Vittorio Lombardi mecenate illuminato: da villa Cordellina al K2

Il 27 giugno 1957 ci lasciava Vittorio Lombardi, mecenate illuminato e tesoriere della conquista italiana del K2

Vittorio Lombardi sulle Alpi: copertina del libro di Savio e Trevisan edito dalla Cierre ed., 2014 (Archivio Luca Trevisan).

“In fondo ad un prato incolto, c’era una villa in un pauroso abbandono. Ma pur in tanta distruzione e abbandono la fabbrica conservava una solenne e amara dignità di regina spodestata e sola, come una bella donna ferita. Era come se avessi visto sul bordo della strada una bella donna in fin di vita. Il bisogno di venirle in aiuto fu più forte di me”.

Villa Cordellina Lombardi © (Archivio Luca Trevisan)

Vi sono uomini che, più di altri, sanno tenere saldamente unite la passione per l’arte e quella per la montagna. Fra questi, Vittorio Lombardi (Inzino, 14 luglio 1893 - Modena, 27 giugno 1957), di cui sono le parole riportate in apertura: parole che egli stesso aveva riferito all’amico Dino Buzzati e che, per il suo tramite, sono giunte a noi.

 

Rientrando a Milano, dove abitava, Lombardi nella tarda estate del 1953 passò dinanzi alla villa Cordellina di Montecchio Maggiore (Vicenza), capolavoro dell'architettura veneta del Settecento allora in stato di abbandono: ne colse il valore - il salone di rappresentanza è affrescato dal Tiepolo - e, avendo a disposizione capitali adeguati, intese acquistare e restaurare la villa per donarle nuova vita.

 

Il suo mecenatismo in quello stesso periodo si stava orientando anche verso il mondo della montagna. Ricco industriale, egli era anche consigliere del Cai nazionale. Grande amico di Ardito Desio, fu proprio Lombardi a garantire al celebre geologo, di fronte al voltafaccia del governo italiano, i finanziamenti necessari al perfezionamento della spedizione italiana al K2 prevista per l’estate del 1954.

La spedizione italiana davanti al K2 nel 1954 (Archivio CAI).

Egli anticipò i suoi capitali credendo fortemente nell’impresa capeggiata da Desio, millantando l’esistenza di una cordata di imprenditori che, a suo dire, avevano iniziato a contribuire di tasca propria al fine di favorire la spedizione. Ciò provocò davvero un desiderio diffuso in seno all’alta borghesia italiana dell’epoca di sostenere il progetto di Ardito Desio, rendendolo in tal modo possibile.

 

Grazie al mecenatismo di Vittorio Lombardi, pertanto, la spedizione italiana poté partire alla volta del Pakistan, consapevole di doversi giocare al meglio quell’opportunità. Nel 1953, anno in cui Hillary e Tenzing Norgay avevano raggiunto per la prima volta nella storia la vetta dell’Everest, gli americani avevano tentato la vetta inviolata del K2, senza riuscire nell’impresa, ma ottenendo nuovamente dal governo pakistano i diritti di scalata per il 1955. Il 1954 era invece l’anno degli italiani e nessuno avrebbe voluto perdere quell’occasione propizia.

La spedizione italiana al K2 nel 1954 (Archivio CAI).

Quando il 31 luglio Compagnoni e Lacedelli, con l’aiuto determinante di Bonatti e Mahdi, misero piede sulla sommità del K2, il capospedizione Desio non ebbe dubbi. Pochi giorni dopo, da Skardu, fece inviare in Italia un telegramma con cui comunicare il clamoroso successo. Non lo spedì né al Presidente della Repubblica, né al Presidente del Consiglio. Bensì all’amico Vittorio Lombardi, del cui aiuto determinante non si era dimenticato. 

Telegramma con cui viene comunicata a Vittorio Lombardi in Italia la conquista del K2 avvenuta il 31 luglio 1954 (Archivio CAI).

Fu quest’ultimo, dal “campo base arretrato” di Milano, com’era solito definirlo, ad alzare la cornetta del telefono per riferire la notizia all’amico Dino Buzzati, che attraverso le pagine del Corriere della Sera rese nota l’impresa all’Italia e al mondo intero.

Ardito Desio e Vittorio Lombardi (Archivio Luca Trevisan).

 

Bibliografia essenziale di riferimento

A. Savio, L. Trevisan, Vittorio Lombardi mecenate illuminato e tesoriere della conquista italiana del K2, Cierre ed., Sommacampagna 2014.