Il ghiacciaio del Pizol, oggi estinto, in una immagine dell'ottobre 2006 © Foto David Büsser -www.groeberman.ch, - Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0Il ghiacciaio del Pizol (Pizolgletscher), nel cuore delle Alpi Svizzere nord-orientali, rappresenta uno dei simboli emblematici della crisi climatica. Il piccolo ghiacciaio elvetico, monitorato dal 1893, è scomparso gradualmente, sotto gli occhi dei ricercatori, arrivando a essere dichiarato estinto nel 2022.
Uno studio, in fase di pubblicazione sulla rivista Annals of Glaciology, ripercorre la storia del ghiacciaio, evidenziando il drastico e drammatico declino cui il corpo glaciale è andato incontro, soprattutto negli ultimi 18 anni, durante i quali è arrivato a perdere il 98% del suo volume.
Il drammatico declino del ghiacciaio del Pizol
Il ghiacciaio del Pizol era un ghiacciaio molto piccolo, che occupava un circo montano all’ombra della vetta del Pizol (2.844 m). Nel corso della Piccola Era Glaciale, attorno alla metà dell’Ottocento, raggiunse una estensione massima di circa 0,58 chilometri quadrati. A seguire, è iniziata la sua ritirata, divenuta drammatica negli ultimi decenni.
Tra il 1850 e il 2006, si stima che il ghiacciaio si sia ridotto dell'85% in termini di superficie, perdendo il 90% del suo volume. Tra il 2006 e il 2024, periodo in cui è stato oggetto di un monitoraggio dettagliato del bilancio di massa, il volume di ghiaccio è arrivato a diminuire del 98%, evidenziando una chiara accelerazione.
La fase finale del suo declino è stata caratterizzata da una limitata dinamica di scorrimento e dall'aumento di crolli, che hanno portato il ghiaccio rimanente, un minuscolo residuo di poche migliaia di metri quadrati, a essere sepolto sotto uno strato di detriti. In conseguenza della perdita di dinamismo, ovvero del flusso di massa dal bacino di accumulo a monte, verso il bacino di ablazione a valle, che caratterizza i corpi glaciali “sani”, il ghiacciaio è stato dichiarato estinto nel 2022.
Quella del Pizol viene definita dagli autori dell’articolo come una “morte annunciata”. Il corpo glaciale è infatti stato oggetto di un monitoraggio a lungo termine durato oltre un secolo, condotto nell'ambito del programma GLAMOS (Glacier Monitoring Switzerland), un'iniziativa supportata dall'Ufficio Federale dell'Ambiente e altri enti scientifici e governativi svizzeri.
Per oltre un secolo il ghiacciaio è stato oggetto di misurazioni annuali in situ della posizione della fronte glaciale, e dal 2006 è stata avviata la valutazione dettagliata del bilancio di massa. In conseguenza dell'accelerato ritiro del corpo glaciale, i ricercatori sono stati però costretti a interrompere il monitoraggio in situ del bilancio di massa nel settembre 2021.
Come risulta evidente da immagini raccolte tra il 1969 e il 2025, il paesaggio della zona è mutato completamente. Quello che era un circo montano, occupato dal ghiacciaio, appare oggi come un ambiente roccioso virtualmente privo di ghiaccio. E cambiando il paesaggio, ne è mutata anche la fruibilità. Basti pensare che la vetta del Pizol veniva spesso raggiunta lungo un percorso che, fino al 2012, attraversava il ghiacciaio. Il sentiero è stato riposizionato, seguendo una cresta adiacente al ghiacciaio, per poi essere chiuso tra il 2020 e il 2023 a causa dell'instabilità del fianco della montagna e delle frequenti cadute di massi.
La “morte” del Pizol non è passata inosservata. Il 22 settembre 2019, il ghiacciaio è stato oggetto di una cerimonia di commemorazione di risonanza internazionale. Una sorta di "funerale" pubblico, sull’esempio della celebrazione svolta nei mesi precedenti ai margini del ghiacciaio islandese dell’Okjokul. Circa 250 persone hanno camminato fino a 2.700 m di altitudine per rendere omaggio ai suoi resti.
L'evento, organizzato dall'Associazione Svizzera per la Protezione del Clima (SACP), ha incluso discorsi solenni, trasformando il Pizol in un simbolo potente e tangibile dell'emergenza climatica.
Il destino dei piccoli ghiacciai delle Alpi
Il Pizol è solo un esempio tra i tanti piccoli ghiacciai, che stanno scomparendo lungo l’arco alpino. Sebbene possa essere diffusa l'idea che 'poco male, l'importante è non perdere i grandi', i dati dicono tutt'altro. Su scala globale, si stima che l’80% dei ghiacciai delle catene montuose a basse e medie latitudini, sia rappresentato da corpi glaciali con estensioni inferiori al mezzo chilometro quadrato. Piccoli ma tanti, pertanto significativi. Nella sola Svizzera, si è registrata la scomparsa di oltre 100 piccoli ghiacciai (pari all'8% del totale) tra il 2016 e il 2022.
L'estinzione del Ghiacciaio del Pizol appare come un'amara anteprima del futuro che attende le montagne europee. “I ghiacciai in via di estinzione – commentano gli autori - fanno luce su una transizione che si verificherà sempre più frequentemente nei prossimi anni e decenni con l'ulteriore riscaldamento atmosferico. Ciò sradicherà le serie temporali glaciologiche a lungo termine e influenzerà profondamente le strategie di monitoraggio dei ghiacciai.”