"Special Delivery" di Bidyut Kalita
"Ice Edge Journey" di Bertie Gregory
"No Place Like Home" di Emmanuel Tardy
"Toxic Tip" di Lakshitha KarunarathnaTorna per la sessantunesima edizione del Wildlife Photographer of the Year, il celebre concorso del Natural History Museum di Londra che quest’anno ha raggiunto un nuovo record: ben 60.636 fotografie presentate da tutto il mondo, il numero più alto mai registrato.
A giudicarle una giuria internazionale, composta da esperti di fotografia, cinema, scienza e conservazione ambientale, che ha selezionato i 100 scatti più creativi, originali e tecnicamente validi. Alcuni di questi sono già stati svelati in anteprima e raccontatno la capacità di unire l’arte visiva al vero scopo di conservazione. Tra i più coinvolgenti e significativi:
Leone e cobra a confronto, immortalato da Gabriella Comi in Tanzania, cattura l’impatto visivo di due forme di vita nella savana, in uno scontro silenzioso e carico di tensione.
Un gruppo di pinguini imperatori mentre affronta un salto di 15 metri dall’iceberg al mare, fotografato da Bertie Gregory, simbolo della lotta per la sopravvivenza in Antartide e dell’impatto dei cambiamenti climatici.
Elefante tra i rifiuti in Sri Lanka, catturato da Lakshitha Karunarathna, una delle fotografie più drammatiche della selezione: un pachiderma costretto a cercare cibo nelle discariche, vittima della plastica.
Una vespa vasaia che trasporta un bruco, di Bidyut Kalita, ritratto minuzioso di intraprendenza e cura naturalistica all’interno di un microcosmo vivo.
Una bradipo che abbraccia un palo di recinzione, opera di Emmanuel Tardy, che denuncia la frammentazione dell’habitat in Costa Rica: gli animali, privati dei propri ambienti, sono costretti a rifugiarsi in strutture artificiali.
Queste immagini fanno da preludio alla mostra che aprirà al pubblico a partire da 17 ottobre 2025, alla sede londinese del Natural History Museum, fino al 12 luglio 2026, offrendo uno sguardo emozionante sulle sfide ambientali del nostro Pianeta.
Arte al servizio della scienza
Oltre alla bellezza visiva, l’esposizione sarà affiancata dal Biodiversity Intactness Index (BII), uno strumento sviluppato dal museo per misurare la percentuale di biodiversità rimasta in un’area, ora impiegato a livello internazionale come indicatore ufficiale. Kathy Moran, presidente della giuria, l’ha definito “una piattaforma potente e commovente per mostrare il nostro rapporto con la natura”, mentre il direttore Doug Gurr l’ha celebrata come la più completa di sempre, grazie alla fusione tra "arte straordinaria e scienza d'avanguardia".