Selfie in vetta per Martin e Simon © FB Martin SiebererMartin Sieberer ha pubblicato un lungo report sulla salita invernale alla Sagwandspitze (3122 metri) lungo la Schiefer Riss (fessura dell'ardesia), effettuata insieme a Simon Gietl a fine febbraio. Il racconto dell'avventura - dedicata a Martin Feistl- permette di conoscere meglio una via dall'ingaggio importante, salita in invernale nel 2013 da Hansjörg Auer, David Lama e Peter Ortner nel Tirolo austriaco. "La Schiefer Riss sulla Sagwandspitze, nella valle di Vals, è una di quelle vie che ti lasciano incredulo di come sia stato possibile scalare questa parete nel 1947. Hias Rebitsch e Roland Berger raggiunsero questo traguardo che aspettò circa 30 anni per essere ripetuto. Diversi alpinisti di alto livello tentarono la via, e quando una frana di grandi dimensioni si verificò nella sezione centrale della parete, colpendo due tiri della via, fu considerata impossibile per lungo tempo. Solo nel 1976 ci furono alcune ripetizioni della via, finché la prima salita invernale nel 2013 attirò l'attenzione. Il forte trio formato da David Lama, Hansjörg Auer e Peter Ortner ha completato il tour in due giorni, vivendo una delle scalate più avventurose della loro storia. Hanno dovuto bivaccare seduti a -22 gradi, ma sono comunque riusciti a completare la salita il giorno successivo. Una impresa incredibile".
La linea di salita © FB Martin SiebererLa fascinazione di Martin per la Valsertal parte da lontano, durante la salita allo spigolo nord di Fusstein. "L'intero fianco destro alla fine della valle, attorno allo Schrammacher, alla Sagwandspitze e all'Hohe Kirche, assomiglia a una parete insormontabile, solcata da poche cenge, pilastri e fessure. La fessura più evidente attraversa il pilastro del Sagzahn. Una parete liscia, alta 800 metri, senza cenge, senza punti di appoggio e praticamente senza possibilità di bivacco. Solo una fessura inconfondibile attraversa la parete quasi verticale, offrendo quindi teoricamente una possibilità di salita e affascinando gli alpinisti più ambiziosi. Fin da quando ho ammirato per la prima volta il panorama dal Rifugio Geraer, questa via mi ha colpito. L'ho studiata, ho letto le loro storie e ho cercato di mettermi nei panni dei primi scalatori: come era allora? Una mia scalata era una prospettiva lontana. Tuttavia, potevo sognarla".
Quando Sieberer ha conosciuto Feistl, non ha avuto abbastanza tempo per condividere le salite che avrebbe voluto, così come Gietl, che con Feistl avrebbe desiderato salire proprio la Schiefer Riss. Martin aveva provato la via con la fidanzata Amelie, ma il tentativo non era andato a buon fine e successivamente la stagione non aveva permesso di ritornare. La tragica scomparsa di Feistl ha posto fine alle speranze di una salita con gli amici, che però sono riusciti a tornare durante questo inverno. "Doveva essere un primo tentativo, giusto per vedere e prendere confidenza con la parete. All'inizio, sembra difficile trovare il punto di partenza giusto. Abbiamo seguito i consigli dei primi salitori, le informazioni di Martin e Amelie e il nostro istinto per la via giusta. Abbiamo diviso le salite da capocordata a blocchi, così uno di noi poteva sempre riposarsi un po', anche se sulla maggior parte dei tiri anche il secondo non poteva cadere. Abbiamo raggiunto il bivacco di Martin prima del buio".
Martin durante la ripetizione in invernale © FB Martin SiebererA quel punto i due alpinisti erano circa a metà via e la decisione di portarsi una tenda da parete è risultata determinante per un buon recupero e per ripararsi dalla neve notturna. "Fortunatamente, sulla parete era rimasta poca neve caduta durante la notte, quindi, dopo una veloce colazione, siamo potuti partire subito". Martin ha salito da capocordata i primi nuovi tiri di giornata, difficili e delicati. "Una caduta lì non era proprio un'opzione, e il leggero manto nevoso non facilitava la salita. Quella era la zona in cui Martin e Amelie erano tornati indietro due anni fa. Con pazienza e sensibilità, ho superato questo tratto e finalmente ho raggiunto la fessura verticale che portava all'uscita. Simon ha ripreso il comando e abbiamo guadagnato quota attraverso il terreno ripido e a camino".
I due si sono alternati nel tratto successivo, fino ai nevai che li hanno portati alla cresta sommitale. "Eravamo felicissimi. Avevamo pensato molto a Martin negli ultimi due giorni prima di attaccare, quindi era da qualche parte con noi. Un'avventura emozionante che ha anche unito me e Simon, e un'incredibile prima esperienza. Chissà cos'altro ci aspetta? Grazie per l'attenzione, Martin".