Sette associazioni di protezione ambientale, tra le quali il Cai Sicilia, hanno diffidato l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Agenzia Spaziale Europea e la EIE group, enti e società titolari del progetto dell’Osservatorio astronomico sul Monte Mufara, dal portare ulteriormente avanti il progetto originario e di procedere alle conseguenti sostanziali modifiche, nel rispetto dell’integrità della cima della Mufara sottoposta a pubblica tutela.
«Sinora non è stato approvato in via definitiva alcun progetto e la enfatizzata deroga di cui all’articolo 9 della legge nazionale 136 del 9 ottobre 2023 riguarda solo alcuni vincoli e non quello di notevole interesse pubblico imposto dalla Regione Siciliana nel 1989, a prescindere dalla normativa sui parchi», si legge nella nota congiunta di Cai Sicilia, Gre, Italia Nostra, Legambiente Sicilia, Lipu, Rangers d'Italia e Wwf.
Le associazioni, inoltre, specificano che la sopracitata norma nazionale «non approva alcun progetto (e non avrebbe potuto diversamente) e non sottrae gli osservatori astronomici, ancorché dichiarati di interesse nazionale, dall’acquisizione delle autorizzazioni, comprese quelle ambientali, come peraltro avviene per tutte le opere strategiche».
Queste, dunque, sono le motivazioni che hanno spinto le associazioni alla diffida con atto del 13 gennaio 2024, smentendo così le notizie di stampa che periodicamente annunciano la definitiva approvazione del progetto dell’Osservatorio astronomico sulla Mufara e la prossima realizzazione dell’opera.
«Il fatto di aver dovuto fare ricorso ad una deroga con legge nazionale, ancorché parziale come quella prevista dall’art. 9 della legge 136/2023, conferma la correttezza della posizione assunta dalle associazioni in questi anni, e cioè che il progetto dell’Osservatorio sulla cima della Mufara non è realizzabile nei termini sinora ipotizzati».
La nota si conclude con la conferma, da parte di Cai Sicilia, Gre, Italia Nostra, Legambiente Sicilia, Lipu, Rangers d'Italia e Wwf, dell'intenzione di impugnare l’atto finale che dovesse autorizzare i lavori, anche per fare dichiarare l’incostituzionalità dell’art. 9 della legge 136/2023.
«Chiediamo ancora una volta di evitare di forzare procedure e di alimentare contenziosi, ma di perseguire invece le soluzioni alternative possibili proposte da mesi, a partire dalla ricerca di un sito alternativo (come Monte San Salvatore), e la contestuale modifica del progetto che prevede attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali per la ricerca scientifica».
Le parole del delegato all'ambiente Cai Mario Vaccarella
«Come associazioni di protezione ambientale manteniamo ferma la nostra posizione, coscienti che la procedura adottata non sia corretta nella forma, come espresso nelle diffide presentate, né tanto meno nel merito», afferma Mario Vaccarella, delegato all'ambiente del Club alpino italiano. «Il sito scelto, infatti, a nostro parere danneggia in modo irreparabile gli ecosistemi e la biodiversità di un'area - la parte iniziale della Cresta della Quacella - che fa parte del Geopark delle Madonie, incluso nella rete UNESCO. Geopark che tanto viene messo in evidenza quando si vuole ben presentare il Parco delle Madonie».