Nichel, cobalto, litio: corsa a ostacoli all'oro verde in Italia e Austria

Il sottosuolo piemontese, da sempre ricco di minerali, è sotto i riflettori di multinazionali australiane che vogliono estrarre nichel e cobalto, materie prime strategiche necessarie per la transizione ad un modello di sviluppo basato su energie rinnovabili. Destino condiviso anche dai giacimenti minerari austriaci. A fare da sfondo alla vicenda, il green new deal e il piano UE per ridurre la sua dipendenza dai mercati esteri
Pian della Mussa, Balme © Flickr

Con i suoi 98 abitanti, Balme è noto per essere il più piccolo tra i Villaggi Montani certificati CAI. E, con i suoi 1432 metri si altitudine, per essere il più alto della Val d'Ala, una delle tre Valli di Lanzo. Negli ultimi anni sta diventando famoso anche per la resistenza che sta opponendo contro le trivellazioni del sottosuolo a multinazionali di esplorazione e sviluppo di minerali che cercano nichel e cobalto.

 

Questi due minerali sono tra le "materie prime strategiche", fondamentali per effettuare la transizione a energie rinnovabili, o green new deal, la strategia industriale europea per promuovere un'economia sostenibile e contrastare il cambiamento climatico. 

 

Dal 2019 ad oggi

Per comprendere la questione, bisogna fare un passo indietro e tornare al 2019: la regione Piemonte dà alla multinazionale australiana Altamin, ex Alta Zinc Ltd, che opera in Italia tramite la controllata Strategic Minerals Italia srl, una licenza per esplorare la zona di Punta Corna, nel comune di Usseglio (TO), un comune di meno di 190 abitanti, alla ricerca di materie prime strategiche

 

Qui, in particolare, ci sono miniere di cobalto che, come si legge sul sito dell'ISPRA, rendono il sito di importanza strategica europea. Lo sfruttamento di queste miniere è documentato sin dal 1753, quando il metallo era impiegato nella sintesi del vetro. 

Lago di Malciaussia, frazione del comune di Usseglio © Wikimedia


 

In seguito, il colosso australiano rivolge la sua attenzione anche a Balme, Lemie e Ala di Stura.

 

Il progetto è trovare i minerali e aprire miniere per avviarne l'estrazione

 

Si aprono due scenari con cui istituzioni e cittadini devono fare i conti. Da una parte questa potrebbe essere un'occasione interessante dal punto di vista economico: l'attività estrattiva garantirebbe nuovi posti di lavoro in valli poco abitate, in cui si vive principalmente di turismo. Dall'altra parte, c'è una forte preoccupazione che lo sfruttamento del sottosuolo possa costituire un serio rischio per l'ecosistema. 

 

Sin da subito, a Balme l'iniziativa non piace: il comune adotta una delibera di opposizione perché teme che l'estrazione renda la zona una miniera a cielo aperto, contaminando le falde acquifere e distruggendo l'economia turistica locale e le risorse naturali. 
 

Ad oggi, la speranza del comune è che il cobalto nelle miniere non sia così abbondante da giustificare i costi dell'operazione e l'attività estrattiva.

 

Nel 2023 il comune di Usseglio e la passata amministrazione - quella attuale è in carica dal 2024 - invece, si dimostravano più possibilisti sull'apertura delle miniere e sul valore economico che queste potrebbero rappresentare per il territorio e contro lo spopolamento delle valli, come riportato in un reportage su Internazionale: nuove infrastrutture, più occupazione, sempre nel rispetto dell'ambiente.

 

La questione è ancora aperta.

 

Non solo Balme

La presenza mineraria fa tribolare anche i comuni d'Oltralpe: sotto la Koralpe, in Carinzia, il terreno sarebbe ricco di minerali contenenti litio, sui quali la società australiana European Lithium vorrebbe mettere le mani. Nel 2011 ha acquistato i diritti di estrazione dalla società privata Carinthian Mining Industry, per un affare grosso, di molti milioni di euro.

 

Eppure, in quattordici anni sono state ben poche le azioni intraprese dalla società: qualche trivellazione di prova e rinvii. Il progetto, infatti, doveva iniziare nel 2016, poi nel 2019, nel 2020, nel 2022 e infine nel 2025. Ad oggi non è ancora iniziato.
 

Nel novembre 2024, la società avrebbe annunciato che, secondo un esame del governo della Carinzia – più nello specifico del Ministero della Finanze, cui fa capo all'autorità mineraria – non è necessaria una valutazione di impatto ambientale – VIA. 
 

Non sono dello stesso avviso i comuni limitrofi - in particolare Frantschach-St. Gertraud e Deutschlandesberg, le due città tra cui c'è la galleria su cui la società ha i diritti di estrazione - e le ONG ambientaliste, che hanno avviato procedimenti giudiziari per chiedere il VIA. 
 

Oltre al VIA, alla società australiana mancherebbero anche altre licenze nonchè i capitali stessi per proseguire l'attività mineraria.

 

Il timore, visti i tanti rinvii, è che si tratti di un progetto puramente speculativo, nato per far crescere il prezzo delle azioni in borsa per poi trarne profitto con la vendita. 
 

Materie prime strategiche

Batterie e motori per auto elettriche, magneti permanenti, turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, apparecchiature per la difesa. Alla base di questi e altri prodotti ci sono le materie prime critiche, risorse naturali essenziali per permettere la transizione energetica, quindi la realizzazione di un modello di sviluppo decarbonizzato, basato su energie rinnovabili e principi di efficienza energetica

 

Sono definite critiche vista la loro rilevanza dal punto di vista economico, ma anche la loro concentrazione in alcune zone specifiche della Terra. In più, per mettere in atto la strategia di transizione UE, al momento, non ci sono alternative valide a prezzi accessibili.
 

Oggi le materie prime critiche sono 34, e tra di loro ce ne sono 17 definite strategiche: il nichel, la grafite, il gallio, il manganese, il titanio metallico, i metalli del gruppo del platino, le terre rare pesanti e leggere, il germanio, il silicio metallico, il cobalto, l'alluminio/bauxite, il litio, il tungsteno, il bismuto, il boro/borato, il rame. 
 

Si tratta di risorse di cui L'UE punta ad approvvigionarsi in maniera esponenziale, ma alcune complessità legate alla loro produzione ostacolerebbero il piano. 

 

L'UE, infatti, è scarsa di questi materiali, e deve dipendere da altri paesi per importarli: le terre rare vengono dalla Cina, il litio dai paesi andini, il cobalto dalla Repubblica Democratica del Congo. 

 

Per ridurre questa dipendenza, l'UE ha varato un piano per il 2030 che prevede che almeno il 10% di queste materie prime sia estratto sul proprio territorio, che il 40% del consumo annuo debba provenire da processi di trasformazione interna all'UE e almeno il 25% dal riciclo

 

Pertanto, ne incoraggia la ricerca sui propri territori. 
 

Miniere di Balme

Le Valli di Lanzo sono ricche di miniere, la cui attività estrattiva risale al XIII secolo. Qui si sono estratti minerali come ferro, rame e argento, ma anche talco – è famoso l'ecomuseo Antica Miniera di Talco Brunetta. Con il tempo, i giacimenti sono stati chiusi sia per l'avvento dell'industria sia perché accedervi era diventato complesso, e si sono trasformati in musei o testimonianze storiche.