I cavalieri delle vertigini

La docufiction, più incentrata sul documentario che sulla fiction, si snoda fra fotografie e immagini d’epoca, ricostruzioni e interviste dell'ascensione dello strapiombo dello strapiombo sulla Cima Ovest delle tre cime di Lavaredo
Pubblichiamo la recensione di Antonio Massena estratta dalla rubrica "Fotogrammi d'alta quota", pubblicata su Montagne360 di marzo 2022 Le Tre cime di Lavaredo offrono la concentrazione più impressionante di pareti strapiombanti di tutto l'arco alpino. Alla fine degli anni Cinquanta la sfida tra gli alpinisti europei per assicurarsi le prime salite sulle ultime pareti ancora vergini era viva e combattuta. Due svizzeri, Hugo Weber e Alpin Schelbert tentarono nel 1959 l'ascensione dello strapiombo sulla Cima Ovest dove però ambivano arrivare per primi anche alcuni dei migliori scalatori locali. Le cordate si confrontano nelle ascensioni grazie alla complicità di una donna... La docufiction, più incentrata sul documentario che sulla fiction, si snoda fra fotografie e immagini d’epoca, ricostruzioni e interviste. È un percorso difficile, come più volte abbiamo sostenuto, rispetto al quale si rischia di scivolare sul “già visto”. Le immagini d’archivio sono usate con destrezza, intervallate da interviste e ricostruzioni, in luoghi che hanno fatto una gran parte della storia alpinistica. Nel luglio del 1959 due cordate si contendono la direttissima sulla Nord della Cima Ovest di Lavaredo. La cordata svizzera, composta da Schelbert e Weber, progetta la via ma sono gli Scoiattoli di Cortina ad avere la meglio, con Claudio Zardini, Lorenzo Lorenzi, Beniamino Franceschi e Candido Bellodis, nel corso di una serrata competizione. Il film è la narrazione della storia degli Scoiattoli di Cortina e delle competizioni con gli “stranieri”, in un ambiente che già da solo emoziona la vista e il cuore. La bellezza delle Tre cime di Lavaredo è, e resterà, di una potenza mozzafiato. Lo sviluppo in quegli anni dell’arrampicata artificiale, contestata da alcuni, riesce a risolvere problemi alpinistici altrimenti non superabili con le attrezzature tecniche di quei tempi. Il documentario ha una sceneggiatura semplice ma sostenuta da un montaggio appropriato. Le sequenze e l’alternarsi dal particolare al primo piano, dal primo piano al totale, garantiscono al tutto un movimento adeguato e veloce con rari punti lenti. Le immagini in parete sono ben girate così come quelle dall’elicottero (all’epoca non c’erano ancora i droni che oggi assicurano spettacolarità e costi contenuti). Il commento musicale è efficace e anche il suono ha una sua dimensione corretta. Nonostante sia di oltre venti anni fa, il film conserva una sua freschezza stilistica e un ritmo abbastanza veloce. Un unico appunto, ma probabilmente era un passaggio voluto, il commento della voce fuori campo è un po' retorico specialmente nella parte iniziale del film.

Info film

Regia: Gianluigi Quarti, Fulvio Mariani e Giovanni Cenacchi (Svizzera – 1999) - 47 minuti Genziana d’Oro del Cai al Film Festival di Trento del 2000. Il film è stato fra l’altro premiato nei Festival di Les Diablerets, Banff,  Mezinárodni Horolezecký Filmový, Cervinia e Milano