"Le radici devono avere fiducia nei fiori" diceva la filosofa spagnola Maria Zambrano. Un invito ad avere fiducia nel futuro, anche se bisogna attendere affinché si realizzi. E solo nel 2024, in Italia, di radici ne sono state piantate oltre 3 milioni, per una superficie di quasi 4.000 ettari.
È un atto di fiducia e un investimento in capitale naturale quello che fotografa la V edizione dell'Atlante delle Foreste, il rapporto annuale realizzato da Legambiente e AzzeroCO2 con il supporto tecnico di Compagnia delle Foreste per il Sole 24 Ore. Non solo riduzione della CO2: l'analisi mira ad illustrare e a quantificare, anche in termini economici, quali sono i vantaggi di mettere a dimora nuove piante.
Presentato a Ecomondo, fiera internazionale dedicata all'economia verde e circolare, il rapporto offre una panoramica sullo stato della forestazione in Italia, a partire dallo studio di 294 progetti distribuiti in aree urbane ed extraurbane, avviati tra il 2024 e marzo 2025, termine ultimo per mettere a dimora le piante nella relativa stagione vegetativa.
Il valore economico
Il report traduce in denaro i benefici, definiti anche servizi ecosistemici, per ogni ettaro di suolo piantato. Il miglioramento della qualità dell'aria e del suolo, la mitigazione di eventi climatici estremi varrebbero 2202,9 euro l'anno; l'impatto positivo sul turismo e la possibilità di realizzare attività ricreative varrebbero 639,2 euro l'anno. Anche lasciare alle generazioni future ecosisteim sani e ricchi di biodiversità ha un valore, e secondo il report è pari a 2.342,5 euro l'anno.
Si stima che il ritorno economico complessivo per l'Italia sia pari a messe a dimora. E si stima che queste possano vivere per decenni, se sussistono le giuste condizioni.
Azioni per la sopravvivenza delle piante
"Affinché i benefici che derivano dalle nuove alberature siano duraturi, c'è bisogno di un approccio lungimirante" sostiene Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. Non basta solo introdurre nell'ambiente nuove piante. È necessario che queste vivano. Negli ultimi anni, infatti, i prolungati periodi di siccità e le ondate di calore anomalo ne hanno causato la morte.
Affinché la fiducia nel futuro sia ben riposta, è necessaria un’azione oculata nel presente: prima di mettere a dimora le piante, bisogna analizzare il suolo e il clima per scegliere la specie più adatta, preparare il terreno e prevedere un piano di manutenzione attraverso irrigazioni di soccorso nei periodi di siccità o sfalci periodici per eliminare le erbe infestanti.
Il ruolo delle regioni…
Con 748.000 nuove piante messe a dimora, il Trentino-Alto Adige è la regione che traina i progetti di rimboschimento, resi possibili grazie a finanziamenti provinciali e comunali; segue la Basilicata, che si è servita delle risorse del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2022 per avere 539.000 nuove piante; poi il Veneto che, insieme al Friuli-Venezia Giulia, ha avviato interventi di forestazione secondo il nuovo Complemento Regionale per lo Sviluppo Rurale (CSR) 2023-2027.
Viceversa, ci sono 7 regioni che non hanno finanziato nuovi progetti. Si tratta di Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Sicilia, Toscana, Umbria. Il periodo fotografato dal report è a cavallo tra la fine del PSR 2014-2022 e la piena attuazione dei nuovi piani strategici CSR 2023-2027: la mancata attuazione di nuovi progetti è legata probabilmente all'attesa di nuovi finanziamenti.
Una menzione particolare meritano la Liguria, che non ha investito in nuove aree verdi vista la grande presenza di boschi sul territorio e la Sardegna, che ha dichiarato l'impossibilità di fornire i dati richiesti per l'analisi per il quarto anno consecutivo.
… e delle città
Nel 2022 l'ex Ministero della Transizione Ecologica, oggi Ministero per l'Ambiente e la Sicurezza Energetica (MASE), ha lanciato un Avviso pubblico per finanziare interventi di forestazione urbana, periurbana ed extraurbana per le Città metropolitane con i fondi del PNRR, con l'obiettivo di mettere a dimora almeno 1.650.000 alberi. Sono stati ammessi 34 progetti.
Il progetto è stato poi rafforzato nel 2023 e nel 2025 con RiforestAzione.
