Verso le 20 del primo agosto il silenzio che circonda le montagne del Brenta viene spezzato dal rumore di massi in caduta libera.
Sono sulla terrazza dello Chalet Spinale, in località Madonna di Campiglio, a 2100 m di altitudine. Di fronte a me, solo le Dolomiti: Cima Sella, 2917 m, Cima Falkner, 2990 m, Cima Grostè, 2901 m. Giganti in pietra dolomia adagiati sulla terra, così alti da congiungersi con il cielo.
Durante la giornata si sono alternate tutte le condizioni meteo possibili: sole, pioggia, grandine, acqua mista a neve, vento. Dopo le 14 ha smesso di piovere ma il sole è tornato solo per le 19, illuminando il verde brillante della vegetazione e il grigio delle montagne circostanti.
Montagne del Brenta © Giulia ZaccardelliNessuno poteva aspettarsi che, in serata, uno dei colossi dolomitici si sarebbe risvegliato: si tratta della cima Falkner, interessata da alcuni crolli della sommità già dalla notte tra il 26 e il 27 luglio. Il corpo della montagna è avvolto nella polvere. In terrazza ci sono i miei colleghi di lavoro che condividono un binocolo, per vedere più da vicino il fenomeno che, almeno da un'oretta, sta interessando la montagna di fronte a noi.
Cima Falkner alle ore 20.12 © Giulia ZaccardelliCi sono massi che cadono lungo la parete frontale del monte, sollevando una grandissima quantità di polvere. Mi chiedo da dove vengano queste pietre, ma devo aspettare almeno un'ora per avere una risposta.
Dopo cena, verso le 21, mi riaffaccio sulla terrazza e sento ancora boati in lontananza: sembra che la montagna si stia sgretolando. Anche senza binocolo, riesco a distinguere chiaramente la cima che ha una forma diversa rispetto a quella di un'ora prima. Le manca letteralmente un pezzo. E intanto la nuvole di polvere aumenta.
Cima Falkner alle ore 21.11 © Giulia ZaccardelliSulle montagne di fronte, ci sono altri rifugi che potrebbero aver visto o sentito qualcosa e mi metto in contatto con loro, ma non ottengo nessuna informazione rilevante. Chi non ha visto, chi non ha sentito, chi ritiene siano normali scosse di assestamento, chi la prende con ironia, chi si preoccupa per i sentieri che verranno chiusi, chi per alcuni ospiti che hanno bisogno di un passaggio per tornare a casa.
Cima Falkner © Giulia ZaccardelliCima Falkner
Già nella notte tra sabato 26 e domenica 27 luglio, alle 2.36 precise, i grafici dei sismografi hanno registrato un distacco imponente della cima, cui sono seguiti, nei giorni successivi, altri piccoli crolli della parte sommitale. È successo tutto nel versante sud-ovest della cima: secondo le informazioni diffuse dall'ufficio stampa della regione Trentino, sarebbe crollata roccia per un volume di 36 mila metri cubi, mentre la massa totale potenzialmente instabile è di circa 700 mila metri cubi.
Per precauzione sono stati chiusi diversi sentieri: il 305 - la via ferrata delle Bocchette “Alfredo e Rodolfo Benini” - il 331 - dal sentiero che collega il rifugio Tuckett con il Grostè fino alla via ferrata delle Bocchette - il 315 - via ferrata Bruno Dallagiacoma - e il 316 - che collega il Tuckett con il Grostè. Questi ultimi hanno riaperto mercoledì 30 luglio perché dalle simulazioni del servizio geologico della provincia è emerso che eventuali distacchi non li interesserebbero. Il sindaco di Tre Ville, Matteo Leonardi, ha comunque posto l'obbligo di camminare lungo il tracciato dei sentieri.
Nei giorni precedenti all'ultimo distacco, il Servizio geologico, con il Nucleo droni del Corpo permanente dei Vigili del Fuoco di Trento, ha monitorato l'area per raccogliere altri elementi da studiare. Al momento, risulta un progressivo deterioramento della stabilità, aggravato anche dalla degradazione del permafrost.