno.
«In quel periodo ho iniziato a camminare vicino a casa mia e sono rimasta affascinata dal silenzio, interrotto solo dai suoni della natura. Mi sentivo meglio, sono dimagrita. Mentre la maggior parte delle persone ha preso peso, io ho ricevuto un importante benessere fisico dalla mia attività motoria».
Giuliana ha continuato a camminare anche dopo le riaperture, cercando di aumentare piano piano i chilometri che riusciva a percorrere ogni giorno. «I miei due figli, che vivono uno a Roma e l’altro a Londra, mi dicevano di non esagerare. Mi avvertivano che dopo i primi 10 km la fatica inizia a farsi sentire. Ma alla fine mi hanno sempre appoggiato».
Bosco sacro di Spoleto
Nel Bosco sacro di Spoleto © Giuliana Baldinucci

Incontri che arricchiscono

E così è nata l’idea di arrivare a piedi a Roma. Giuliana si è documentata, si è procurata guide. Il fatto che da Gubbio passi la Via di Francesco «mi ha facilitato. Ero tranquilla di trovare sempre le indicazioni da seguire». La sua è stata essenzialmente una sfida con se stessa: «volevo vedere se ero capace di affrontare un tipo di viaggio che solito intraprendono persone più giovani, e in gruppo». Fino ad Assisi è stata accompagnata da un’altra donna, poi ha proseguito da sola, toccando con mano
«la solidarietà delle persone. Gli incontri non sono stati tanti, ma tutti erano pronti ad aiutarmi, a darmi indicazioni sul percorso e su dove pernottare. Gli incontri più piacevoli? Quello con un ragazzo che camminava nella mia direzione, ci siamo separati quando lui ha “girato” per andare nelle Marche. Poi quelli con un gruppo di volontari che stavano curando la segnaletica del sentiero e quello con una ragazza francese di 25-30 anni. Era arrivata a Roma a piedi e stava rientrando nel suo Paese, sempre a piedi, in compagnia di un somarello che le portava le cose, un cagnolino e un gattino. La chiacchierata con lei mi ha fatto toccare con mano la bellezza di viaggiare a piedi, che ti consente di attraversare un numero davvero elevato di ambienti diversi. Infine, non dimenticherò il bambino che mi ha regalato un fiore quando mi sono persa».
Durante il cammino, Giuliana ha avuto infatti un imprevisto: sopra Spoleto ha perso il sentiero. Ha telefonato a suo figlio, il quale ha avvisato i soccorsi, che l’hanno individuata e accompagnata nel paese più vicino.
«Non mi sono spaventata, ho indicato la mia posizione e atteso che mi venissero a prendere. Quando mi hanno accompagnato nel paesino più vicino c’era questo bambino sui cinque anni. Il suo gesto mi ha emozionato molto: era curioso e gentile, con uno spirito davvero buono».
Dopo Spoleto, Giuliana ha preferito lasciare il sentiero nei punti in cui aveva qualche timore di non prendere la direzione giusta. In questi casi ha optato per la strada asfaltata. «Mi ha sostenuto molto il gruppo WhatsApp creato appositamente per il viaggio. Amici e parenti mi hanno sempre spronato, anche nei momenti di difficoltà. E così sono arrivata a Roma».
Ferentillo © Giuliana Baldinucci
Ferentillo © Giuliana Baldinucci

In nome delle donne vittima di violenza

La nostra curiosità ricade ora sui motivi che l’hanno spinta a pensare alle donne vittima di violenza come destinatarie della sua azione solidale. Una raccolta fondi che è andata a favore dell’associazione Libera…mente donna, che gestisce i centri antiviolenza umbri.
«L’idea della giusta causa me l’ha data mia nuora. Essendo da sempre femminista e facendo parte della Commissione Pari Opportunità a Gubbio, ho sempre vissuto i problemi delle donne e non sono mai rimasta indifferente davanti alle loro storie. Sono convinta che noi donne dobbiamo saper essere solidali e volerci sempre bene. Dobbiamo accettare che altre donne possano essere diverse da noi e rispettare anche queste ultime, indipendentemente da quello che fanno».