"La gioia è tornata con voi, la pace, la vita"

In occasione del 25 aprile, prendiamo la "strada dei monti" insieme a Rosetta Solari e alla sua scelta di lotta e di speranza.
Prendere la strada dei monti © Andrea Greci

Ci sono momenti storici dove ragazze e ragazzi devono diventare donne e uomini troppo in fretta. Prendere decisioni da adulti con ancora le mani sporche dei giochi infantili. Nell'autunno del 1943 e nei mesi successivi, quelle decisioni furono appassionate, drammatiche, violente, laceranti, pericolose. A volte furono scelte pensate, meditate e consapevoli, altre volte prese d'istinto, di “pancia”. Quello che conta è che furono “scelte”. Per chi prese la “la strada dei monti” per non chinare la testa”, per citare Italo Calvino*, le motivazioni furono senza dubbio molteplici ma alla base c'era vedere “a portata di mano oltre il tronco il cespuglio il canneto l'avvenire di un giorno più umano e più giusto più libero e lieto”, dopo più di vent'anni di regime, repressione, ingiustizie, dopo aver visto emanare leggi razziali, dichiarare guerre, dopo aver subito rappresaglie, deportazioni e rastrellamenti. 

Tra chi scelse di lottare contro il fascismo e nazismo, oggi vogliamo ricordare Rosetta Solari, una di quelle ragazze diventate donne nel volgere di una stagione, a 26 anni membra attiva e combattente della Resistenza sull'Appennino Emiliano.

Nata a Borgo Val di Taro nel 1918, dopo aver concluso le scuole primarie raggiunge una sorella in Scozia dove frequenta le scuole secondarie, presso la Montrose Academy. Ritornata in Italia affronta come privatista l’esame di abilitazione magistrale. Successivamente si iscrive alla Facoltà di Lingue moderne e letteratura americana dell’Università Ca Foscari di Venezia. L’8 settembre del 1943 è a Borgotaro. I suoi fratelli entrano nelle formazioni partigiane ed assumeranno i nomi di battaglia di Gek e Aldo. Entrambi rivestiranno cariche di comando nelle Brigate di appartenenza. Nel Marzo del 1944, i fascisti della Repubblica di Salò si presentano a casa sua per arrestare suo fratello Eugenio. Non trovandolo, arrestano Rosetta chiudendola nelle celle delle carceri di San Francesco di Parma per 40 giorni. Dopo essere stata liberata, Rosetta si unisce ai fratelli, che facevano parte delle prime formazioni partigiane a Tomba vicino al crinale del Monte Penna. Quando i Partigiani Borgotaresi hanno lasciato Tomba e il Monte Penna per portarsi ai Linari di Baselica con il Gruppo Molinatico ha seguito questa formazione assieme al fratello Giuseppe (GEK). È in questo modo che entra nelle fila della neonata prima brigata Julia, spostandosi a Ermeleto sopra a Caffaraccia. Nella formazione ha ricoperto il grado di Commissario Politico di Distaccamento. 

Partecipa alla guerra partigiana con il nome di battaglia di Rosetta e, nonostante i disagi, le traversie e i pericoli che la vita partigiana comporta, in modo particolare per una donna, trova il tempo di annotare tutto ciò che vede e sente. Ha partecipato alla Liberazione di Borgotaro iniziata l’8 aprile 1945 e terminata con la resa del Comando Tedesco posto all’interno di Palazzo Ustacchini e di tutti i distaccamenti Tedeschi dei caselli ferroviari e della stazione ferroviaria di Borgotaro avvenuta in tarda serata del 9 aprile 1945. Durante l’attacco al Comando Tedesco asserragliato all’interno del Palazzo Ustacchini intimava la resa alle truppe Tedesche nella loro lingua. Dagli appunti presi durante la militanza partigiana, nasce il libro Una storia breve. Ricordi di una ragazza partigiana, una testimonianza preziosa con la quale Rosetta ha saputo non solo descrivere i fatti e gli episodi vissuti, ma anche “cogliere gli uomini come sono”, vale a dire descrivere intimamente i propri compagni di lotta. Una storia breve. Ricordi di una ragazza partigiana, è stato pubblicato l’anno prima della sua morte, nel 2006. Nel 1989 le prime memorie di Rosetta partigiana, che poi confluiranno in questo libro, erano intitolate Vestire gli ignudi.

La voce di Rosetta narra la Resistenza con chiarezza e nitore, non disgiunte però da una poetica a tratti vibrante ed emozionale, senza mai cadere nella retorica. Sincero e vivido è per esempio il racconto dei momenti di attesa: 

“Si riduce a questo la vita ai monti, si riduce ad aspettare. Aspettare il far del giorno o della notte per partire in azione, aspettare l'ora del rancio, il turno di guardia o di perlustrazione; nelle lunghe marce aspettare il segnale della sosta e di notte il sollievo di dormire. Il sollievo del letto di paglia in una stalla vicino allo sbuffar umido dei buoi e delle vacche o il sollievo di sprofondare nel fieno molle odoroso in una cascina. Aspettare”. 

Non mancano però momenti di forte legame per l'ambiente che accoglie i combattenti della brigata, quei monti dell'Appennino dove Rosetta era cresciuta e che la riaccolgono, nell'anno di militanza nella Resistenza. 

“Comunque quassù ci si sente bene, in alto, liberi e sospesi, e molto vicino al sole. Solo le vette dei monti sono ancor più in alto e, come noi, anche le vette a volte sembrano spostarsi. Nel sereno della sera prendono un piglio impersonale, distante, si allontanano. Ma nel pieno del giorno quando l'aria oscilla incandescente come una nuvola di polvere, i monti si stendono in una curva fluida e le vette come onde immobili si stagliano contro lo smalto azzurro del cielo”.

Un “sentirsi bene” che può dischiudersi finalmente e definitivamente dopo la Liberazione, quando Rosetta, ormai a maggio del 1945, scrive una poesia per salutare il ritorno a valle dei compagni partigiani che si conclude con un vero e proprio di inno di pace e speranza, che tanto ricorda i già citati verso di Oltre il Ponte.

Ed ora
per vuoti viali
la gioia è tornata
con voi,
la pace,
la vita.

Campane serali,
chiudete
la bella giornata
“Sia pace!
Sia Pace, mortali tra voi!

La vita sia amore
fraterno,
la patria
sorriso di madre!
Sia luce d’amore
la morte!”

*I versi di Italo Calvino sono tratti dal testo della canzone Oltre il Ponte, scritta nel 1959 e musicata da Sergio Liberovici.

Si ringrazia il Comune di Borgo Val di Taro per la sintetica ricostruzione della biografia di Rosetta Solari.

Il Murales dedicato a Rosetta Solari nel centro di Borgo Val di Taro ed eseguito da Gian Piero Lamanna © Stefania Mortali