Attraverso il Pesce

La parete sud della Marmolada © CAI - Open Circle

La parete sud della Marmolada è una delle più belle delle Alpi e del mondo. Attrae da sempre gli occhi degli apritori, ma all’inizio degli anni Ottanta diventa ancora più attuale, irresistibile. Siamo al debutto dell’arrampicata sportiva, ai primi allenamenti sistematici, alla metodica chiodatura delle pareti di bassa quota che permette il balzo atletico dal settimo all’ottavo grado e oltre. La Marmolada offre il terreno ideale per provare ad applicare alla montagna i progressi della falesia, anche se l’etica dolomitica impone un uso ridottissimo degli spit.

Ma in Europa c’è un posto che vanta un’etica ancora più irreprensibile. Lo slovacco Igor Koller lo descrive così: “Nelle regioni di arenaria dell’Europa centrale, per la precisione la zona che noi chiamiamo Svizzera boemo-sassone, presso il fiume Elba, vige il principio che la scalata sia esclusivo frutto delle proprie forze e capacità; per la sicurezza si possono usare solo le naturali protezioni della pietra. È assolutamente vietato qualsiasi tipo di intervento sulla roccia…” Oggi Koller è rispettato in tutto il mondo per la leggendaria via Attraverso il Pesce, che prende il nome da una caratteristica nicchia a forma di balena, dunque di mammifero, a metà della parete sud. Ed ecco come andò quel 4 agosto 1981.

Nell’inverno del 1981 Igor si porta la Marmolada a casa e studia il tracciato sulle foto, registrando i punti deboli. Scopre che il carattere della via sarà l’irrinunciabile, difficilissima libera obbligatoria, con protezioni lontane e irrisorie, psicopassaggi su gancetti al limite della tenuta (dove la protezione è più che altro psicologica) e infine la nicchia a forma di cetaceo che rompe la continuità della placca e consente di bivaccare. Il compagno di Igor è Jindrich Šustr, detto Jindro, un ragazzino di diciassette anni che ha talento e coraggio da vendere. Dopo l’exploit qualcuno lo definirà un pazzo, altri plaudiranno al genio. Nel 1981 il nome Šustr è completamente sconosciuto agli alpinisti e sconosciuto ritornerà presto, eclissandosi come una meteora dopo la gloria di un momento.

Igor e Jindro si legano quasi per caso ai piedi della Marmolada: è la prima volta che arrampicano insieme. Il caso e la fortuna. In realtà Koller sa bene che il ragazzo è una promessa, anche se scala con l’imbragatura cucita a mano e un casco esagerato sulla testa. Šustr è l’arma segreta e si rivela fondamentale nella riuscita dell’impresa, superando da capocordata almeno la metà – e forse più – delle lunghezze estreme. La sua controllata incoscienza si fonde bene con l’esperienza e la determinazione del compagno più anziano. Senza la divina sconsideratezza del ragazzino forse il grande Koller non sarebbe passato attraverso il Pesce.

Giusto un attimo prima che faccia buio, il giovane riesce a traversare alla nicchia. Vi trova un hotel di pietra. Possono stendersi nel sacco da bivacco, mangiare e riposare, anche se “non è il caso di parlare di una vera e propria dormita, visto che per essere più leggeri non ci siamo portati dietro nemmeno i maglioni”. Riescono a ripartire alle nove del mattino, dopo avere riattivato la circolazione del sangue. “Cerco di uscire dal Pesce per la coda, poi provo dalla bocca, alla fine riesco a passare attraverso la testa. Il tratto che va dalla nicchia alla grande terrazza è molto duro e dobbiamo lottare su ogni metro”. Arriva una seconda notte, sono bagnati fradici e si scaldano bruciando i rifiuti della funivia. Passa anche quella, torna il sole e i cecoslovacchi si alzano senza fretta, un po’ spenti. Ora che la tensione è calata Igor e Jindro arrampicano lenti, a una velocità direttamente proporzionale “alla nostra sontuosa colazione: mezza barretta al cocco”. Poco dopo l’ora di pranzo, ma senza avere pranzato, escono in cima a due passi dalla funivia ed entrano nella stazione attraverso la finestra della grotta della Madonnina, tra i turisti sbalorditi.