Italia K2: un podcast straordinario, secondo Mario Fantin

Inizia oggi la pubblicazione del primo episodio della serie ideata da Mauro Bartoli, e prodotta da LabFilm con il Club Alpino Italiano, in collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna e con il sostegno del Gruppo Cassa Centrale - Credito Cooperativo Italiano.
 

Quante volte abbiamo parlato (e parleremo) di K2? Eppure, se è ancora possibile fare del grande alpinismo su montagne frequentatissime, come ormai sono i colossi himalayani, altrettanto è possibile raccontare la spedizione del 1954 in maniera originale.

Ci riesce Mauro Bartoli con il nuovo podcast da lui ideato e realizzato Italia K2 – Racconto di un’impresa straordinaria, in cui è il punto di vista del cineoperatore Mario Fantin a fare la differenza. 

La serie, in 10 episodi da 15 minuti, che si potrà ascoltare sul sito dello Scarpone, è prodotta da LabFilm e Club Alpino Italiano, in collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna di Torino e il sostegno del Gruppo Cassa Centrale - Credito Cooperativo Italiano, ed è tratta dal diario “K2 – Sogno vissuto, ripubblicata nel 2024 da CAI Edizioni. Il regista bolognese, a cui dobbiamo le incredibili riprese confluite poi nel film Italia K2” di Marcello Baldi, ne fa un “racconto straordinario” grazie a uno sguardo unico, rispetto a quello dei compagni, pressati dalle aspettative alpinistiche.

 

Uno sguardo unico

Mario Fantin ci restituisce tutto lo stupore e la meraviglia di quell’esperienza spiega Mauro Bartoli. “È consapevole della fortuna che ha di poter vivere un’avventura così clamorosa e lo scrive spesso, nel suo diario. Mi ha sempre ha colpito questo fatto. Nonostante tutte le difficoltà che hanno affrontato, lui non ha non ha mai smesso di vivere il suo sogno, sapendo, come scrive nel suo taccuino, che le immagini degli incredibili paesaggi bianchi tutto intorno sarebbero rimaste per sempre impresse nel suo cuore”.

Tra le pagine del diario si fa infatti spesso riferimento a un senso di appartenenza forte quanto umile al gruppo degli alpinisti, che Fantin aveva il compito di fotografare e riprendere. Ma al contrario di loro, lui ha la possibilità di godere maggiormente del contesto, non dovendo scalare: “Fantin fu pagato per guardare, in fondo, e quello fece, guardare e raccontare un luogo inesplorato. È questo a rendere unico il suo diario e a piacermi di più: penso che abbia vissuto tutta la sua vita così, con lo sguardo di una persona curiosa capace di farsi meravigliare”. 

 

Gli ospiti

Questo sguardo poetico costituisce il tocco originale del podcast, a cui partecipano diversi ospiti di alto livello. “Ho intervistato Reinhold Messner che parla proprio di Fantin. Kurt Diemberger, che lo conobbe di persona, ci porta la sua esperienza sia alpinistica, sia cinematografica. Con Tamara Lunger facciamo un salto di diverse generazioni, però è interessante il rapporto che ha con il K2 e il valore che dà alla montagna, da cui si fa rapire come Fantin”.

Non possono mancare gli storici, come Roberto Mantovani che, oltre ad avere un’approfondita conoscenza sulla storia del K2, ha studiato tutto l’archivio Fantin conservato al Museo della Montagna di Torino, con cui ha collaborato per anni. E Giuseppe Muscio, già direttore del Museo di Storia Naturale di Udine, dove la figlia di Ardito Desio ha depositato l’archivio del padre: una grande massa di documenti di vario genere che Muscio sta ancora indagando. Comprende tutte le carte frutto del lavoro di preparazione della spedizione del ’54, ma anche di quello svolto fin da quando ci andò per la prima volta, nel 1929: “Per Desio il K2 fu una vera ossessione, durata 25 anni, fino a quando non riuscì nell’intento di salire in vetta, se non lui personalmente, la spedizione da lui guidata” chiosa Bartoli, che lavorando su Fantin da ormai un decennio sa bene cosa significa quel termine, avendo constatato il logoramento che il progetto CISDAE operò sul cineasta bolognese.

Gran parte del lavoro di documentazione che Bartoli ha svolto per il film biografico su Fantin, “Il mondo in camera”, prodotto con il sostegno del CAI nel 2022, è stato possibile grazie al supporto degli eredi di Fantin, in particolare Valeria Tomesani, figlia della sorella Ornella, che torna anche in un episodio del podcast: “Si trovava in spiaggia quando sentì alla radio che la vetta del K2 era raggiunta, allora corse da sua madre che non riusciva a credere a quella notizia… Aveva 15 anni all’epoca e vedeva arrivare a casa le sue lettere”. 

C’è infine la testimonianza intima della moglie di Erich Abram, che seguiva il marito agli annuali ritrovi dei reduci del K2. E quella di Augusto Golin, storico e autore che conobbe Abram, responsabile del programma cinematografico del Trento Film Festival negli anni della presidenza di Maurizio Nichetti.

 

Il repertorio

Le puntate contengono vari brani di repertorio, in forma audio ovviamente, “Italia K2” di Marcello Baldi e poi i film di Fantin legati alla spedizione del ’54: “Rimpatriano i reduci dal K2”, girato per documentare appunto il ritorno in Italia, e “Figure e pietre del Pakistan”, di taglio più etnografico, sulla prima parte della spedizione. 

Si aggiungono alcune letture dalle pagine del taccuino autografo, protagonista della nuova edizione del diario “K2 – Sogno vissuto”, e del diario stesso: appunti in presa diretta per fissare su carta l’emozione del momento e il modo per restituirla in forma cinematografica.

 

Il target

Bartoli ne è convinto, non serve essere un appassionato di montagna e di alpinismo per godersi il podcast: “Ci rivolgiamo alle persone che si fanno coinvolgere e appassionare dai racconti di avventura. Chi già conosce la spedizione al K2 del 1954 scoprirà tante cose diverse e originali che probabilmente non sapeva, gli altri invece possono semplicemente farsi affascinare dalla grande avventura di un gruppo partito per provare a salire la seconda montagna della Terra e che si è duramente preparato per questo, superando ogni sorta di difficoltà”. Un’avventura incredibile anche per come l’ha raccontata Fantin, che non era lì per arrivare in cima.

 

Proiettato al futuro

Chissà, se Fantin fosse vissuto oggi magari avrebbe aperto un canale su Youtube o Instagram, e un film come “Italia K2” avrebbe preso un’altra forma. “So solo che il suo sguardo rimarrebbe lo stesso”, dichiara Bartoli, “e che non si sarebbe scattato nemmeno un selfie. Era troppo proiettato verso il destinatario e ogni suo racconto non era mai autobiografico, se non come mezzo per fa vivere anche agli altri le sue stesse emozioni. Forse avrebbe aperto un sito web pieno di fotografie e di immagini straordinarie, da arricchire con le moltissime informazioni di cui era sempre in cerca”.

Ma aggiunge un particolare curioso: “Valeria Tomesani mi ha riferito di un pranzo domenicale in cui Mario e suo padre si misero a discutere di quanto sarebbe stato bello potersene andare in giro con la macchina fotografica in una mano e nell’altra l’enciclopedia, per poter fotografare e approfondire nello stesso tempo. Con grande anticipo, stavano parlando dello smart phone”.

 

Ascolta la prima puntata del podcast