Tutelare le Terre alte della Calabria

La Calabria è una regione dotata di un patrimonio ambientale e di biodiversità tra i più importanti dello Stivale. Lo scorso 10 ottobre, sono stati nominati 17 Operatori di tutela ambiente montano che hanno frequentato il primo corso organizzato in regione
«Sono andati in fumo più di 11mila ettari di terreni. Buona parte di questi appartengono all'area dell’Aspromonte», aveva dichiarato il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, nell’estate del 2021. Gli incendi che nel mese di agosto hanno colpito la Calabria sono da attribuire, oltre agli effetti del cambiamento climatico e alla natura dolosa di molti di essi, anche a una mancata gestione e manutenzione del patrimonio forestale della regione. In questo scenario, il compito del Club alpino italiano è quello di presidiare il territorio, con l’obiettivo di prevenire e fronteggiare i problemi ambientali della Calabria, in particolare delle Terre alte e delle montagne. Per questo, gli operatori regionali di Tutela ambiente montano svolgono una funzione fondamentale. Lo scorso 10 ottobre, sono stati nominati 17 operatori regionali (Ortam). Quest’ultimi hanno frequentato il primo corso organizzato in Calabria. «Svolgere il ruolo di sentinella delle aree montane è possibile solo grazie alla presenza di persone formate», spiega Mariuccia Papa, Presidente del gruppo regionale Tutela ambiente montano, intervistata da Lo Scarpone. «L’aspetto più interessante è che nessuno degli operatori ha una formazione di tipo scientifico o ambientale. Insomma, la passione per la tutela dell'ambiente montano, nasce in maniera spesso inaspettata», spiega Papa.
I 17 titolati del primo corso Cai Ortam in Calabria © Cai Calabria
La Calabria è una regione dotata di un patrimonio ambientale e di biodiversità tra i più importanti dello Stivale. Allo stesso tempo, le sue foreste, le sue coste e suoi altipiani sono messi a repentaglio da una serie di problematiche che vanno dal rischio incendi alla mancata gestione del patrimonio boschivo, fino al consumo di suolo, con la costruzione di impianti turistici o per la produzione di energia rinnovabile, come gli impianti eolici o le centrali a biomasse. Senza dimenticare la presenza di siti inquinati e la riduzione di flora e fauna. Lo spopolamento della regione è fortemente legato ai problemi ambientali che affliggono la Calabria. Gli incendi, ad esempio, sono causati dalla presenza di numerosi terreni incolti, nota ancora Papa. Allo stesso tempo, non tutti sono scappati dalla Calabria: qualcuno è rimasto. «Sul territorio, non sono poche le associazioni che si occupano di turismo, agricoltura sostenibile, di educazione e di sensibilizzazione sui temi ambientali», spiega ancora Papa.

Aspromonte a rischio

Loredana Roda è socia della sezione di Reggio Calabria ed è una dei nuovi operatori Ortam della regione. «Per quanto riguarda il mio Aspromonte, gli incendi di questa estate hanno colpito il 90% del territorio. La mancanza di alberi può mettere a rischio la sicurezza dei territori: le alluvioni e le esondazioni possono causare frane e smottamenti», spiega Roda. Altro aspetto da tenere conto è l'inquinamento ambientale. L’area del parco è disseminata di rifiuti: sia di piccole che di grandi dimensioni. «Purtroppo è una questione culturale, che si può cambiare con un forte lavoro sulla formazione culturale dei cittadini», continua. «Allo stesso tempo, sul territorio è comunque presente una società civile fatta di guide ambientali ed escursionistiche, di associazioni culturali focalizzate sul recupero dei borghi e di aziende agricole e strutture ricettive che si focalizzano sull’agricoltura sostenibile e sul turismo lento».  

Quello che dobbiamo guadagnare, e che rischiamo di perdere  

Rimanere in Calabria significa puntare sull’educazione e sulla sensibilizzazione dei calabresi. Antonio Eliseo Biamonte è un architetto, socio della sezione di Catanzaro e titolato Ortam. «Se non si parte dell'educazione delle generazioni più giovani, non riusciremo mai a cambiare rotta», puntualizza Biamonte. «Quando si parla di parchi, di siti di interesse o comunque di ambienti montani, gli enti preposti, le associazioni vicine alla montagna, devono dialogare con i più giovani, per fornire loro un bagaglio di cultura, di esperienza e di vita inducendo a portare avanti il principio di conservazione, tutela e rispetto dell’ambiente naturale», continua Biamonte. Per quanto riguarda il patrimonio da tutelare, nella Calabria centrale, l’abete bianco e il pino laricio hanno un ruolo di primo piano. Si tratta di alberi di alto fusto diffusi nelle zone della Sila Piccola e delle Serre. «In particolare, nel tempo, hanno manifestato una forte resistenza a condizioni climatiche mutevoli», conclude.