Inno all'Afghanistan

Un libro di Lorenzo Merlo, "Essere terra", ci racconta una terra complessa attraverso la sua bellezza, la sua unicità, la sua umanità
Pubblichiamo l'articolo di Linda Cottino e e Anna Girardi pubblicato su Montagne360 di novembre 2021 In questa rubrica autunnale abbiamo deciso di scardinare gli argini, di andare a scandagliare un terreno e toccare orizzonti verso cui solitamente la rubrica non si spinge. Il motore è, com’è ovvio, un libro, uscito in realtà nel gennaio 2019 ma che, complice la pandemia e la sempre immensa offerta editoriale di questi anni, era rimasto in sospeso. Il motivo? Il tema, difficile da trattare. Più volte ci siamo chieste quale potesse essere il migliore approccio, il miglior taglio da dare a una lettura di un libro di viaggio, sì; per certi versi in territorio montuoso, sì… ma ambientato in una terra terribilmente complessa qual è l’Afghanistan. In seguito agli avvenimenti di questa estate e dei mesi recenti abbiamo sentito l’esigenza di dedicare spazio alla pubblicazione e, guidate proprio dall’autore, ci siamo immerse nella lettura di Essere terra, viaggio verso l’Afghanistan di Lorenzo Merlo. Lorenzo Merlo non è uno studioso, specialista di queste zone, non è un saggista né un inviato; ma forse è diventato, negli anni, tutte queste cose insieme. Fotografo, scrittore, giornalista e guida alpina, in Afghanistan si potrebbe dire che ci è arrivato quasi per caso.
«Prima di fare la guida ero giornalista di settore. Poi mi sono dedicato al mestiere di guida in maniera totalizzante, senza però dimenticare il mondo giornalistico e della fotografia. Avevo mantenuto delle relazioni, e un’amica giornalista mi ha contattato proponendomi di recarmi a Kabul al posto suo poiché, per un imprevisto, non sarebbe potuta partire. Era il 2005, la mia prima volta. Ho iniziato a studiare, per non trovarmi impreparato. Ho cercato tutta la letteratura disponibile in italiano sull’argomento. Negli anni, dopo aver setacciato le librerie ed esaurito le pubblicazioni italiane di saggistica, mi sono concentrato sulla narrativa, che mi ha fulminato. E ho scoperto i tre scrittori motori di questo viaggio: Annemarie Schwarzenbach (1908, Zurigo,1942, Sils im Engadin, Svizzera), Ella Maillart (1903, Ginevra, 1997, Chandolin, Svizzera) e Nicolas Bouvier (1929, Lancy, Svizzera, 1998, Ginevra, Svizzera). Il libro, il viaggio, il lavoro che ho fatto non ha altri fini se non quello di rendere omaggio a questi tre scrittori. Il progetto era di arrivare a Kabul, tornare indietro, scrivere il libro e rendere merito a loro. Perché? Innanzitutto perché mi sono innamorato. Mentre leggevo La polvere del mondo di Bouvier mi ci sono ritrovato totalmente; avevo l’impressione che l’autore avesse riportato su carta scritta pensieri e sentimenti miei. Loro raccontavano il proprio viaggio a Kabul e ho sentito l’esigenza di imitarli. Nel frattempo avevo studiato l’abc della cultura e della storia afghane, sapevo dei rischi che avrei preso ma speravo anche di poter trovare la linea che mi avrebbe permesso di realizzare questo progetto».
Progetto per certi versi folle, visionario, romantico: attraversare questa terra di conflitti da solo, in auto, senza scorte o tutele, con la sola disposizione d’animo a propria “difesa”. Come scrive l’autore stesso nel libro, «Essere Terra allude all’evoluzione che solo divenendo terra, essendo terra, si aprono potenzialità e dimensioni del reale altrimenti segrete. Implica accettare ciò che la vita offre (…) Il suo opposto è l’opulenza. Per essere terra è necessario riconoscere quanto gli orpelli culturali crediamo esauriscano ciò che possiamo conoscere, ciò che possiamo essere. La velata o esplicita critica ai valori del consumismo, dell’edonismo, non è un’invocazione al pauperismo. Nessuna apologia della miseria. Solo rinuncia decisa all’universalizzazione dei valori occidentali che, dalla culla in poi, abbiamo creduto essere gli unici e che ora in troppi credono i soli. Quella critica è anche un invito a prendere coscienza della saggezza, dei saperi perduti, affinché ciò che ne resta non sia distrattamente gettato via».
La copertina del libro © Prospero Editore
È con questo spirito, animato da un immenso rispetto e desiderio di bellezza che, nel 2012, partendo dall’Italia, dopo un anno di pianificazione giorno per giorno, dopo aver studiato meticolosamente cartine, strade, rifornimenti necessari, soldi, situazione politica, Lorenzo Merlo è riuscito a partire e a portare a compimento il viaggio in una delle terre più tormentate degli ultimi decenni. «80% montagne; 20% deserti; l’aridità semi assoluta; la vegetazione limitata ai contorni degli alvei; la pochezza di strade; i collegamenti duri e lenti. Non sono solo una sintesi statistica, sono paesaggi geografici che hanno fatto la storia, e sono necessari per comprenderla. Una geografia che spiega i pochi contatti tra comunità; che permette di capire come le norme e le esigenze di una possano scontrarsi con quelle di altre, al di là delle montagne, lontane giorni a dorso d’asino lungo piste desertiche e inverni esiziali». Insomma, «tutto ciò che si sviluppa in una valle è la sua verità». Questa è la terra che Merlo ci racconta. «Lungo i chilometri dell’Eurasia cambiano i colori e le rocce, la forma di parlare e di pregare, ma non cambia l’umanità», aggiunge. «Tanto più ti svesti, tanto più puoi relazionarti; tanto più ti senti portatore di una verità, tanto più andrai incontro a problemi».

Quattro piani di lettura

Nel libro si possono riconoscere quattro piani di lettura, quali la narrazione del viaggio, la parte storica, una scelta di brani e considerazioni personali. Essere terra non ha la pretesa di trovare delle risposte o delle soluzioni in un mondo così turbolento e complesso. O per lo meno, non ha la pretesa di trovare risposte univoche, di aver trovato la verità e di certo non saremo noi, in questa sede, che ci azzarderemo a trarre delle conclusioni. Essere terra è un viaggio filosofico, letterario. È un inno al rispetto e alla bellezza di quella regione. È un elogio della geografia: «Non la geografia politica, disegno di confini e separazioni, ma quella della natura, di catene di montagne, fiumi, deserti, oceani; non di documenti e guide, ma distanze, orizzonti, climi, sogni, esplorazioni.  Interessarsi al nome locale di una montagna, guardare le ombre per orientarsi, sfruttare una mappa per comprendere la storia è prediligere la natura alla cultura».  Info libro Lorenzo Merlo Essere Terra Prospero Editore 542 pp, 24,00 €