Quel che resta di Henry David Thoreau

La copertina di Walden

6 maggio 1862, muore a Concord il filosofo e scrittore americano Henry David Thoreau. Era nato proprio lì, in quella piccola cittadina del Massachusetts, 44 anni prima. Sin da ragazzo si distingue per l’irrequietezza intellettuale e per un irrefrenabile desiderio di libertà. Ha l’istinto di fuga e di scoperta del giramondo, ma in realtà non si allontanerà quasi mai dalla sua terra. 

Il libro che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo, Walden ovvero Vita nei boschi (1854), oggetto di continue ristampe, racconta infatti i due anni trascorsi da Thoreau in un luogo immerso nella natura, ma situato a sole due miglia da Concord; dal luglio del 1845 al settembre del 1847, in una capanna che si era costruito da solo. Nessun altrove, nessuna vera lontananza, nessuna fuga nella natura selvaggia. Cosa cercava quindi Thoreau? Una tranquilla ma netta distanza dal mondo civilizzato e da una vita fatta di riti e di abitudini, una solitudine piena solo di silenzi e di ascolto del bosco, una sobrietà del vivere che, mirando all’essenziale, rasenta la povertà. Nel secondo capitolo del libro si può leggere il fine ultimo di quella scelta, spesso citato in tanti libri di altri autori, e in film come L’attimo fuggente e Into the Wild

“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo le questioni essenziali della vita, per vedere se sarei stato capace di imparare quanto poteva insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, di non aver vissuto davvero”.  

Visse quei due anni seguendo il ritmo delle stagioni, studiando il lago e il bosco, vivendo di pesca e dei frutti del suo orto, accogliendo visitatori e compiendo lunghe camminate, anche verso Concord, che raggiungeva in mezz’ora di cammino. Non era un misantropo, amava la solitudine ma anche il conversare, e sapeva ascoltare. Dentro la piccola abitazione solo una stufa, un tavolo, un letto e alcuni libri. In gioventù è un grande ammiratore del filosofo Ralph Waldo Emerson e delle sue teorie trascendentaliste, ma con il tempo ne prende le distanze. Per Emerson la natura consente di raggiungere mete superiori, di aspirare a qualcosa di molto più elevato rispetto alla vita terrena, secondo Thoreau, l’immersione nella natura è invece il punto di arrivo per una vita davvero degna di essere vissuta.

In un altro saggio memorabile, Disobbedienza civile (1849), racconta il suo rifiuto di pagare una tassa finalizzata a finanziare la guerra di aggressione contro il Messico e la sua convinzione che le leggi debbano essere rispettate sino a quando non intaccano le nostre convinzioni morali e civili. Se questo avviene è giusto ribellarsi, senza violenza ma con decisione. Le sue idee influenzarono i migliori intellettuali pacifisti del Novecento, dal filosofo liberal Bertrand Russell al profeta della non violenza Mahatma Gandhi, sino ai movimenti per la pace e per i diritti civili della seconda metà del secolo. 

Anche il pensiero ecologista gli deve molto: la conoscenza scientifica, la consapevolezza dei cambiamenti climatici, del consumo smodato delle risorse naturali del pianeta, del progressivo degrado ambientale si è saldamente affiancata a un’etica del vivere che miri a cogliere l’essenziale, rinunciando a una  ricerca ossessiva di beni  materiali non necessari, creati e indotti da produttori senza scrupoli. Più giovane di una ventina d’anni, il naturalista John Muir era un personaggio molto diverso da Thoreau. Dotato di più estese conoscenze scientifiche e di un forte spirito battagliero-diplomatico, riuscì a tutelare la Valle dello Yosemite facendone un parco nazionale. Aveva però la stessa passione per l’ambiente naturale, lo stesso desiderio di preservarlo, che Muir sintetizzò così: “Take nothing but pictures, leave nothing but footprints, kill nothing but time”. E come non pensare, più vicino ai nostri giorni, al “lentius, profundius, suavius”, di Alexander Langer? 

Cosa resta di Thoreau e delle sue battaglie? Un codice etico denso di cura e tolleranza verso i diritti civili, conoscenza e amore per la natura, intransigenza per chi distrugge, per avidità o ignoranza, l’ambiente naturale e il futuro di chi verrà dopo di noi. E uno sconfinato amore per la libertà.