Quanto vale economicamente il turismo montano? La risposta dal Rapporto Montagne Italia

Il Rapporto Montagne Italia realizzato da UNCEM, svela il valore economico e sociale del settore turistico montano e le sue disomogeneità, evidenziando il ruolo cruciale delle comunità locali.

Il turismo in quota, quanto vale in termini economici? Quanto incide sull’economia delle aree montane italiane? La risposta arriva dal Rapporto Montagne Italia, realizzato da Uncem nell'ambito del Progetto ITALIAE della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Affari regionali e per le Autonomie. Ed è, in linea generale, una risposta positiva, che deve però fungere da stimolo per una più ampia riflessione sulla attuale e futura gestione e promozione dei territori montani.

Secondo il Rapporto, il turismo vale il 6,7% del PIL delle montagne italiane. Un dato in linea con quello dell’intero Paese. Il 90% degli intervistati ha dichiarato di ritenere le aree montane italiane "un'importante attrattiva per i turisti". Per oltre il 50% potrebbero rappresentare un luogo in cui scegliere di vivere.

Dati che dimostrano quanto il turismo in quota rappresenti un fenomeno importante e in crescita, ma quanto? Come evidenziato dal Presidente Nazionale UNCEM, Marco Bussone, non al punto da poter parlare di overtourism della montagna.

“Possiamo piuttosto parlare di picchi in alcuni periodi dell'anno, di aumento di flussi in alcuni giorni e in poche aree. Ma non di overtourism, precisa il Presidente, aggiungendo che sia essenziale accompagnare nella maniera corretta lo sviluppo turistico in quota, fornendo alla platea di turisti in espansione, la corretta visione di un turismo che “c'è perché ci sono paesi e comunità”

Bisogna favorire nei turisti, l’acquisizione di una visione corretta della montagna, fatta di ambienti naturali e di comunità che vivono nei territori. Due elementi strettamente interconnessi tra loro.

“Uno dei limiti è non capire che nelle aree montane, più che nelle città e nelle coste, si va in sistemi complessi, ecologici e antropici – afferma Bussone - . E che le comunità dei paesi, che non sono borghi turistici, sono fondamentali. Accolgono e sono decisivi per il turismo stesso. Evitarli, pensare non ci siano, è assurdo e inopportuno. Chi sale non porti tutto da casa. Compri in valle, faccia vivere quei negozi e quei bar. Non chiediamo assistenzialismo, ma buon senso e incontro. Comunione con le comunità dei territori. Che sono la vita delle montagne stesse".

 

Una montagna turisticamente disomogenea

I dati presentati nel Rapporto Montagne Italia, fanno riferimento a 387 “Comunità Territoriali”, distribuite tra Alpi e Appennini, ovvero aree omogenee di Comuni che collaborano alla definizione di strategie e piani di sviluppo locale. 

 

Nella Tav. 7.6 del Rapporto, viene fornita una panoramica della occupazione turistica nelle diverse Comunità Territoriali, rappresentando per ciascuna il numero totale di occupati nel settore. Le Comunità con più occupati superano le 940 unità, ci sono all’altro estremo Comunità con meno di 70 occupati. La media si attesta a 650 occupati per singola Comunità Territoriale.

La Tavola 7.7 descrive l'indicatore più significativo, ossia l'incidenza percentuale del valore aggiunto generato dalla filiera turistica sul valore aggiunto totale di ciascuna Comunità, tenendo conto del complesso di attività che concorrono direttamente o indirettamente alla produzione dei servizi di accoglienza e di ospitalità. Il dato risultante, rappresenta un'ottima misura dell'importanza del turismo per l'economia locale. Nelle Comunità più turistiche, il settore contribuisce per l'11% o più al PIL locale. Nelle meno turistiche, il contributo scende a poco più dell'1%. La media nazionale, come anticipato, si attesta intorno al 6,7%.

Nella Tavola 7.8 viene riassunta l’offerta di posti letto, in termini di hotel e strutture extralberghiere (escludendo le seconde case private), rapportata alla popolazione. Nelle Comunità meglio dotate, ci sono più di 30 posti letto ogni 100 abitanti, mentre in quelle meno fornite si scende a meno di uno per abitante. La media è di 19,3 posti letto ogni 100 abitanti.

La Tavola 7.9 analizza le presenze turistiche, intese come pernottamenti su scala annuale, in strutture ricettive, sempre escludendo le seconde case. Le Comunità più popolari superano le 1.400 presenze ogni 100 abitanti. In quelle meno frequentate, si registrano meno di 24 presenze per abitante. La media è di circa 1.200 presenze ogni 100 abitanti.

La durata media del soggiorno (Tavola 7.10), indicatore ottenuto dividendo il numero di pernottamenti per quello degli arrivi, risulta essere pari a 3,1 giorni, con medie più elevate, pari a oltre 4 giorni, nelle zone in cui i turisti si fermano di più, e meno di 2 giorni laddove a prevalere siano i soggiorni brevi. 


Quali sono i territori più “turistici”?

Dal punto di vista della attrattività turistica, i dati mostrano un chiaro predominio delle aree montane del Nord Italia, con alcune eccezioni notevoli nel Mezzogiorno.

In termini di occupazione turistica, i territori che mostrano i valori maggiori si trovano in Alto Adige. Al primo posto c'è l'area di Villabassa, in Alta Pusteria, la zona del Lago di Braies, che vanta 12.849 occupati su 84.000 abitanti. Seguono altre due aree altoatesine, la comunità territoriale di Verano e Tires, e le Dolomiti Bellunesi. All'opposto, le aree con meno occupazione turistica si trovano nelle isole e nel Mezzogiorno: la Bassa Valle del Tirso (Sardegna), le Vette dei Nebrodi (Sicilia) e la Locride (Calabria).

Le Dolomiti sono in testa anche per l'incidenza del valore aggiunto turistico sul PIL locale. Le prime tre posizioni sono occupate da aree del Trentino: Trento (72%), Soraga di Fassa (62%) e Tires (59%). Tra le altre aree con numeri positivi si segnalano Tenno (Trentino) e l'Elimo Ericini (Sicilia). In ben 63 delle Comunità analizzate, questa incidenza è inferiore all'1%. I valori più bassi si registrano nel Monte Mauro (Molise), Gerrei (Sardegna), Krimisa (Calabria) e nella Bassa Valle del Tirso (Sardegna).

Per quanto riguarda l'offerta di posti letto per 100 abitanti, i numeri più elevati si trovano a Soraga di Fassa (Trentino-Alto Adige) con 254, seguita dall'area Walser Monte Rosa (Valle d'Aosta) con 239. Seguono l'Unione Montana del Baldo-Garda (Veneto) con 220, Spormaggiore (Trentino-Alto Adige) con 197 e l'area Valdigne-Mont-Blanc (Valle d'Aosta) con 170. Anche nel Mezzogiorno si distingue la Comunità Montana Lambro Mingardo (Campania).

Le aree con il maggior numero di presenze (pernottamenti) turistiche per abitante sono Soraga di Fassa (30.000), Spormaggiore (27.000), l'area del Baldo-Garda (19.000), Luserna (13.000) e Vermiglio (12.000).

L'Alto Maceratese nelle Marche si distingue invece per la durata media più alta dei soggiorni, con una media di 13 giorni. Seguono aree del Sud come il Versante Ionico, l'Area Grecanica e la Sila Greca (Calabria), e la Lambro e Mingardo (Campania), insieme a Terre di Castelli (Emilia-Romagna) e il Metauro (Marche).