Incendio in quota

A noi piacciono i colori caldi: l’arancione, il giallo, il rosa, l’amaranto, il rosso e, perché no, anche il viola. Amiamo tutti i colori che energeticamente accendono un tramonto.

Ma perché questo momento della giornata, preludio alle tenebre, ha il potere di inebriarci così tanto? Che sia proprio il fatto che è un istante di luce che poi si spegne nella notte? Che sia perché ci insegnano fin da bambini che il cielo è azzurro e il vederlo così diverso genera in noi stupore e incredulità? Che sia perché, pur ripetendosi miliardi di volte, ogni volta ammirarlo è come vivere un’esperienza diversa?

Un cielo rosso a oltre tremila metri. Emozione che blocca le parole @Denis Perilli

Il tramonto ha da sempre solleticato le menti e i cuori di scrittori, pittori, poeti, sognatori, romantici e pure quelle dei più freddi e calcolatori scienziati. È fin dai tempi antichi fonte di ispirazione e di domande, di dubbi e certezze. Il calar del sole si rispecchia nel mare, accende le dune del deserto, gioca a nascondino con le guglie rocciose delle montagne e ha persino il potere di rendere gradevoli le sagome di case e grattacieli di una caotica città.

Ma avete mai avuto la fortuna di cogliere questo momento magico dalle finestre di un rifugio o dalla cima di una montagna? In quota, lo spettacolo è ancora più suggestivo: dapprima si colorano le rocce dei picchi e alla fine, quando queste sembrano spegnersi nel nero, è il retrostante sfondo a caricarsi di calde sfumature.

Esistono zone montuose che sono divenute famose anche grazie al tramonto. Per esempio le Dolomiti, che hanno addirittura ispirato la fantasiosa nascita di una cospicua serie di leggende che ruotano attorno al fenomeno dell’enrosadira, ossia l’accendersi di arancione e rosso delle pareti e dei fenomenali pinnacoli che le caratterizzano.

Le Dolomiti di Brenta annerite da un cielo illuminato @Denis Perilli

Ma come possiamo spiegare scientificamente i colori del tramonto?

Durante le ultime ore della giornata, il sole è più vicino all'orizzonte, il che significa che più luce solare deve attraversare l'atmosfera prima di raggiungere i nostri occhi. Per questo motivo la luce viaggia attraverso uno strato più denso dell’atmosfera stessa, disperdendosi in diverse direzioni. Di conseguenza, le lunghezze d'onda più corte, come il blu e il viola, vengono diffuse più fortemente, mentre le lunghezze d'onda più lunghe, come il rosso e l'arancione, rimangono più intatte. È per questa ragione che il cielo si tinge proprio di arancione e rosso. 

La colorazione assunta dalle cime, invece, dipende dalla composizione stessa della roccia. La dolomia, ad esempio, contiene dolomite, un carbonato di calcio e magnesio, su cui i raggi del sole si rifrangono e danno vita alla caratteristica tavolozza di colori dal rosa, al giallo oro, dall’arancio al rosso. 

Enrosadira sulle Pale di San Martino @Simona Bursi