Ci ha lasciato Franco Ribetti, un grande dell'alpinismo piemontese

Aveva 85 anni ed era malato da tempo. Era stato tra i primi artefici del sassismo e aveva scalato tra gli altri con Guido Rossa, Ugo Manera e Giampiero Motti
Franco Ribetti

Dopo una lunga malattia, si è spento all'età di 85 anni Franco Ribetti. Accademico del CAI, era un alpinista piemontese molto apprezzato, sia per le sue gesta sulla roccia che per il suo impegno alla Scuola Gervasutti e al museo nazionale della montagna di Torino.

 

Nato nel 1939, Ribetti fa parte di una famiglia che conta altri cinque fratelli: è il più piccolo e inizia a frequentare la montagna da giovanissimo, nelle valli di Lanzo. Magro di costituzione e cagionevole di salute, viene iscritto da uno zio alla Scuola Gervasutti e a 16 anni è già istruttore. Si dedica al boulder quando ancora si chiama sassismo, nei pressi di Ala di Stura, tra i suoi compagni di cordata ci sono invece Guido Rossa, Ugo Manera, Giampiero Motti. Tra le scalate di maggior rilievo alcune “prime”, la Est del Capucin e la Ratti-Vitali sulla Ovest della Noire.
Nel 1960 un grave incidente mette uno stop alla sua attività: cade per quaranta metri mentre scala la parete Nord dell’Uia di Mondrone. Riporta fratture e gravi lesioni interne. Trascorrono due anni prima che riesca a riprendersi.

 

Verso la metà degli anni ’70 torna all’alpinismo, in Piemonte  e Valle d'Aosta come all'estero, con alcune spedizione extraeuropee. Si lega spesso in cordata con Ugo Manera: la lista di prime ascensioni realizzate insieme è molto lunga: dalla lontanissima Cresta de Prosces nel vallone di Noaschetta, Gran Paradiso, all’Integrale della Cresta di Tronchey alle Grandes Jorasses, nel gruppo del Monte Bianco. Infine si dedica all'arrampicata sportiva. A metà anni '80 inizia a collaborare con il Museo Nazionale della montagna, in concomitanza con il lancio dell'evento Sportroccia.