Everest - Foto © Vyacheslav Argenberg - Wikimedia Commons, CC BY 4.0 © © Vyacheslav Argenberg - Wikimedia CommonsL'Everest, con i suoi 8.849 metri riconosciuto come la cima più alta del mondo, ha rappresentato a lungo una delle più estreme mete dell’esplorazione d’alta quota. Un passato che sembra sempre più lontano, ogni qualvolta, annualmente, giungano dall’Himalaya nuove immagini delle policromatiche e interminabili code di alpinisti in salita verso la vetta, per la maggioranza clienti di spedizioni commerciali.
La visione che giunge dal Tetto del mondo, soprattutto dal versante nepalese, è complessa, a tratti disturbante, soprattutto per quanti ammirino e perseguano i valori dell’alpinismo classico. Accanto alla crescente attrattività delle spedizioni commerciali, che il Governo stesso del Nepal sta cercando di frenare, tra incrementi dei costi di permesso e richieste minime obbligatorie di esperienze alpinistiche oltre i 7.000 metri, vi è ancora chi si spinga sulle pendici della vetta più alta della Terra con spirito di ricerca, di avventura, rendendosi protagonista di sfide personali, talvolta in solitaria e ad alto rischio.
E dietro le quinte delle stagioni alpinistiche sull’Everest, va ricordata la presenza di figure, senza le quali le spedizioni commerciali non avrebbero modo di esistere. Sono gli Icefall Doctors, eroi silenziosi che, ogni primavera, mettono in sicurezza il percorso attraverso il temuto Khumbu Icefall, a rischio della propria vita.
L'Everest si presenta oggi come un luogo di straordinaria ambivalenza. Non è più solo la maestosa vetta che ha attratto generazioni di esploratori, ma un complesso incrocio tra aspirazione umana, mercato globale e sacrificio locale. Oggi vi consigliamo la visione di 3 film, che raccontano l’Everest nella sua veste di montagna simbolo del raggiungimento del limite estremo, sulle cui pendici si proiettano però ombre sempre più lunghe.
Si parte con “Everest without oxygen – The ultimate egotrip”, la storia di Rasmus, danese che spera di essere il primo della sua nazione a raggiungere il Tetto del mondo senza ossigeno supplementare. Un film che invita a riflettere sul sottile confine tra desiderio e ossessione. In “Here I am again” si ha modo di scoprire la storia del grande alpinista bulgaro Boyan Petrov che, dopo essere stato investito da un’auto, torna in forze con l’intento di concludere la sua collezione dei 14 Ottomila, cui manca soltanto l’Everest. Il destino non offrirà a Boyan l’opportunità di coronare il sogno, a causa di un incidente in fase di acclimatazione sullo Shisha Pangma, che determinerà l’attivazione della complessa macchina dei soccorsi in alta quota. Accanto ai sognatori di cime, vi è il racconto dei lavoratori dell’Everest in “The icefall Doctor”, un documentario che racconta le fatiche e i rischi di questa mansione, con un focus speciale sulla figura di Angnima Sherpa, il primo “icefall doctor”.
EVEREST WITHOUT OXYGEN – THE ULTIMATE EGOTRIP
di Jesper Ærø
Più di 5.000 alpinisti hanno raggiunto la cima dell’Everest, ma solo poco più di 200 lo hanno fatto senza ossigeno, e molti sono morti provandoci. Rasmus sogna di diventare il primo danese a raggiungere il limite più alto del mondo senza una bombola sulla schiena. Una violenta tempesta sta per porre fine alla sua sfida, ma Rasmus resta determinato a raggiungere la cima della montagna più alta del mondo. Inseguire il suo sogno estremo si trasforma però in ossessione.
HERE I AM AGAIN
di Polly Guentcheva
Chiunque altro al suo posto si sarebbe arreso, ma non lui. Appena un mese dopo essere stato investito da un’auto, l’alpinista d’alta quota e ricercatore di zoologia Boyan Petrov inizia il recupero, e la lunga preparazione per inseguire il suo sogno: scalare tutti e quattordici gli ottomila, senza ossigeno supplementare. Sopravvissuto per tre volte al cancro, ne ha saliti 10 su 14, e ora è il momento del gigante del mondo: l’Everest. A questo scopo, Boyan inizia il suo “riscaldamento” con la cima più bassa tra gli ottomila, il cosiddetto “nano” Shishapangma, il numero 11 della sua lista. Ma un inaspettato gioco del destino porta alla sua scomparsa, a pochi metri dalla vetta, attivando una missione di salvataggio internazionale con ricerche in elicottero senza precedenti, in collaborazione tra Nepal, Cina e Bulgaria.
THE ICEFALL DOCTOR
di Sean Burch
Gli “icefall doctors” sono tra gli Sherpa più coraggiosi dell’Everest. Il loro lavoro quotidiano consiste nel rischiare la morte camminando attraverso la gigantesca cascata di ghiaccio del Khumbu, per mettere in sicurezza il percorso e assicurare che gli alpinisti occidentali abbiano la possibilità di raggiungere la cima. Angnima Sherpa, il primo “icefall doctor”, ha svolto questo lavoro per oltre 30 anni.