
Dalla tela di Leonardo Da Vinci – La dama con l'ermellino – passando per le toghe rosse dei giudici della Cassazione, fino alla Valle Gesso, in Piemonte: dal 1° al 5 settembre sarà possibile osservare e studiare da vicino l'ermellino e altri animali mesocarnivori che abitano le Aree protette delle Alpi Marittime. La summer school è organizzata da GriMeC, il Gruppo Ricerca MesoCarnivori, gruppo specialistico dell'Associazione Teriologica Italiana – ATIT.
Il programma
Il programma della summer school prevede l'apprendimento delle tecniche di studio dei mesocarnivori, ossia quegli animali di piccole e medie dimensioni che si nutrono principalmente di carne, ma anche di insetti, funghi, frutta e altri vegetali.
Si imparerà il fototrappolaggio attraverso la mostela, una box con una fototrappola che riprende un tubo aperto frontalmente, attrattivi e altre tecniche avanzate; tecniche di trappolamento e cattura; di manipolazione e anestesia; telemateria – misura e trasmissione dati a distanza – con prove pratiche con collari VHF e GPS. L'esperienza prevede di trascorrere una notte in un rifugio in alta quota.
Le lezioni saranno tenute da ricercatori del Max Plank Institute di Costanza, esperti del GriMeC e personale delle aree protette.
La Summer School è organizzata in collaborazione con le Aree Protette Alpi Marittime, la Fondazione Ethoikos ed Ermlin Project, il progetto di dottorato sugli ermellini delle Alpi di Marco Granata presso l'università di Torino.
Chi sono gli ermellini
Gli ermellini sono piccoli mammiferi carnivori della famiglia dei Mustelidi. Sono lunghi dai 20 ai 30 cm, con una coda che va dagli 8 ai 12 cm. Abitano nei boschi e in altri ambienti in cui ci sono siepi, erba alta, sottobosco, praterie e brughiere. In Italia sono presenti nell'arco alpino, nel resto dell'Europa vivono anche in pianura.

Una delle loro caratteristiche è il mimetismo: il colore del pelo cambia a seconda delle stagioni. D'estate l'ermellino ha un manto fulvo nella parte superiore e bianco in quella inferiore; d'inverno diventa completamente bianco, per mimetizzarsi con la neve. L'unica costante è la punta della coda, sempre nera, che ha una funzione termoregolatrice per le estremità del corpo.
In Italia, dal 1977, l'ermellino è una specie protetta, ma è stato cacciato per anni per la sua pelliccia considerata molto pregiata. Ancora oggi questa pelliccia bianca e nera si trova sulle toghe rosse che indossano i giudici della Corte di Cassazione – chiamati anche “Ermellini”.
Perché è importante studiare gli ermellini
L'ermellino è un carnivoro, un predatore agile e scattante, grazie alle dimensioni del suo corpo. Si nutre di roditori, uccelli e invertebrati e ha un olfatto molto raffinato per la caccia.
Nello "Studio sull'ecologia dell'ermellino", finanziato dal Parco Naturale Adamello Brenda, si è evidenziata l'elevata plasticità ecologica dell'animale, che gli permette di colonizzare ambienti diversi tra di loro, trovando in ciascuno una preda di cui nutrirsi. È specializzato nella cattura dei roditori fossori, che vivono sotto terra: nell'Europa centro-settentrionale si nutre di arvicola terrestris – arvicola terrestre – mentre in Italia, sulle Alpi, di chionomys nivalis – arvicola delle nevi. Lo studio degli ermellini può aiutare a comprendere le dinamiche della predazione in alta quota e le modalità di adattamento ad ecosistemi diversi.
Inoltre, secondo l'osservazione condotta dal Parco Naturale del Gran Paradiso, ci sarebbe una correlazione tra ermellini e cambiamento climatico che potrebbe mettere a rischio la loro sopravvivenza. La mancata coincidenza tra il cambiamento del colore del pelo e la stagione delle nevi ha come conseguenza una maggiore visibilità per l'animale e quindi una maggiore esposizione agli attacchi dei suoi predatori, nonché la difficoltà di trovare cibo e nutrirsi.