Foto Piotr Drodz
I Piolets d'Or 2025. Foto Piotr Drodz
Il premio all'alpinismo femminile. Foto Piotr Drodz
Il premio all'alpinismo femminile. Foto Piotr Drodz
Il premio a Benjamin Vedrines. Foto Piotr Drodz
Il premio ad Ales Cesen. Foto Piotr Drodz
Il premio a Benjamin Vedrines. Foto Piotr DrodzÈ stata una grande festa della montagna e dell’alpinismo, in una dimensione sia internazionale, grazie alla partecipazione di alpinisti e giornalisti provenienti da diverse parti del mondo, che valligiana e locale, quella di San Martino di Castrozza, con la presenza, tra gli altri, delle Aquile diSan Martino, le storiche guide alpine.
L’edizione dei Piolets d’Or 2025, si è svolta per il secondo anno consecutivo nello scenario affascinante delle Dolomiti del Trentino, ed è culminata con la premiazione dell’11 dicembre, quando sul palco del Palazzetto dello Sport hanno sfilato davanti a trecento spettatori i protagonisti delle ascensioni più meritevoli del 2024 in una serata condotta da Luca Calvi, traduttore, e Christian Trommsdorff, organizzatore della kermesse alpinistica.
Il riconoscimento all'alpinismo di Benjamin Védrines
Il primo ad essere onorato dell’abbraccio del pubblico è stato il trentatreenne francese Benjamin Védrines, che ha ricevuto una menzione speciale per i suoi straordinari e originali risultati
conseguiti nelle Alpi. Il premio a Védrines è un hapax nella storia dei Piolets d’Or, ma i giurati hanno voluto premiare la multidisciplinarietà e creatività del protagonista nel suo approccio alle
montagne, che ha portato risultati straordinari e inediti ed è al tempo stesso gioioso e contemplativo, molto lontano dalle “lotte epiche” dell’alpinismo d’antan.
Védrines non ha dimenticato di citare i compagni che lo hanno seguito - “Se condividiamo diventiamo più forti e superiamo le nostre paure” ha sottolineato l’alpinista - primo tra tutti Léo Billon e ha riconosciuto, in relazione con gli alpinisti del passato, il sostanziale contributo dato dai materiali e dalla tecnologia ai suoi successi: “E siamo ancora molto lontani da ciò che possiamo ancora arrivare a fare". Steve House, che lo ha premiato, ha condiviso la sua visionarietà nel futuro.
Il premio all'alpinismo femminile
Subito dopo è stata la volta di due giovani alpiniste slovene, le trentenni Anja Petek e Patricija Verdev, autrici di una prima salita ad una cima inviolata, il Lalung I (6243m), nella regione dello
Zanskar, in Himalaya. La tedesca Ines Papert, componente della giuria, e la britannica Masha Gordon, hanno consegnato alle autrici la menzione speciale: “Avete fatto qualcosa di stupendo, aggiungendo una preziosa tessera al grande puzzle delle alpiniste”.
Un riconoscimento all’alpinismo femminile - il terzo nelle ultime edizioni dei Piolet d’Or - per una salita impegnativa di cinque giorni con 2000 metri di dislivello (M6+ AI5+), in parte ostacolata da nevicate (con un giorno e mezzo costrette in tenda, per questo la via si chiama Here comes the sun) e da un bivacco alla bella stella, a cui è seguita una discesa avventurosa lungo la cresta Ovest e il versante Nord con diverse calate in doppia: una traversata integrale in puro stile alpino in quella che era nata come una spedizione femminile a quattro, poi dimezzata e funestata, al campo base, dalle incursioni degli orsi. La foto scelta come sfondo delle premiazioni raffigurava proprio un tratto della loro ascensione sulla cresta Est.
I Piolets d'Or 2025. Foto Piotr Drodz
I Piolets d'Or 2025. Foto Piotr Drodz
Il premio alla carriera. Foto Piotr Drodz
Il premio alla carriera. Foto Piotr Drodz
I Piolets d'Or 2025. Foto Piotr Drodz
I Piolets d'Or 2025. Foto Piotr Drodz
I Piolets d'Or 2025. Foto Piotr Drodz
I Piolets d'Or 2025. Foto Piotr DrodzI Piolets d'Or 2025
Il primo dei tre premi “classici” è andato alla cordata di tre giovani americani tra i 28 e i 35 anni: August Franzen, Dane Steadman e Cody Winckler, autori di una salita in un luogo estremamente
selvaggio in Karakorum, sull’inviolato Yashkuk Sar (6,667m), in Pakistan. Anche loro hanno affrontato 2000 metri di dislivello, con difficoltà tecniche (AI5+ M6 A0) e bivacchi avventurosi su
precari funghi di neve e ghiaccio lungo la cresta di salita.
