«Salviamo gli impollinatori»

Il Parco Dolomiti Bellunesi continua anche quest'anno lo studio e monitoraggio di specie fondamentali per la riproduzione dei fiori. Nelle prossime settimane i primi risultati
«Oggi gli impollinatori stanno scomparendo, a causa della perdita di ambienti naturali, dell’inquinamento, dell’uso spesso eccessivo di sostanze chimiche in agricoltura. In Europa una specie su dieci di ape o di farfalla è in pericolo di estinzione. Le Alpi sono una delle aree più ricche di impollinatori: ospitano 600 specie di api selvatiche, ma la metà di queste oggi rischia l’estinzione».

Ruolo fondamentale per la riproduzione dei fiori selvatici e delle specie coltivate

Lo sottolinea in una nota il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, che ricorda come moltissime piante per riprodursi hanno bisogno degli insetti impollinatori. Dunque queste specie rivestono un ruolo fondamentale per l'ecosistema. Continua la nota
«Oltre all’ape mellifera esistono migliaia di specie di impollinatori: api selvatiche, Ditteri Sirfidi (piccole mosche colorate simili alle vespe), farfalle e Coleotteri. In Europa ci sono 2000 specie di insetti impollinatori, che garantiscono la riproduzione del 78% delle specie di fiori selvatici e dell’84% delle specie coltivate. Senza impollinatori non avremmo, ad esempio, mele, agrumi, fragole, fagioli, cetrioli, pomodori e peperoni. La produzione agricola europea garantita dagli impollinatori vale 15 miliardi di euro l’anno».
Costa dei Nass © Archivio PNDB - Enrico Vettorazzo

Il progetto di ricerca del Parco

Per approfondire le conoscenze sugli impollinatori e raccogliere informazioni che possono essere utili per contrastarne il declino il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha avviato lo scorso anno, con il finanziamento del Ministero dell’Ambiente, un progetto di ricerca su questi insetti, coinvolgendo l’Università di Bologna e la Fondazione Mach di San Michele all’Adige.
«Nelle prossime settimane saranno disponibili i risultati del primo anno di indagini. Data la rilevanza dei risultati raccolti lo scorso anno, il Ministero dell’Ambiente ha rifinanziato il progetto, che potrà quindi proseguire anche nel 2021, con il coinvolgimento dell’Università di Bologna e del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova».