Quela de l'orso, nuova via alla Pala del Boomerang

Matteo Rivadossi ha aperto un nuovo itinerario a carattere sportivo, che è andato a riprendere un vecchio tentativo di Gigi Pinamonte. "Difficoltà non estreme, ma le placche non sono mai banali"
Il "traverso azzurro" della terza lunghezza © FB Arrampicata in Val d'Adige

Matteo Rivadossi, con Cristina Oldrati e Paolo Amadio, tra maggio e giugno ha aperto alla parete del boomerang una nuova via di 9 tiri per 200 metri, chiamata Quela de l'orso (7b+ e A0 due passi, 6b+ obbligatorio, S2). 
Si tratta di un itinerario sportivo che corre tra le vie Va dove ti porta il cuore e È un mondo difficile e riprende un vecchio tentativo di Gigi Pinamonte intorno all'anno 2000. “Pensavo già di aprire una nuova via tra le altre due e quando sono andato a vedere ho trovato questi tre vecchi tiri. In realtà, dopo avere chiesto il permesso per lavorarci, non ho semplicemente proseguito – spiega Rivadossi- ma ho disegnato una via leggermente diversa in alcuni punti, perché quando era stata aperta la linea forzava alcuni passaggi in artificiale, mentre io mi sono mosso nell'ottica di seguire maggiormente le possibilità che incontravo. Generalmente riesco a farle in libera, ma qua c'erano un paio di passaggi davvero ostici, che avrebbero stravolto il grado. Io sul 7b ancora mi tengo, ma qua eravamo decisamente sopra. Per quanto riguarda la chiodatura, quasi tutte le mie vie sportive sono tracciate nell'ottica di sfruttare quanto più possibile ciò che la natura offre: se trovo un bel diedro o una fessura non lo chiodo, perché credo sia un peccato piantare degli spit vicino a una fessura, ma se si tratta solo di un passaggio...beh in quel caso lo spit lo metto, non ha senso che uno debba andare a scalare portandosi giusto un friend”.

Gli strapiombi della parte iniziale © FB Arrampicata in Val d'Adige
La placca della settima lunghezza © FB Arrampicata in Val d'Adige


Per ripetere Quela de l'orso bastano una dozzina di rinvii, le clessidre sono già attrezzate, ma in quanto alle capacità tecniche, la via richiede una certa tecnica. “All'inizio strapiomba tanto ma poi, mano a mano che si sale, le placche sono via via più appoggiate. Le difficoltà calano un poco, ma è un'arrampicata mai banale, sempre su roccia buona”. 
La discesa può avvenire in corda doppia sulla via, oppure per il sentiero Tomelleri che riporta alla base. “È la mia undicesima via in Val d'Adige, la Parete del Boomerang non è il Sas de Mesdì, ma questa è una via che valorizza quell'angolo di parete. La mia prima via in valle è del 2003, Proposta indecente alla Pala del Boral, dove tra l'altro c'è un'altra mia via Pandemenza, quella davvero meritevole. L'ultima che ho aperto prima di questa invece è alla Parete diTessari, si chiama Morgana. Tracciare è una passione, anche se si passa molto più tempo a pulire e disgaggiare, piuttosto che a scalare. Lo dico solo perché vedo che tanta gente si ricorda dei chiodatori solo per dire che la spittatura è lunga o che c'è un masso che si muove, ma ricordo che chi traccia ci mette soldi e denaro, oltre che la passione. C'è chi dice che è narcisismo puro, io trovo che sia qualcosa di generoso, perché tutti poi ne possono godere”.
La Val d'Adige è un sito d'arrampicata che non ha nulla da invidiare ad alcune delle più rinomate e frequentate mete, anche in zone limitrofe. La prima via sulla Parete del Boomerang risale al 1987, quando Silvio Campagnola, con Massimo Bursi e Davide Tomelleri, aprirono la via del 31 agosto. “Al tempo fu aperta con soli 7 chiodi, fu qualcosa di epico per l'epoca” conclude Rivadossi.

Lo schizzo della via © M. Rivadossi