È stata una traversata integrale della montagna, cambiando itinerario dopo una grande valanga che ha spazzato l’avancorpo di parete che avrebbero voluto scalare: Tiger Lily Buttress il nome della via aperta. La discesa si è svolta sul versante opposto raggiungendo il ghiacciaio. Il team, alla sua prima esperienza condivisa oltreoceano (due dei componenti si sono incontrati per la prima volta direttamente in Pakistan) ha sottolineato la bellezza dell’incontro con la popolazione locale e il debito di riconoscenza verso alcuni alpinisti “mentori” che li hanno ispirati nella scelta del luogo. Tra questi Jack Tackle, che li ha premiati orgoglioso con queste parole: “Grazie per il vostro interesse verso il passato, ma voi siete il futuro”.
Straordinaria anche l’ascensione dello sloveno Aleš Česen e del britannico Tom Livingstone che hanno aperto Edge of Entropy, una via di 3000 metri di dislivello che raggiunge il Gasherbum III
(7952 m), un quasi Ottomila che può a tutti gli effetti essere considerato tale, lungo la cresta Ovest con discesa a Est per incrociare a 7400 metri la normale al Gasherbrum II.
La cima di questa montagna annovera pochi visitatori tra cui la vittoriosa prima salita di una spedizione polacca nel 1975 (con due donne tra cui Wanda Rutkiewicz), ripetuta solo nel 2004 da una cordata di baschi, un tentativo lungo la cresta Ovest nel 1985 da parte di una cordata britannica ritiratasi a 7700 metri (Česen e Livingstone hanno ritrovato una loro corda lungo il percorso) e un tentativo di Česen e Livingstone nel 2022, fallito per il forte vento. La cordata nel 2024 ha dovuto affrontare un tratto molto tecnico di arrampicata sopra i 7500 metri, con zaini pesanti e un bivacco all’aperto, sempre sopra i settemila: “Di quella notte non ricordo le stelle”, ha detto Česen, che era solo a ritirare il premio. “Ciò che ha fatto Aleš - ha sottolineato Lindsay Griffith, grande mente e memoria storica dei Piolets d’Or, che gli ha consegnato il premio - è grande per la salita ma anche per la discesa. Lui e Tom si sono portati a valle tutto senza
lasciare alcuna traccia del loro passaggio e questo li rende ancora più degni del premio”.
Era invece himalaiana un’altra montagna poco frequentata di quasi Settemila metri, il Kaqur Kangri (6,859m), in Nepal: la salita della cima era di 22 anni prima. Qui una cordata da due, che
inizialmente era un trio, quello degli americani Spencer Gray, Ryan Griffiths e Matt Zia, di età tra i 28 e i 40 anni, ha aperto una nuova via lungo la cresta Sud superando 1670m di dislivello in sette
giorni (5.10 A0 M7 WI5) e attraversando poi la montagna per scendere lungo la mai percorsa cresta Nord Ovest.
Gli americani prima di partire disponevano solamente di una foto della parte alta del versante Sud, ignorando l’attacco alla parete che hanno guadagnato con un trekking di otto giorni, ma con la certezza che la salita non avesse seracchi incombenti. Iniziata l’ascensione in tre, a 5800 metri il fornello ha smesso di funzionare e ha comportato una ritirata del trio fino al campo base, dove lo hanno sostituito, ripartendo per la salita soltanto in due.
Baciati da un tempo favorevole e affrontando un roccia spettacolare, hanno aperto un itinerario difficile ed elegante, traversando interamente la montagna in puro stile alpino. Sono stati elogiati per il loro alpinismo senza sponsor e senza coperture mediatiche, ma pare che Spencer scriva molto bene (sull’American Alpine Journal è uscito un suo racconto della salita). Spencer e Ryan sono stati
premiati da Victor Saunders.
Il premio alla carriera
La cerimonia si è conclusa con la consegna del premio alla carriera al russo Alexander Odintsov, (classe 1957) che proprio nel 2025 compie cinquant’anni di attività alpinistica straordinaria. Odintsov ha iniziato a compiere ascensioni nel più puro stile alpino ai tempi della cortina di ferro, quando l’alpinismo, come ha riferito, “era considerato uno sport”. Grande la sua ammirazione per gli alpinisti che hanno ricevuto lo stesso riconoscimento prima, tra cui Bonatti e Messner, che lui e gli altri alpinisti russi consideravano “come degli Dei”. Odintsov è stato premiato da Silvo Karo, piolet d’or alla carriera nel 2022.