Grazie ai fondi del Decreto Clima e del PNRR, le città di Messina e Roma, nel 2024, hanno piantato rispettivamente 357.612 e 265.501 nuove piante. Seguono Reggio Calabria, Cagliari e Napoli.
Alcune città, come Bologna, Firenze e Milano, non hanno richiesto o ottenuto finanziamenti PNRR nel 2022; altre, come Venezia, hanno messo a dimora le piante nei loro siti di destinazione già nel 2022, raggiungendo così gli obiettivi.
Chi finanzia i progetti
A trainare i progetti di forestazione nazionale sono principalmente gli investimenti pubblici, soprattutto grazie ai fondi del PNRR. Quelli del settore privato, al contrario, sono diminuiti del 72% rispetto al 2023. Sul punto si esprime Sandro Scollato, amministratore delegato di AzzeroCO2: "Il calo degli investimenti privati, che potrebbe sembrare un segnale negativo, in realtà racconta un cambio di prospettiva. Le aziende proseguono sempre sulla strada della sostenibilità superando però l’approccio focalizzato su un singolo tipo di intervento per adottare piani più ampi e integrati, che includono ad esempio azioni di tutela e ripristino degli ecosistemi".
Le aziende private si concentrerebbero su altri modi per creare valore sul territorio: “Così si moltiplicano progetti di rigenerazione ambientale e di promozione della biodiverdità che hanno un altissimo valore ecologico e sociale”, conclude Scollato.
I progetti
L’Atlante delle Foreste segnala alcuni progetti particolarmente meritevoli. Percorrendo la penisola da sud a nord, si inizia ad Altofonte, in provincia di Palermo: qui è stato progettato il Bosco dei Sette Cieli, così chiamato in onore alle sette cime, chiamate appunto cieli, del monte Moharda, che sovrasta il comune. Si tratta di un agro-sistema commestibile, con piante fruttifere, forestali, medicamentose e da supporto, con l'obiettivo di produrre cibo a prezzi più bassi rispetto all'agricoltura industriale, in termini ambientali ed economici,.
Sempre in Sicilia, spostandoci verso Catania, sono state messe a dimora 1000 nuove piante nel Parco Gemmellaro, in passato segnalato dai cittadini per lo stato di incuria. Oggi invece ci sono carrubi, lecci, jacarante e ligustri, che valorizzano l'ambiente, contribuiscono a migliorare la qualità dell'aria e a creare una barriera fonoassorbente contro il traffico della città.
In Sardegna sono in atto progetti per il recupero e la rigenerazione dei territori colpiti dagli incendi, sia nella zona di Cuglieri, in provincia di Oristano, sia di Tortolì, a Nuoro.
In provincia di Firenze, nel territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, è stato messo in atto un progetto per il recupero di un ettaro e mezzo di bosco di abete rosso nel complesso di Rincine, piccolo centro abitato nel comune di Londa, il cui nome significa "valle tra due fiumi" – gli attuali torrenti Rincile e Rentice.
Andando verso nord, a Padova, è stato ampliato il Bosco della Pace con un progetto di forestazione urbana; a Livorno è stato creato un nuovo parco urbano nel quartiere Coteto, mentre a Milano, nel Parco della Vettabbia, che si estende per 100 ettari, sono stati piantati carpino, acero campestre, cerro e salice gricio lungo i viali del "giardino della biodiversità".
Normativa italiana
Il 17 ottobre, in Italia, è stato avviato il Registro nazionale dei crediti di carbonio volontari generati dal settore forestale, atteso da almeno quindici anni.
Le imprese che realizzano progetti di riforestazione possono iscrivere dei crediti per ogni quantità di anidride carbonica sottratta all’ambiente. I progetti dovranno durare almeno 20 anni e generare benefici ambientali effettivi.
I crediti devono essere certificati da enti terzi accreditati e potranno essere ceduti dopo 5 anni dall’iscrizione nel registro.
Si prevede che il sistema sarà pienamente operativo nel 2026 e la sua efficacia dipenderà da quanto saranno competitivi i crediti forestali italiani. Sul mercato internazionale dei crediti di carbonio, infatti, ci sono progetti realizzati in Paesi extra UE dove i costi di gestione e certificazione sono più bassi, cosa che potrebbe alterare la competitività dei progetti italiani.