Un frame dal film "Le otto montagne" tratto dal romanzo di Paolo Cognetti
Luca Ventrella si gode il sole durante la costruzione della sua baita. Dal canale Youtube "LucaVentrellaOurdoors".
Tommaso D'Errico nell'intimità della sua baita. Dal blog “Il ritmo delle stagioni”.Non più solo statistica, ma fatti concreti: negli ultimi tre anni quasi centomila persone hanno deciso di fare le valigie e risalire verso la montagna. Il dato diffuso dall’UNCEM, l’Unione dei Comuni Montani, nel Rapporto montagne Italia 2025 diffuso lo scorso giugno, certifica un trend che chi osserva i fenomeni abitativi vede in atto da tempo, per quanto ci siano molte differenze da zona a zona. I motivi sono anche semplici da comprendere, tanto più dopo che il Covid li ha portati a una consapevolezza nuova: la fuga dalla città, la ricerca di spazi meno congestionati, il bisogno di un’altra qualità della vita sono le ragioni naturali quanto ovvie che stanno dietro alla scelta di abbandonare i grandi centri urbani, sempre meno capaci di rispondere ai bisogni “umani” in senso stretto.
Dietro ai numeri ci sono scelte individuali, spesso radicali, che intrecciano desiderio e necessità: chi torna nel paese dei nonni, chi prova a inventarsi un lavoro in quota, chi cerca silenzio, chi semplicemente non ne può più di vivere schiacciato dall’asfalto. A raccontare queste storie ci hanno pensato, meglio di molti report ufficiali, scrittori e scrittrici che hanno fatto della montagna non solo una bella ambientazione, ma un laboratorio di modalità alternative di esistenza.
La letteratura insomma ha documentato questi bisogni e queste scelte molto prima che il fenomeno si ponesse all’attenzione dell’opinione pubblica: senza tornare a Walden di Thoreau, Le otto montagne di Paolo Cognetti usciva nel 2016 e nel suo nucleo già conteneva riflessioni destinate a esplodere di lì a breve, anzi, dando loro una dignità nei pensieri di molti prima non così diffusa. E sta forse anche in questo una delle chiavi del grandissimo successo che ha avuto il romanzo, imperniato sul rapporto fra due ragazzi che simboleggiano proprio i due punti di vista diventati oggi così evidenti nel sentire comune: Bruno, il montanaro originario, e Pietro, il cittadino affascinato dalla montagna. Si esprimeva nel loro rapporto la tensione della città verso la montagna intesa come luogo dove tornare a vivere a contatto nella natura, ma ben si evinceva anche quanto chi è abituato a vivere in città non abbia idea di cosa significhi vivere in montagna. Che non è solo un “posto bello” capace di appagare lo sguardo, ma un luogo dove la natura si manifesta con durezza inusuale e dove i servizi non ci sono o sono pochissimi. Il motivo principale per cui le aree interne vengono abbandonate.
La scelta della montagna è insomma più complessa di quanto possa sembrare. Da una parte la città: servizi, frenesia, rumore; dall’altra la montagna: solitudine, lentezza, imprevisti. Non è una fuga romantica, ma un confronto con ritmi e vincoli nuovi. La letteratura recente offre lo sguardo più profondo su questo fenomeno, raccontando storie concrete e tensioni esistenziali che i numeri da soli non dicono. Senza dimenticare anche le storie di alcuni librai: mollo tutto e cambio vita e in più apro una libreria, se non è follia questa… Eppure, abbiamo appreso diverse storie di questo genere, come quella di Cornelia Bonardi, trentenne milanese che nel 2024 ha aperto una libreria a Macugnaga, nel VCO, dove si era trasferita 10 anni fa. Vicino a Verbania, in un vecchio alpeggio, Marco Tosi ha aperto nel 2023 la libreria Alpe Colle: Tosi se non altro era già della zona, ma la scommessa non è da meno.
