«Gli appassionati di montagna di tutta Europa conoscono l'Alpe Devero, luogo famosissimo per l'escursionismo a misura di famiglia, per lo sci - alpino e scialpinismo - per le ciaspolate, i lunghi percorsi escursionistici e le ascensioni alpinistiche, per l'arrampicata sportiva. Insomma, per la fruizione turistica a 360° della montagna, durante tutti i mesi dell'anno. L'Alpe Devero, incuneata a nord della Val d'Ossola (a sua volta incuneata a nord del Piemonte, tra i cantoni della Svizzera) è un luogo iconico, che ogni anno attira migliaia di visitatori di ogni genere».
Queste le parole di Matteo, Veronica e Martina, tre appassionati di molte delle discipline di cui sopra (escursionismo, alpinismo, sci, arrampicata...) e, soprattutto, appassionati delle valli che amano, per nascita o adozione, che hanno ideato un nuovo cammino, la Gran Via del Devero. «Questo cammino vuole essere qualcosa di analogo ai grandi cammini internazionali, da percorrere in totale autonomia organizzativa, senza bisogno di agenzie turistiche, e confidando, appunto, solo sulle notizie e i contatti di una guida concepita ad hoc».
Qual è l'inizio di questa storia?
«La Gran Via del Devero è nata in un modo forse del tutto originale, unico e "sui generis". Amiamo definire la nostra idea come la “scoperta di una novità” e, contemporaneamente, come la “riscoperta dell'esistente”. Abbiamo ideato un modo ancora non pensato di raggiungere il Devero senza neppure utilizzare la macchina, lungo sentieri esistenti, ma mai congiunti in un unico tracciato».
Parlateci del percorso.
«Esso si snoda attorno al massiccio del Monte Cistella, tra le valli Antigorio, Buscagna, Cairasca e Divedro e realizza un collegamento tra sentieri preesistenti, ma finora mai concepiti in un unico, magnifico e stupendo itinerario di trekking alpino. Si parte e si ritorna alla Stazione di Domodossola (o da quella di Varzo) e si attraversano alcune delle valli più belle della regione. È un percorso con numerosi punti di appoggio, per dormire, mangiare o fare scorte, e con infinite possibilità di estendere la visita oltre i cinque giorni di cammino necessari per percorrere le cinque tappe dell'itinerario. Potenzialmente, sul tracciato e i suoi dintorni, ci si potrebbe passare infatti un mese, compiendo escursioni nei luoghi vicini o meno prossimi ai paesi di arrivo delle varie tappe».
Con la vostra iniziativa quale turismo intendete promuovere?
«Vogliamo promuovere un nuovo modo di fare turismo in Ossola, raggiungendo, lungo sentieri di una bellezza commovente fin dalla prima tappa, città, paesi e alpeggi stupendi e accoglienti. La riscoperta è quella di sentieri, appunto, già tracciati e spesso percorsi “separatamente”, dal Cammino. La riscoperta è la valorizzazione di un approccio antico, da viandanti, di percorsi che alpigiani e viaggiatori utilizzavano per attraversare l'Ossola e raggiungere la Svizzera o viceversa. La Gran Via percorre alcuni tratti della Via Stockalper che congiunge Domodossola a Briga e alcuni tratti di Alte Vie della zona, come l'Alta Via della Val Divedro, ad esempio».
Cosa vi ha spinti a cimentarvi in questa avventura?
«La Gran Via del Devero è un dono alla propria terra fatto con amore, dedizione e passione da tre appassionati montanari, ma soprattutto, è un dono fatto da questa terra noi, che abbiamo pensato di dedicare sforzi a tracciare un cammino nuovo su percorsi antichi: l'Ossola vissuta lungo la Gran Via è una rivelazione di bellezza ad ogni passo. È adatta a chiunque, dal momento che non percorre sentieri esposti o difficili, ma sentieri facili da seguire e stupendi da percorrere, dal primo all'ultimo metro; è il dono di tre innamorati alla terra che amano e alle comunità che questa terra popolano da secoli.
In apertura avete accennato all'esistenza di una guida
«Dopo l’idea di congiungere sentieri esistenti in un unico tracciato – logico e fruibile da qualsiasi escursionista dotato di un poco di esperienza – è seguita quella di una guida del cammino stesso, indipendente e auto-prodotta, ora reperibile nelle migliori librerie del territorio e online. Una guida che offrisse informazioni per punti tappa, rifornimenti, alloggi, collegamenti, varianti, estensioni del percorso, eventi culturali, curiosità e note storiche, il tutto accompagnato da un piacevole corredo fotografico e da buone cartine, oltre che dalla possibilità di farsi spedire le tracce GPX, per poter seguire il percorso anche con una semplice app sul cellulare. La cosa fantastica è che, per questa realizzazione, non è stato necessario spendere neppure un centesimo di denaro pubblico, dal momento che i sentieri sono sempre stati lì».
Come può nascere dunque un moderno cammino?
«Con una semplice idea, con tanto studio su cartine e tante giornate spese a percorrere, cercare, ripercorrere tracciati; con impegno a inventare un nome, un logo (che è diventato un adesivo che aiuta l'orientamento sui sentieri già ottimamente segnati e manutenuti dal Cai); con dedizione per scrivere una prima Guida del percorso, che aiuti i primi viandanti a trovare soluzioni di mobilità, alloggio, rifornimento e a conoscere le bellezze che il percorso attraversa e che, senza una buona conoscenza pregressa dei luoghi, non sarebbe agevolmente accessibile. Ci auguriamo che questo nuovo cammino laico sia un seme che cresce, di certo piantato in terra buona, facendo frutti di cui tutti - territorio, ambiente naturale, viandanti, villeggianti e ossolani - potranno trarre vantaggio».