Dal Monte Bianco un appello per la mitigazione e il contrasto alla crisi climatica

Si è conclusa oggi la 4a edizione di “Climbing For Cimate”, promossa dalla Rete delle università per lo sviluppo sostenibile e dal Club alpino italiano. Le delegazioni hanno constatato, toccandola con mano, la sofferenza dei ghiacciai della vetta delle Alpi
Un appello per il potenziamento del contrasto alla crisi climatica, alla crisi ecologica e alla perdita di biodiversità, con particolare riferimento agli ambienti alpini, è stato lanciato nelle giornate di ieri e di oggi dal Monte Bianco, in occasione della 4a edizione di Climbing For Climate. I rappresentanti degli Atenei aderenti alla Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus) e del Club alpino italiano (Cai) sono infatti saliti sui ghiacciai del tetto delle Alpi in una due giorni di informazione, sensibilizzazione e proposta.
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Il Presidente generale del Cai Antonio Montani (dx) con la Responsabile Alpi di Legambiente Vanda Bonardo sul ghiacciaio © Cai

Il tempo è scaduto

I ghiacci del Monte Bianco stanno infatti fondendo rapidamente, come ogni ghiacciaio al mondo, per effetto del riscaldamento climatico e questa trasformazione ha come causa lo sviluppo squilibrato, le scelte economiche e lo stile di vita dell'uomo.
«Abbiamo trascorso due giorni sul Monte Bianco, ieri in Val Veny e oggi al cospetto del Dente del Gigante e del Grand Capucin per studiare i cambiamenti climatici, ma soprattutto per lanciare un grido d'allarme», ha affermato il Presidente generale del Cai Antonio Montani, intervenuto nella due giorni valdostana insieme a Mario Vaccarella (delegato della Presidenza generale all'ambiente e alla Rus) e a Paolo Valoti (delegato della Presidenza generale ai rifugi). «Ormai il tempo è scaduto, è necessario intervenire per la mitigazione e il contrasto all'aumento delle temperature. Questo vale per gli esponenti della politica, ma anche per noi appassionati delle Terre alte, che dobbiamo frequentare in maniera più attenta. Gli scienziati sono tutti d'accordo, siamo entrati nell'Antropocene, ossia l'era in cui l'ambiente è stato significativamente modificato dall'uomo. Dobbiamo porre tutti noi più attenzione all'ambiente e alla natura, è ora di invertire la rotta».
Montani ha poi evidenziato come l'attuale carenza idrica causata dalla siccità rischi di far chiudere anticipatamente un terzo dei circa 350 rifugi di proprietà del Cai. Ha inoltre manifestato l'intenzione di realizzare
«una campagna decennale di mappatura della situazione evolutiva della montagna in termini di ghiacciai, di permafrost e di crolli. Facendo rete è un obiettivo che possiamo raggiungere».
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Il Rifugio Torino, punto di partenza delle escursioni della seconda giornata di "Climbing For Climate" © Cai

Accelerare le azioni di mitigazione

«Secondo le analisi raccolte dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, per conservare una probabilità del 50% di limitare il surriscaldamento globale al di sotto di 1.5°C entro il 2100, le emissioni globali devono iniziare a ridursi entro il 2025 e scendere del 43% rispetto al 2019 entro il 2030», si legge nella nota della Rus. «Si tratta di scadenze ormai prossime, difficilmente traguardabili in assenza di una consistente accelerazione nelle azioni di mitigazione. Perfino l’azzeramento delle emissioni climalteranti nette al 2050 rischia di essere compromesso dall’insufficiente ambizione e concretezza dei piani nazionali».
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Davanti al Dente del Gigante © Cai

L'appello di università e Cai

È dunque necessario che il nostro Paese, a partire dalla pianificazione strategica energetica e da quella della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, imprima un’accelerazione agli sforzi concreti per salvare e proteggere il Pianeta e i suoi ecosistemi, a partire dai territori. In considerazione di ciò, le Università organizzatrici di “Climbing for Climate” e il Cai propongono alla Rus di rivolgere alle istituzioni regionali e nazionali l’appello ad adoperarsi affinché il patrimonio territoriale venga preservato e arricchito, attraverso il controllo delle sue dotazioni finite e il riequilibrio dei flussi di risorse rinnovabili. In particolare, si chiede l’attuazione prioritaria dei seguenti interventi: 1 – individuare analiticamente e su base integrata e sistematica i rischi per la preservazione del patrimonio territoriale e le opportunità e i benefici della sua tutela e valorizzazione, attraverso valutazioni quantitative integrate e nella prospettiva degli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030; 2 - adottare più rigorosi meccanismi di pricing delle emissioni, in grado di ridurre drasticamente l’impronta ecologica in tutti i settori-chiave: industria, trasporti, turismo, energia, edifici, agricoltura, acque, suolo, ecc.; 3 - individuare e implementare rapidamente misure incentivanti concrete e strumenti finanziari innovativi che il settore pubblico e privato possano impiegare per la protezione, rigenerazione e valorizzazione dell’ecosistema e dei suoi servizi, in chiave sostenibile; 4 - rivedere il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, allineando i suoi obiettivi almeno con quelli di “Fit for 55” dell’Ue e con l’azzeramento delle emissioni nette al 2050; 5 - attuare una profonda revisione dei sussidi ambientalmente dannosi riducendo drasticamente i sussidi diretti e indiretti alle fonti energetiche fossili; 6 - mobilitare investimenti, sostenere cultura, ricerca, tecnologia e innovazione per la conservazione e valorizzazione del patrimonio locale. La 4a edizione di Climbing For Climate è stata organizzata da Università degli Studi di Brescia, Cai Brescia, Università della Valle d’Aosta, Atenei piemontesi (Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte Orientale, Università di Scienze Gastronomiche), con i patrocini di Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), Conferenza dei Rettori delle università italiane, Comitato glaciologico italiano, Club alpino italiano, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Legambiente e Universitas Montium, con la collaborazione di ARrpa Valle d'Aosta, Fondazione Montagna Sicura e Comando Truppe Alpine dell'Esercito.
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Foto di gruppo dei partecipanti © Cai

Concretizzare una difesa reale dell'ambiente

Il presidente del Cai Brescia Angelo Maggiori, presente insieme al segretario Renato Veronesi, ha sottolineato il valore sinergico di questa iniziativa,
«che, attraverso il “pianto dei ghiacciai”, intende portare a conoscenza di tutti la tracimazione del clima verso il disastro. Quest'anno, oltre alla sensibilizzazione, siamo arrivati anche a delle proposte, che dobbiamo spingere nei confronti di chi ha il potere decisionale e che non ha più motivo di ritardare. Il Cai assicurerà il massimo sforzo affinché si concretizzi una difesa reale dell'ambiente, a partire da quello montano».
Clicca qui per vedere le foto della giornata di oggi nei pressi del Rifugio Torino.