Silvestro Franchini tenta il Lhotse: «Voglio completarmi»

L'alpinista trentino è in partenza per il Nepal, dove proverà a salire il quarto Ottomila più alto del pianeta: «Gnaro Mondinelli mi ha prestato la tuta, speriamo che porti fortuna»

Silvestro Franchini ha le valigie pronte, anche se a oggi – 19 aprile- non è ancora volato per Dubai e da lì per il Nepal, dove tenterà il Lhotse. «Ci hanno cancellato il volo, e anche se mi sono preso una finestra di tempo abbastanza ampia, mordo il freno perché la voglia è davvero tanta e anche l'impazienza».

L'alpinista trentino non ha mai provato un Ottomila: sarà un'esperienza ricca di incognite, ma Franchini è molto determinato. Con lui anche Mario Casanova. «All'inizio doveva prestarmi la tenda, alla fine viene anche lui. Proveremo a collaborare, anche se poi, una volta che sei lì, ognuno ovviamente va un po' in base alla propria condizione. Per me questo viaggio è un sogno, come alpinista vorrei essere completo e questa è l'occasione giusta per riempire un'altra casella».

Silvestro ha 37 anni: guida alpina a Madonna di Campiglio, ha approfittato del momento buono della stagione per dedicarsi a questo progetto. «Ho tempo fino a inizio giugno, quando ci saranno i primi lavori qui, con i clienti. Dovremmo avere una finestra sufficientemente ampia per riuscire, l'idea è quella di salire per la normale, che comunque è la normale al quarto Ottomila più alto del pianeta. L'ultimo campo è sotto la cima, al termine di un canale di neve, ma noi non intendiamo utilizzarlo». Per il push Silvestro partirà più in basso, contando sulle sue doti atletiche e un buon allenamento. «Attaccherò direttamente dal campo due, a quota 6.400 metri, o dal campo tre, a 7.500. Voglio fare un bell'acclimatamento, dovrò fare un paio di notti in quota. Comunque sono bene allenato e sono curioso di vedere come il mio corpo reagirà lassù».

A gennaio Franchini è stato sul Cerro Torre con un cliente, tentativo abortito prima della cima, ma tante altre sono state le esperienze in Sud America per l'alpinista trentino. «Ho fatto tutti i 6mila più alti del Sudamerica e l'Aconcagua, salito senza acclimatamento. Due anni fa invece sono stato in Nepal e ho scalato l'Ama Dablam dal campo base. Per me questo però è proprio un regalo che mi sono fatto dopo l'infortunio del 2020 e anche se mi dispiace tantissimo non vedere per così tanto Brenta e Luce (le sue bambine, ndr), ho proprio voglia di fare questa esperienza».

Franchini avrà anche un “talismano”. «Silvio Mondinelli mi ha prestato la sua tuta, speriamo che porti bene!».