Appunti di Natura. Olmo, lo sprinter dei boschi.

Approfondendo la conoscenza del mondo naturale ci si rende conto che la Vita ha esplorato e sfruttato ogni piccola nicchia, ogni possibilità per propagarsi, replicarsi e prosperare più velocemente possibile. Focalizziamo oggi la nostra attenzione sull'olmo, una pianta che naturalmente possiamo osservare in campagna e anche in montagna: olmo campestre (Ulmus minor) e olmo montano (Ulmus glabra). È un albero che si caratterizza per avere una foglia piuttosto simile a quella del carpino e del faggio, ma con i due lembi che si innestano sul picciolo in maniera asimmetrica, uno un po’ più su e uno un po' più giù, diciamo, questo è modo più popolare per riconoscerlo. Il portamento può esser imponente (è albero anche plurisecolare) e si caratterizza per avere i rami lunghi che tendono a rimpiegarsi in maniera arcuata verso il basso. 

 

La particolarità più importante, quella su cui vogliamo concentrare l'attenzione oggi, è data dal fatto che in questo periodo l’olmo ha già completato il suo ciclo riproduttivo, liberato i suoi semi che sono addirittura già pronti per germogliare. La fioritura avviene infatti ai primissimi tepori della primavera e lo sviluppo del piccolo seme è rapidissimo. Il frutto è una “samara” che come strategia riproduttiva scommette sulla diffusione tramite vento. Si tratta di un piccolo “foglietto vegetale” tondo, della dimensione di una monetina da cinque centesimi, che contiene all'interno il semino, più piccolo di un nocciolino di mela. I frutti inizialmente verde vivo (e in questa fase anche commestibili), maturano sulla pianta quando ancora le foglie non sono state messe, ingialliscono e vengono sparpagliati dai venti primaverili mentre la pianta inizia a mettere le foglie. 

 

Non si può che rimanere stupiti e a bocca aperta: nel momento in cui gli alberi da frutto sono appena sfioriti, il castagno è ben lungi dal fiorire e i faggi hanno appena messo le foglie, l'olmo ha già completato il suo ciclo riproduttivo guadagnando in pratica un anno su tutti gli altri. Purtroppo negli ultimi decenni questa pianta è stata decimata dalla graffiosi, una malattia fungina di non chiara origine, probabilmente proveniente dall’Asia, che attacca principalmente le piante di una certa età e si trasmette molto facilmente anche per la consuetudine degli olmi di fare “anastomosi radicale”, ovvero di avere radici connesse tra loro (cosa che permette il dilagare della malattia). Situazione tipica dei filari e delle siepi che in campagna sono sempre stati ricchi di olmi che servivano anche come supporti per la coltivazione della vite. Un altro danno della “globalizzazione biologica”.