una corda tagliata su uno spigolo vivo © UIAALa corda è un elemento fondamentale del sistema di protezione in arrampicata. Se si rompe, la caduta può avere effetti disastrosi, eppure i rischi legati al deterioramento o a un uso improprio sono un tema tutt’altro che risolto. L’UIAA e la Federazione norvegese di arrampicata hanno pubblicato un documento sugli spigoli vivi e i tagli delle corde che perciò risulta particolarmente interessante. L'articolo esamina i rischi associati alla rottura delle corde: vengono descritti i fattori che contribuiscono alla rottura, forniti dati storici sugli incidenti e raccomandazioni per gli scalatori e i tracciatori su come attenuare questi rischi.
In particolare il documento illustra i requisiti per le corde da arrampicata, cosa succede quando le corde si rompono e riporta anche una serie di casi a supporto delle evidenze teoriche. Lo studio sottolinea l'importanza della consapevolezza, di una attenta pianificazione degli itinerari e di tecniche di arrampicata adeguate per prevenire gli incidenti.
Per prima cosa l'articolo ricorda come le corde destinate all'arrampicata debbano garantire le necessarie capacità di allungamento e dinamica in caso di caduta. Tuttavia, non ci sono requisiti univoci riguardanti la capacità della fune di resistere al taglio su spigoli vivi e la prima problematica riguarda proprio la definizione di spigolo vivo. Quanto può essere tagliente, piuttosto che smussato? L'impossibilità di determinare un valore di riferimento ha portato perciò all'eliminazione del test su bordo tagliente per l'UIAA. Nell'articolo, qui non riproducibile e che si consiglia di consultare per una più precisa conoscenza dell'argomento, si entra nel dettaglio della questione con dovizia di riferimenti storici. Come riferimento di base viene definito un bordo tagliente un qualunque angolo più appuntito rispetto a quello di un moschettone. Il valore viene definito conservativo dallo stesso articolo.
Rocce particolarmente affilate richiedono cautele particolari in progressione © UIAATra il 1969 e il 2018, vale a dire in un intervallo di mezzo secolo - in cui tra l'altro i materiali sono cambiati parecchio- il Deutscher Alpenverein ha raccolto una casistica di 53 rotture complessive. Aggiungendo i dati dell'American Alpine Journal e altre fonti, si arriva a 128 casi. Nel 48% di questi casi, un oggetto tagliente è stato indicata come la causa della rottura. La caduta massi è risultata determinante solo nel 12% del totale dei casi, il contatto con sostanze chimiche per il 9%.
Ovviamente, maggiore è la tensione della corda, più grande è la forza esercitata dal bordo tagliente sulla corda stessa. Un dato interessante, che invece si rileva dall'articolo, è che esperimenti svolti presso Edelrid dimostrano come aumentando il carico della fune da 80 kg a 160 kg, si riduce la distanza di scorrimento fino a un quarto, prima che avvenga un taglio. Aumentare il diametro della corda sembra avere qualche effetto sulla distanza di scorrimento prima che si verifichi il taglio, ma il diametro della corda è molto meno importante rispetto al carico della fune.
L'articolo pone poi attenzione sullo stato di salute dei moschettoni: se consumati, possono diventare pericolosi, anche se a un esame tattile non vengono rilevati bordi appuntiti. Il database degli incidenti su ulykkesdatabasen.no riporta 17 casi di tagli completi delle corde: il carico su oggetti taglienti (come moschettoni o discensori vari) riguarda ben 5 incidenti, la metà rispetto a quelli dovuti a caduta di massi.
Il lavoro svolto dalla UIAA e dalla Federazione norvegese di arrampicata passa quindi in esame i casi specifici, a cui rimandiamo per una informazione il più possibile completa.