Dal gruppo del Sella le parole di amore per la montagna della dodicenne Martina

La ragazza ha scritto un bellissimo racconto dopo la due giorni con il Cai Novellara: «mi sono sentita come una marmotta sentinella che a intervalli più o meno regolari sbuca fuori per controllare che non ci siano predatori in arrivo»
C'era anche la dodicenne Martina Olivi tra i partecipanti all'escursione nel cuore del gruppo del Sella organizzata dalla Sottosezione Cai di Novellara l'11 e il 12 luglio scorsi. Con lei mamma Maela, papà Alessandro e il cagnolino-mascotte Potter. La ragazza ha scritto un racconto sul “diario di bordo” che sempre accompagna le iniziative del Cai Novellara. Un testo che la Sottosezione reputa
«bellissimo, che fa bene a chi lo legge, dà importanza ai particolari, mette in evidenzia forti emozioni e diverte».
Cai Novellara Gruppo Sella
Foto di gruppo dei partecipanti alle due giorni del Cai Novellara

Le parole di Martina

«10 luglio 2021, Rifugio Piz Boè sto arrivando! Quando stamattina mi sono svegliata è stato il mio primo pensiero. Due ore dopo ero in un bar super lussuoso chiamato Denetz nei pressi di Ortisei con davanti una brioche alla crema e un succo. Qui ho conosciuto le persone che mi avrebbero accompagnata in questa nuova avventura. Quando siamo ripartiti la signorina di Google Maps non ci indicava più la strada per arrivare a Ortisei, bensì quella per giungere alla cabinovia di Corvara, un posto da favola in mezzo ai monti (mi ha ricordato tanto il paese di Heidi). Non è da sottovalutare il viaggio, tutto in mezzo alle valli del Sud Tirolo: i prati erano in fiore e lungo alcuni ripidi pendii delle montagne si potevano avvistare delle cascate mozzafiato. Dai fitti boschi sono scesi due cerbiatti che hanno attraversato la strada facendoci frenare; siamo rimasti di stucco nell’ammirare la loro maestosa bellezza. Giunti alla cabinovia abbiamo preso due impianti di risalita per raggiungere l’inizio del sentiero. Dalla seggiovia si potevano osservare i fiori che da lassù sembravano piccole macchie di un dipinto astratto. Abbiamo sorvolato un laghetto che pareva inghiottisse il blu dell’acqua limpida che si poteva intuire gelata. Scesi dalla seggiovia ci siamo incamminati verso il Rifugio Piz Boè: ci saremmo fermati lì a dormire. Il sentiero era fantastico, come del resto tutto. Le api si davano da fare per l’impollinazione, e svolazzavano qua e là ronzando tra un fiore e l’altro. Gli scorci davano sulla valle e le casette da lassù non sembravano più così grandi, bensì minuscoli puntini colorati. Il Piz Boé nel Gruppo del Sella, coi suoi 3152 m è considerato una delle vette oltre i tremila più semplici da raggiungere. Anche Marina e Potter infatti ci sono riusciti. Il resto del gruppo davanti a me era tutto un brusio: gente che parlava con le persone che già conosceva, gente che era intenta a fare nuove conoscenze e i più timidi che ammiravano silenziosi la natura. Mano a mano che salivamo il paesaggio diventava lunare - sottolinea stupita la giovane escursionista - e io mi divertivo a guardare la grande varietà di sassi. A un certo il sentiero è diradato nel nulla ed è cominciata “La Grande Salita”. Ci siamo incamminati lungo una via rocciosa e innevata. Già, anche a luglio lì c’era la neve! A prima vista mi sono spaventata poi ho cominciato a camminare lungo la ripida e scivolosa scarpata. Ansimavo a ogni passo ma sapevo che la conquista della meta avrebbe ripagato tutta la fatica. Un’oretta dopo ero intenta ad arrivare alla cima Piz Boè. Ormai eravamo stati tutti inghiottiti da una nuvola: sembrava che separasse il cielo dalla terra.
Novellara Martina Gruppo Sella
Martina con l'inseparabile cagnolino dirante l'escursione © Cai Novellara
Arrivati direttamente sotto le pareti del Gruppo del Sella, il gruppo di escursionisti si è incamminato lungo il percorso 638 in direzione sudovest, passando vicino al Rifugio Franz Kostner. Il sentiero gira, in leggera e costante salita, attorno alle rocce fino a un ghiaione, da affrontare non senza difficoltà per la scivolosità dei sassi. Poi la stabilità del terreno migliora e davanti agli occhi si aprono panorami bellissimo: le Dolomiti tra l’Alta Badia, Alleghe, la Val di Fassa e l’Alpe di Siusi, le Cime Fanis, la Marmolada con la Punta di Penia, fino al Catinaccio e il Sassolungo. Dopo quasi 2 ore e 30, come indica il capogita nella relazione all’uscita, si raggiunge la vetta. Arrivati in cima abbiamo pranzato in compagnia di alcuni corvi che raccoglievano le briciole cadute dai panini. Dalla cima Piz Boè si poteva vedere il Rifugio Boè in lontananza. Terminato il pranzo abbiamo scattato la foto ufficiale con la bandiera “Cai Novellara”, e poi via verso il rifugio! Dopo 30 minuti eccoci al Rifugio Piz Boé! Nuovo e appena ristrutturato, aveva riaperto poche settimane prima del nostro arrivo. L’interno accogliente e costruito quasi interamente in legno. Nelle camere del terzo piano (le nostre) sopra ad alcuni letti c’era una piccola finestrella da cui si poteva osservare il cielo stellato, che purtroppo a causa delle nuvole non siamo riusciti a vedere. Mi piaceva mettere la testa fuori dal finestrino per osservare da lì il paesaggio lunare. Mi sembrava di essere una marmotta sentinella che a intervalli più o meno regolari sbuca fuori per controllare che non ci siano predatori in arrivo. È stata veramente una uscita stupenda. La rifarei un milione di volte!!! E grazie al Cai Novellara per avermelo avermi regalato questa bellissima esperienza».