Cambio vita e vado in montagna
Tornando ai libri, l’ultimo arrivato del genere “cambio vita” è il romanzo di Luca Ventrella, Nel silenzio della baita (pp. 192, 18,90 euro, Sperling & Kupfer 2025): dall’autore del canale Youtube e Instagram #LucaVentrellaOutdoors la testimonianza diretta di chi ha lasciato la città per una baita isolata tra le montagne della Val d’Ossola (ancora il VCO, sarà che è vicino a Milano che, a dispetto del primo posto nella classifica sulla qualità della vita, mantiene importanti criticità ambientali e sociali). Racconta il ritmo lento della vita in quota, le sfide quotidiane dei lavori manuali, la gestione della solitudine e la magia dei paesaggi alpini, con un impianto narrativo di fantasia che non ti aspetti. La montagna non è solo rifugio, ma spazio di introspezione e auto-costruzione di una nuova routine. Ogni giornata è un equilibrio tra libertà, fatica e contatto diretto con la natura, offrendo un esempio autentico di chi ricomincia “dal basso”.
Anche Tommaso D’Errico ha fatto una scelta analoga, nel 2018: grafico e webdesigner romano, ha mollato tutto per vivere in alta Valle Maira. Dal suo blog “Al ritmo delle stagioni” è nato il libro Un anno di vita in montagna, scritto con Alessia Battistoni, autopubblicato (per rimanere coerente con lo stile di vita scelto) e forte oggi di oltre 15.000 copie vendute in sette edizioni, come dichiara lui sul blog. D’Errico non si è accontentato di sperimentare uno stile di vita diverso, ma ci si è immerso dentro, ha studiato la fauna selvatica e riscoperto le tradizioni contadine, interessandosi del problema dello spopolamento. Ne sono nati altri due libri: Montanari 2.0. Storie di sognatori con i piedi per terra (autopubblicato, 2023), frutto di un viaggio nelle aree interne degli Appennini (quelle che si popolano Solo d’estate, come racconta il romanzo di Emiliano Cribari), e Io non ho paura del lupo (pp. 304, 18 euro, People 2025), sul ritorno del grande carnivoro su Alpi e Appennini.
Montanari per scelta
Fra i montanari per scelta si annovera anche Luca Mercalli: il noto meteorologo che ha dedicato tutta la vita a studiare i cambiamenti climatici non ha voluto aspettare di trovarsi nella necessità oggettiva di dover cambiare aria e nel libro Salire in montagna (pp. 208, 17,50 euro, Einaudi 2020) ha raccontato per quale motivo ha deciso di impegnarsi nella ristrutturazione di una sperduta baita delle Alpi Cozie. Una delle Migrazioni verticali che Andrea Membretti, Filippo Barbera e Gianni Tartari hanno preconizzato nell’omonimo volume a loro cura uscito nel 2024 con Donzelli per la collana dell’associazione “Riabitare l’Italia”, che si occupa proprio di questi temi.
Fra realtà e fantasia, lo spazio letterario che più lo definisce, anche Franco Faggiani aveva narrato un cambio di vita dalla città alla montagna. In La manutenzione dei sensi (pp. 250, 16 euro, Fazi 2018) racconta la vita in montagna senza cadere nell’idillio, anche perché il tema di fondo non lo avrebbe permesso: Leonardo Guerrieri, vedovo cinquantenne, un passato brillante e un futuro alla deriva, incrocia il suo destino con quello di Martino Rochard, il ragazzino che gli viene dato in affido, a cui da adolescente viene diagnosticata la Sindrome di Asperger. Per salvare entrambi, in realtà, Leonardo decide di lasciare Milano e trasferirsi sulle Alpi, dove riscopre un modo di abitare il mondo più semplice, sebbene non più facile. Non c’è bisogno di fuga in questa storia, ma il tentativo di ricostruire un equilibrio, un paradigma che accomuna ormai moltissime persone, oggi.