Sentiero Italia Cai al femminile tra i Supramonti di Dorgali e Orgosol ...

SARDEGNA
L'incontro di Gigliola Cattalani e Maria Luisa Casanova con i rappresentanti Cai © Cai Sardegna

Vento forte di Supramonte orgolese scuote le cime alte della foresta. Qui a Montes, Funtana Vona nel piazzale del compendio forestale rinnovato dalle pareti tinte di rosa. Due donne, Gigliola Cattalani e Maria Luisa Casanova, questo 16 aprile, posano pesanti zaini dopo le tappe sulle impervie tracce del Sentiero Italia Cai. 

Incontrano Tonino Ladu presidente di Cai Nuoro e Matteo Marteddu componente del direttivo regionale Cai Sardegna. L’imprenditrice e l’ingegnere, socie Cai di Montefeltro si erano incontrate sul cammino di Santiago qualche anno fa. Ne è nato il sodalizio e l’impegno di percorrere i 7500 chilometri del sentiero Italia Cai. Partendo dalla Sardegna, con la compagnia del fedele Milch, maestoso e candido pastore abruzzese delle campagne marchigiane. 

Traspare la fatica dai loro volti rigati di sole e vento dei calcari della parte interna della Barbagia. Scollinate le prime tappe da Santa Teresa, attraverso la Gallura, Montalbo e Tuttavista, sono approdate a Orosei. Seguendo la segnaletica del Sentiero Italia hanno in lungo, passo dopo passo, attraversato le creste di Dorgali. Da Punta Nera a Monte Irveri, Scala e accas, Monte Bardia, Sa Tuora e le ha accolte il tratto del Flumineddu che scavalca il ponte di S’abba Arva. Hanno scolpito nello sguardo e nella memoria la storia delle popolazioni di Tiscali e delle fatiche di pastori e caprai che animavano i cuiles di Irgoi e Interiscalas. Fatica ancora sulle gambe per le 12 ore di cammino tra Maccione, Corrasi e il cuore del Supramonte. Con  sosta notturna nel pinnettu di Ottulu a ridosso della tomba di gigante di Sa Senipida e della voragine di Su Disterru.  

«Mi entra nel cuore, non posso toglierla dalla testa la visione di quegli spazi indefiniti e della natura che conserva i tratti di sempre», dice Maria Luisa. «Forse selvaggi come per alcuni. Per me immutabili e incontaminati, viventi comunque». 

«Naturalmente il primo impegno è di tornarci», sorride di un sorriso stanco Gigliola. «Qui ci lascio il cuore. Ho girato tanto ma è in questi luoghi che posso dire si racchiudono gli spazi del mondo».

 Accolte con calore, sotto il torrione di Monte Novo San Giovani, dagli operatori di Forestas, pronte per il domani che le porterà sui faraglioni del Gennargentu. Lunga la via sino a all’ultima tappa di Castiadas per fine mese. 

«Il Sentiero Italia Cai è il filo che lega calcari e Supramonti di Sardegna con le Alpi», affermano Tonino Ladu e Matteo Marteddu. «Azzera differenze e mette il silenziatore alle disquisizioni su nord e sud del Paese. Basta ascoltare dalla fatica immane di chi lo percorre».