Montagne d'arte. Federico Lanaro

Pragmatica e comunicativa, l’arte di Lanaro fissa la linea dell’orizzonte sulla media montagna e stimola riflessioni sulla società odierna.
Supernatural © Courtesy of Studio d'Arte Raffaelli

Forte di una formazione artistica improntata alla grafica e alla fotografia, Federico Lanaro, attraverso l’idea di superficie, le diverse velocità di lettura e i molteplici livelli interpretativi delle sue opere, mette il pubblico davanti a uno specchio. Le riflessioni che Lanaro propone, sfruttando lo stratagemma linguistico del paradosso, mettono in evidenza le contraddizioni tipiche della nostra società. Semplici forme, e monocromi quasi fluorescenti, rivelano quindi aspetti inattesi del rapporto tra uomo e natura.
Per farlo, l’artista sviluppa un alfabeto composto da elementi base, rappresentati da simboli appartenenti al mondo naturale, come animali e alberi, tipici dell’ambiente di media montagna. Affascinato dalla quotidianità e dalla cultura pragmatica che caratterizza la vita montana, Lanaro sperimenta diverse tecniche, realizzando dipinti, sculture e installazioni di vario genere. Sullo sfondo, come un fil rouge che accompagna e guida la produzione di Lanaro, l’attenzione a un mondo più sostenibile invita a riflettere sull’interpretazione dei comportamenti umani.

Costruire un albero © Courtesy of Federico Lanaro

Alcuni elementi tipici dell’ambiente montano come alberi e animali sono spesso il soggetto dei tuoi quadri. Cosa rappresentano?

È una scelta che risale ai primi anni del 2000. Di formazione si può dire che abbia un imprinting grafico, e in quel periodo lavoravo molto con la fotografia e con il digitale. Al tempo, il personal computer rappresentava il futuro, e prometteva di stravolgere tutto di gran carriera. Tuttavia, era un mondo che mi risultava lontano e, a volte, anche troppo semplicistico. Il fatto che non mi andasse bene, mi faceva sentire come in un vicolo cieco. È stato in quel momento che mi sono rivolto all’ambiente in cui ero cresciuto, quello a me più vicino, per ritrovare un mio personale punto di partenza. L’idea di riprendere il bosco rappresenta la ricerca di una sorta di alfabeto attraverso il quale poter comunicare.
Quello montano, e in particolare la parte boschiva, è un paesaggio che mi ha sempre accompagnato fin dall’infanzia, a partire dai racconti dello zio taglialegna. Nonostante l’arte digitale avesse un appeal addirittura internazionale, i boschi mi sembravano offrire più respiro e maggiori possibilità espressive.
Inoltre, sebbene nella regione dove vivo l’ambiente montano sia tenuto in grande considerazione, non è un aspetto che mi collega prettamente al territorio locale. Quello del bosco e della media montagna, sono paesaggi fortemente presenti in tanti altri stati e zone geografiche. In definitiva, è qualcosa che può essere condiviso da molte altre persone.

Proponi spesso colori molto accesi, che creano un evidente contrasto con i soggetti appartenenti al mondo naturale, perché?

Certamente è un tipo di raffigurazione che deriva dalla mia formazione di tipo grafico, ma l’intenzione non è tanto estetica, quanto di significato. Per me è come se fossero un evidenziatore. In realtà, i miei quadri nascono tutti in bianco e nero, è poi aggiungendo il colore che metto in risalto il soggetto sul quale mi interessa concentrare l’attenzione. Queste tinte fanno parte, per così dire, della mia punteggiatura, e mi aiutano a concludere il mio ragionamento. A ben vedere, gli stessi animali, dal vivo, utilizzano i colori sgargianti come strategie comunicative. Una caratteristica, quella delle mie opere, che sembra solo grafica, ma che in realtà è profondamente naturale.

Al tempo stesso anche il bianco è molto presente, è uno spazio vuoto?

Lo sfondo bianco serve a mettere in evidenza la forma dei soggetti e al tempo stesso gli conferisce tridimensionalità. Lo utilizzo molto in relazione alle dimensioni, nel senso che un soggetto piccolo nel mezzo di uno sfondo bianco non è un soggetto minuto, bensì lontano.

Mountain way © Courtesy of Federico Lanaro

In che modo ti ha segnato l’ambiente montano nel tuo percorso d’artista?

Mi affascina molto la quotidianità della montagna. Non tanto la conquista della cima, quanto piuttosto le grandi distese boschive, tipiche della fascia intermedia e che generalmente occupa un terzo del nostro campo visivo in qualunque direzione noi guardiamo. Attraverso il progetto Supernatural, ad esempio, dipingo la montagna vista dall’alto o dal fondovalle. Quello raffigurato nelle mie opere è un bosco che si ribella e fa qualcosa di inaspettato. È un bosco che sa essere bello e minaccioso al tempo stesso. Del resto, perdersi in un bosco può essere molto pericoloso. È un ambiente che non possiamo stereotipare, proprio perché sempre soggetto a cambiamento. Basta pensare alla tempesta Vaia, che in poco tempo lo ha trasformato in uno scenario desolante. Infine, nella quotidianità del rapporto umano con il bosco, si può capire molto della popolazione locale.

C’è un’esigenza espressiva nel tuo fare arte?

Lungo gli anni della mia produzione artistica non mi sono occupato solo di pittura, ma ho anche cucito, scolpito, e usato vari materiali tra cui legno, vetroresina e ceramica. La sperimentazione è una costante della mia vita e penso sia dovuta in parte alle mie origini. La Val di Terragnolo nel Trentino sud-orientale, infatti, è una valle franosa e poco coltivabile, dove da sempre le popolazioni hanno vissuto di sussistenza, portando avanti conoscenze pratiche tra le più variegate. È in questa montagna che vedo le mie radici, e porto avanti la mia ricerca. Ad esempio, raramente lavoro da solo, quando approfondisco una tecnica, cerco sempre una guida, magari un artigiano locale, poi però mi piace risolvere da solo le cose e capire manualmente come funzionano.

Un linguaggio che usi spesso è quello del paradosso. In che modo si lega alla natura?

Uso il paradosso come stimolo a una riflessione su quella che è la condizione umana, sia del singolo che come società. Attraverso gli elementi naturali evidenzio dei paradossi, che in qualche modo toccano esperienze comuni e sono capaci di parlare a tutti. Spesso le mie opere possono essere lette come metafore che evidenziano aspetti paradossali della nostra società. Solitamente, le cose si notano meglio negli altri che in noi stessi, però, ecco, nei paradossi mi ci rivedo anch’io.

Abbiamo iniziato con i PC, qual'è il ruolo delle nuove tecnologie nel produrre opere d’arte oggi?

Le vivo molto lateralmente, e resto fuori dai meccanismi che riguardano l’utilizzo dei nuovi canali social. Credo ci abbiano fatto retrocedere in qualche modo. Giro per strada e vedo che la gente sta al telefono ed è felice solo per il tempo di un selfie. Mi sembra sia tutta una spinta a essere per forza di cose protagonisti, e questo ha rovinato molto la relazione tra le persone. Si tratta di una proiezione del sé che in fondo è ridicola. Personalmente trovo molto più gusto nel realizzare le cose manualmente ed entrare in contatto con la materia. Al di là delle tante potenzialità offerte, è qualcosa che non ritrovo nelle nuove tecnologie.

Supernatural © Courtesy of Federico Lanaro