20.06.2024 - - - alpinismo arrampicata cultura storia
L’Ago Teresita è uno dei pinnacoli rocciosi più slanciati ed estetici della Grignetta. La sua altezza (50 m) è modesta ed è percorso da poche ma impegnative vie, tutte molto esposte.
Curiosa è la presentazione che Gian Carlo Grassi ha inserito nel suo libro 90 Scalate su guglie e monoliti (Görlich 1987):
Fra i capolavori di pietra della Grignetta, l’Ago Teresita, un fuso rivolto verso il cielo, è quello che rappresenta più di tutti un ostacolo psicologico a chi intenda salire sulla sommità. Solo il momento dell’azione dissipa dubbie ed incertezze, riproponendo la scalata nella sua giusta dimensione. Lo Spigolo APE e la via Gandini non sono opera di specialisti abituati a scorgere appigli e appoggi microscopici tra la minuta grana della roccia, rappresentano piuttosto un archivio ricco di storia, fanno pensare ad un’epoca di conquista sempre più lontana, ma ancora palpitante in un paesaggio di roccia, arido, lunare, capace di sfuggire all’interpretazione comune. Di qui passarono i pionieri della moderna arrampicata… Forse questi deserti sono fatti apposta per non essere decifrati. Bisogna ribaltare le nostre conoscenze abituali per afferrare il senso di strade che si sviluppano ancora troppo lontane le une dalle altre, ma la fusione di correnti diverse forse non rimarrà per sempre un’utopia. Il deserto è da sempre considerato come la simbolica partenza di una dimensione nuova del pensiero umano. La roccia solida o friabile, compatta o rugosa, può assumere significati personali o di dimensioni universali. Nell’angoscia o nella sicurezza l’uomo disegna la sua coreografia aerea nell’ambiente straordinario del grande abisso; nel deserto ritrova la pace dopo lo sconvolgimento della tempesta interiore sino a riappropriarsi della nozione del tempo. In quel momento, sulla sommità, si può capire quanto sia importante il profumo di roccia sulle mani, nei vestiti, sulla corda…
L’Ago Teresita venne conquistato, dopo alcuni tentativi compiuti da nord nel 1913, da Erminio Dones e Carlo Castelli il 13 settembre 1914. Gli apritori raggiunsero la parte superiore dello spigolo sud tramite il lancio di una corda dalla Guglia Angelina, evitando così la difficile parete basale e dedicando la via, qualche anno più tardi, all’A.P.E., l’Associazione Proletaria Escursionisti. La parte inferiore venne superata da Gaetano Polvara e Vittorio Ponti il 19 agosto 1919. Per facilitare le ripetizioni vennero infissi nella parte bassa dei gradini metallici che oggi sono da considerarsi totalmente inaffidabili.
“Sempre più in alto, per una nuova umanità” è il motto che l’Associazione Proletaria Escursionisti ha portato avanti dal 7 novembre 1919 quando venne fondata nelle città di Lecco, Milano e Alessandria.
Si trattava di un’associazione sportiva proletaria e antialcolica di chiaro orientamento socialista promossa da importanti alpinisti, che si impegnarono a far si che lo sport non fosse solo per un’élite borghese, ma per tutti. L’associazione venne interrotta dalle leggi liberticide del ventennio fascista durante il quale molti apeini divennero partigiani. Nel secondo dopoguerra l’associazione si ricostituì e, dopo un periodo di stallo, nel 2013 ha iniziato una nuova vita.
Chi desidera approfondirne la sua storia può leggere questi due libri:
Sentieri Proletari di Alberto di Monte (Mursia 2015)
Liberamente tra i monti di Barbara Curtarelli (Il filo di Arianna, 1999)