La ricerca dell’armonia con la natura

Trentenne, socio del Cai Gavirate, “Fra Indi” esplora ambienti naturali nella stagione fredda, con la sua slitta e i suoi sei Siberian Husky. Dopo le Alpi, l’ultima spedizione l’ha portato per dodici giorni a nord del Circolo Polare Artico. «Qui ho davvero capito di essere una parte piccola, infinitesimale di un mondo più vasto»
Fra Indi, alias Francesco Raimondi, trentenne socio del Cai Gavirate, è un esploratore e ha conosciuto il mondo dei cani da slitta quasi per caso. «Anche se, come dico sempre, a mio parere il caso non esiste. Ho sempre amato frequentare la montagna e l’ambiente naturale e un giorno, mentre mi stavo godendo un panorama seduto sull’erba, ho pensato che sarebbe stato bello condividere con un cane le sensazioni che provavo quando stavo a stretto contatto con la natura». Era il 2015, e Francesco ha preso così Indi, una Siberian Husky: «Sono cani che amano scoprire spazi nuovi, per questo ho scelto questa razza». La conoscenza con un allevatore di cani da slitta e con un musher (ovvero un conduttore di slitte trainate dai cani), che partecipava alle gare da oltre trent’anni, hanno fatto il resto. «I cani sono diventati due, poi tre, ora sono ne ho sei. Dopo Indi, sono arrivati Adi, Tayen, Tulku, Dolly e Ciuk», racconta Raimondi.
Fra Indi
Fra Indi, alias Francesco Raimondi, con uno dei suoi Siberian Husky © Fra Indi

Spedizioni in solitaria e in autosufficienza

Dopo soli otto mesi dall’arrivo di Indi, Francesco ha dato vita al suo progetto, chiamandolo “The Project”, basato su spedizioni con i cani da slitta condotte in solitaria e in autosufficienza durante la stagione invernale.
«Le mie esplorazioni non si riducono a un fattore meramente geografico. La mia vuole essere un’esplorazione introspettiva per cercare l’armonia con la natura, conoscerla in termini fisici, certo, ma anche spirituali e filosofici. Tutto questo per entrare in contatto con gli aspetti del nostro essere che nei secoli abbiamo rimosso, ovvero quelli che rispettano i ritmi naturali, senza la velocità imposta dalla società in cui viviamo ogni giorno. Volevo godere delle piccole cose in grado di stupirci che la natura ci offre, vivendola in maniera anche corporea».
Fra Indi artico tenda
La tenda montata per la notte © Fra Indi

Il primo impatto con l’ambiente polare

Fra Indi negli ultimi anni ha compiuto tre esplorazioni sulle Alpi e ha raccontato le sue esperienze sia sul suo sito, sia durante conferenze e incontri con le scuole. Lo scorso febbraio è arrivata la quarta, questa volta nella Svezia settentrionale, oltre il Circolo Polare Artico, supportata dal Cai Gavirate. «L’ho chiamata “The Way”, e doveva essere una traversata di circa 460 km dal villaggio di Abisko (250 km a nord del Circolo Polare, n.d.r.) verso sud, ma il programma è subito saltato». Dopo due giorni, la slitta di Fra Indi ha avuto dei problemi, e l’esploratore lombardo è dovuto rientrare ad Abisko per le riparazioni.
«L’imprevisto ha completamente stravolto il programma iniziale, che per la prima volta avevo studiato tappa per tappa. Ma per me questo non ha rappresentato un fallimento. Oggi siamo ossessionati dalla performance, dal raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti, ma si tratta di cose che non appartengono alla mia indole. I nostri limiti vanno conosciuti e non necessariamente superati. In Svezia ho avuto la capacità di fermarmi, tornare indietro e ripartire con un altro spirito, adattandomi al contesto».
Fra Indi sosta
Sosta nelle terre artiche © Fra Indi

Un ambiente ai confini del mondo

E così “The Way” è diventata un’altra cosa: un’andata e ritorno nell’ambiente naturale artico durata dodici giorni, pernottando in tenda e «lasciando che fosse lo spazio in cui mi trovavo a indicarmi la direzione da prendere. È il luogo che mi deve dare immagini e sensazioni, conferme o smentite alle mie riflessioni. Del resto, le cose belle che accadono sono quelle che arrivano da sole, non quelle che programmiamo. “The Way” mi ha dimostrato che nella vita non sai mai cosa ci sia dietro l’angolo, quali gradini dovrai superare», racconta Fra Indi.
«“The Way” è stata la conoscenza, da parte mia e dei miei cani, di un ambiente ai confini di un mondo, dove gli spazi sono amplificati e la forza della natura è molto diversa da quella di casa nostra. Qui ho avuto una sensazione che sulle Alpi si fa fatica a provare: quella di essere una parte piccola, infinitesimale di un mondo più vasto».
Fra Indi artico bufera
Durante la bufera © Fra Indi

Il maltempo e il rapporto con i cani

In dodici giorni il sole è uscito una sola volta, il resto è stato vento, nebbia e neve.
«Il Circolo Polare Artico ha cambiato me, i miei cani e il nostro rapporto. Il vento e la neve delle Alpi sono un’altra cosa rispetto alle bufere artiche. Qui il vento ti sposta anche se sei sdraiato. Con i miei compagni a quattro zampe ho vissuto in simbiosi un’esperienza nuova, in un contesto che nessuno di noi aveva mai sperimentato. I cani, come le altre volte, mi hanno consentito di vedere certe sfumature dei luoghi che non avrei notato se non fossero stati con me. Loro percepiscono, sentono, vedono. Durante la bufera © Fra Indi sono stato il più possibile vicino a loro, disteso nel sacco a pelo, per far sentire la mia presenza, per confortarci a vicenda».
Dopo quindici ore di sosta causate dalla bufera, Fra Indi ha deciso di tornare indietro. «L’abbiamo presa insieme questa decisione, io e i miei cani: dovevamo abbassarci di quota. La visibilità era praticamente nulla, io non vedevo il cane di testa, ma lui “sentiva” la traccia percorsa all’andata, anche se naturalmente era sparita alla vista. E io mi sono fidato». Negli incontri con le scuole i bambini chiedono a Francesco se lui ha paura quando si trova in situazioni come quella appena descritta. «Io rispondo sempre: certo che ho paura, in Svezia ho anche pianto. La paura è una cosa normale e importante, necessaria all’essere umano, anche se viene bistrattata nella nostra società. La paura infatti rende vigili. Non deve però sfociare nel panico, perché così si diventa inconcludenti».
Fra Indi artico nebbia
In marcia nella nebbia © Fra Indi

La solidarietà e la vicinanza della popolazione locale

Fra Indi compie le sue esplorazioni in solitaria, solo con i suoi cani, ma per lui una parte importante la rivestono anche gli incontri con le popolazioni locali.
«In Svezia gli abitanti di Abisko sono stati fondamentali. Non sono persone “fredde” come crediamo siano le popolazioni nordiche. Le difficoltà imposte dall’ambiente in cui vivono rendono indispensabile la disponibilità, il rapporto con gli altri e l’aiuto reciproco. Queste persone si sono mostrate molto solidali: mi hanno dato una mano per riparare la slitta e mi hanno prestato una pelle di renna da tenere sotto il sacco a pelo per il freddo. Si è rivelata utilissima. Quando sono tornato mi hanno detto che mi avevano pensato molto durante i lunghi giorni di maltempo. “Con un clima migliore non avresti potuto conoscere la vera natura di questi luoghi”, mi hanno confidato. Questi incontri arricchiscono le mie esplorazioni, sono fondamentali per le mie esperienze».