Effetto specchio del Salar de Uyuni - Foto di Yolanda Jost da Pixabay
Effetto specchio del Salar - Foto di Xavier Turpain da Pixabay
Il Salar de Uyuni "asciutto" - Foto di Maik da Pixabay
Effetto specchio del Salar - Foto di Stefano Vignudelli
Effetto specchio del Salar - Foto di otsuka88 da Pixabay
Cicloturisti sul Salar - Foto di Francesco Bovolin da PixabayNel cuore delle Ande boliviane, si cela quella che è considerata l’ottava meraviglia naturale del mondo. Un luogo che offre, a chi percorra l’altopiano boliviano, la sensazione di trovarsi improvvisamente su un altro Pianeta. È il Salar de Uyuni, una immensa distesa salata, che si estende per circa 10.000 chilometri quadrati a una quota di 3.600 metri.
Questa icona paesaggistica, che attira visitatori da ogni angolo del globo, rappresenta ciò che resta di un antico lago preistorico, e la sua spessa crosta di sale, contiene la più grande riserva mondiale di litio. A rendere ancora più speciale il paesaggio lunare offerto dal Salar, è la sua capacità di “trasformarsi” in uno specchio, in particolare durante la stagione delle piogge (da dicembre ad aprile), quando la formazione di un sottile strato di acqua sulla superficie del deserto di sale, determina un effetto riflettente, così ampio da confondere i sensi umani. L’orizzonte tra cielo e terra si annulla, la realtà si fa sogno.
Ma come funziona il Salar? Come fa a diventare uno specchio perfetto se l'acqua che ricopre la superficie salata non va incontro a congelamento ed è pertanto mobile? Quella che può apparire come una ingenua curiosità, rappresenta una domanda che la scienza stessa si è posta. E di recente, un team di ricerca internazionale che ha visto la partecipazione di scienziati italiani, in particolare l'Istituto di biofisica (Cnr-Ibf) e l'Istituto di scienze polari (Cnr-Isp) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è riuscito a fornire una risposta dettagliata al quesito.
I meccanismi alla base dell’effetto a specchio del Salar sono stati descritti in un articolo, pubblicato ulla rivista Communication Earth & Environment del gruppo Nature. Cerchiamo di comprendere insieme cosa ci dice la fisica.
Il mistero del Salar de Uyuni, lo specchio delle Ande
Per alcuni mesi dell'anno, il Salar de Uyuni appare come uno specchio perfetto, in grado di riflettere ogni elemento presente nel cielo. Chi abbia avuto la fortuna di osservarlo in notturna, con la Via Lattea perfettamente riflessa sulla sua superficie, racconta di aver provato la sensazione di camminare nello Spazio.
Per comprendere le basi scientifiche del fenomeno, i ricercatori hanno combinato dati acquisiti da satellite, nell’ambito del programma europeo di osservazione della Terra “Copernicus” e dati acquisiti “sul posto”, tramite una campagna di misurazioni mai svolta prima. Obiettivo di tale analisi in situ è stato, nello specifico, verificare come e quanto la superficie dell’acqua del Salar si muova, in verticale e in orizzontale. A tale scopo sono state utilizzate delle palline leggere e colorate, il cui movimento è stato seguito attraverso droni, fotocamere e tecniche di telegrammetria.
Sebbene l’antico lago appaia come uno specchio, la sua superficie non è infatti costituita da ghiaccio ma da acqua, molto salata. Non si tratta dunque di uno strato solido e immutevole, sebbene anche ai radar altimetri satellitari la superficie del Salar appaia liscia, come se fosse immobile. Come sottolineato da Francesco De Biasio (Cnr-Isp), uno dei ricercatori italiani coinvolti nello studio, “la levigatezza della superficie dell'acqua è caratterizzata da una evoluzione sia spaziale che temporale”.
I ricercatori hanno cercato di scendere quanto più nel dettaglio, per comprendere come sia possibile che uno strato di acqua, tra l’altro esposto ai venti che soffiano sull’altopiano, resti apparentemente liscio, senza increspature. E ancora se l’effetto specchio presenti o meno variazioni durante l’anno.
Partendo dai dati forniti da satellite, è stato rilevato che, sulla superficie dell'antico lago, si creino delle onde estremamente contenute, alte non più di mezzo millimetro (difficile anche da immaginare). Il dato è stato verificato mediante misurazioni in situ, organizzando una spedizione sincrona al passaggio del satellite, il 20 febbraio 2024, alle ore 10:17, in un punto preciso del Salar.
Una impresa non facile, che ha richiesto grande impegno nella logistica, per assicurare l’arrivo dei ricercatori nel luogo dell’appuntamento con il satellite, senza errori geografici e tempistici. Una delle difficoltà principali da affrontare è stata rappresentata dal viaggiare con un mezzo a motore nel centro di un deserto di sale ricoperto di acqua, con grandi rischi sia per il mezzo che per la strumentazione, legati all’elevato grado di salinità.
Come dettagliato da De Biasio, “sono state condotte misure di temperatura, anemometriche e di ottica geometrica, mentre altri strumenti e un drone misuravano profondità, salinità e movimento dell’acqua”.
La scoperta più sorprendente è stata lo spessore estremamente ridotto dello strato d'acqua: nel sito di campagna sono stati misurati appena 1.8 centimetri, a fronte dei 30 cm attesi, sulla base di quanto riportato da più fonti. Questa profondità, eccezionalmente esigua, rende quasi impossibile la formazione di onde, in grado di disperdere la luce naturale e gli impulsi dei satelliti.
È inoltre stata notata la presenza di fiocchi di sale galleggianti sulla superficie liquida. Secondo i ricercatori, questi minuscoli cristalli potrebbero agire come tensioattivi naturali, smorzando efficacemente le leggere increspature generate dal vento e mantenendo così la superficie eccezionalmente levigata. Le riprese fotogrammetriche realizzate con i droni hanno confermato che la riflessione della luce solare sia quasi ideale.
Lo studio ha anche delineato la variabilità temporale del fenomeno: la specularità raggiunge il suo massimo tra fine gennaio e inizio marzo, periodo in cui i visitatori hanno la maggiore probabilità di assistere allo spettacolo. L'effetto si riduce quasi del tutto da aprile a novembre, confermando lo stretto legame con l'andamento delle piogge e le oscillazioni climatiche locali.