Quando in Valle d’Aosta c’erano le lontre

Estinte negli anni ‘60 in tutte le Alpi a causa della distruzione e della frammentazione del loro habitat, sono oggi presenti, anche se con tre soli esemplari, nel Centro acqua e biodiversità della Valsavarenche, dove i visitatori possono fare la loro conoscenza
Fino agli anni ’60 del secolo scorso, insieme a stambecchi e marmotte, tra le montagne della Valle d’Aosta c’erano le lontre. C’erano, e oggi non ci sono più, perché questi mammiferi terrestri adattati all’ecosistema acquatico si sono estinti sulle Alpi e in quasi tutta Europa a causa dell’inquinamento, della distruzione dell’ambiente e della frammentazione dell’habitat.
«È probabile che questi problemi fossero minori in Valle d’Aosta, ma l’impossibilità di incontrare altre lontre ha poi determinato l’estinzione anche qui», racconta Caterina Ferrari, responsabile del Centro acqua e biodiversità del Parco Nazionale Gran Paradiso. «Stando a quanto ci è stato possibile ricostruire, la lontra era presente principalmente sul fondovalle, ma anche in valli laterali ad altitudini più elevate, come la Valsavarenche».
Centro Acqua e Biodiversità rovenaud
Il Centro Acqua e Biodiversità di Rovenaud © Caterina Ferrari

La visita al Centro acqua e biodiversità

Il Centro sorge a Rovenaud, nel Comune di Valsavarenche: ha aperto le porte nel 2019 in una zona di risorgive spontanee, dove un tempo erano in funzione una segheria e un mulino alimentati ad acqua.
«Le finalità sono principalmente due: avvicinare i visitatori alla conoscenza degli ambienti acquatici di alta quota, particolarmente fragili e minacciati, e fare ricerca scientifica e monitoraggio», prosegue Ferrari. «Insieme a Università e partner europei ci occupiamo della conservazione e dello studio di questi ecosistemi e dei loro abitanti». Non si parla solo di lontre, dunque, ma sono certamente questi animali i principali portavoce del messaggio di tutela ambientale. Nella struttura oggi vivono tre esemplari di lontra euroasiatica, facilmente osservabili dai visitatori mentre giocano in acqua o riposano sulla riva. «Sono tre femmine, le nostre ambasciatrici: ci aiutano a far capire quanto è bello un ambiente in cui è possibile osservare tutte le specie che lo caratterizzano».
Centro Acqua e Biodiversità lontra sott'acqua
Una lontra sott'acqua nel Centro Acqua e Biodiversità © Caterina Ferrari

L’habitat delle lontre sulle Alpi

La “casa” delle lontre è un ambiente umido: non è importante solo il corso d’acqua, ma anche la vegetazione circostante, ideale per cacciare, mangiare e dormire. I corsi d’acqua servono per trovare cibo, scappare in caso di pericolo e anche spostarsi.
«Quando è sola, la lontra può sfruttare tane a meno di un chilometro dall’argine, ma potrebbe anche spingersi cinque o sei chilometri nell’entroterra. Il territorio di una femmina si estende per una decina di chilometri, molti di più per il maschio», spiega Ferrari.
Non è scontato oggi riuscire a trovare un habitat sufficientemente esteso con queste caratteristiche: al momento c’è attenzione nei confronti di un’eventuale espansione naturale della specie sull’arco alpino, ma non è prevista una reintroduzione forzata. La presenza delle tre lontre nel Centro ha uno scopo diverso:
«Sono arrivate dalla Polonia nel contesto di un progetto europeo per il mantenimento di una popolazione di lontra euroasiatica in cattività che possa, se necessario, provvedere a eventuali progetti di ripopolamento in altre zone. È una garanzia che questa specie non si perda, dato che è ancora a rischio».