Il 25 e il 26 novembre prossimi, Roma diventerà il teatro del 101esimo Congresso del Club alpino italiano: “La montagna nell’era del cambiamento climatico”. La crisi climatica che sta colpendo, con suoi effetti drammatici e improvvisi, anche i territori montani, impone che una grande associazione come il Cai rifletta su cosa possono fare gli amanti della montagna per contrastare i cambiamenti climatici in atto.
Tutti sono chiamati a dare il proprio contributo di riflessione e idee in un congresso che non sarà di climatologia, ma nel quale ci si interroga su cosa si può fare per approcciare, vivere, pensare, progettare la montagna in modo responsabile che consenta di preservarla per le generazioni future. Un processo partecipativo pensato come un cammino di avvicinamento al Congresso, basato sul coinvolgimento diretto dei soci e delle socie stesse. Una serie di domande dirette, poste attraverso il blog dedicato nel sito internet del congresso (https://congresso.cai.it/).
I numeri del congresso
Due le linee di azione: la prima di chiedere con forza alla politiche di adottare scelte coraggiose e lungimiranti; la seconda di mettersi in gioco in prima persona per ripensare le modalità di approccio alla montagna.
Tre i tavoli di lavoro, ognuno di essi divisi in quattro sottotavoli. “il Cai per il capitale naturale”, realizzato con l’obiettivo di passare oltre la generica definizione di ambiente e suddiviso in “le funzioni ecologiche ed i servizi ecosistemici”, “Ciclo dell’acqua – ghiacciai, Foreste”, “Recupero degli ecosistemi (Ecosystem restoration)” e “Citizen science”.
“Il Cai, la frequentazione responsabile della Montagna, i nuovi comportamenti consapevoli” invece, si sofferma sul confronto e sull’analisi dei quotidiani e attuali modi di vivere e frequentare la Montagna stessa. Quattro le sotto-tematiche: “I nuovi alpinismi”, “I nuovi sport”, “I nuovi stili di vita”, “I nuovi Rifugi (strutture e gestione)” e “Il nuovo CAI”.
Infine, nel terzo tavolo “Il CAI per lo sviluppo della Montagna – economia e politiche territoriali”, il Sodalizio ha l’occasione di esporre una sua proposta complessiva e chiamare la politica, le forze sociali, le altre Associazioni di protezione ambientale al confronto su questi temi.
Il processo partecipativo
Venerdì 23 giugno sono stati pubblicati sul sito del congresso, una serie di articoli relativi ai temi dei tre tavoli. Il primo, dal titolo “Mitigare i danni e ripristinare gli ecosistemi compromessi: una sfida sociale?”. “Limiti e responsabilità nel vivere la Montagna” è il titolo del secondo articolo. Il terzo invece, è “SNAI, fiscalità di vantaggio e professionalità per il rilancio delle aree interne”. Ognuno di essi ha l’obiettivo di porre una serie di domande ai soci. Si comincia con la definizione di capitale naturale e dei principi fondativi del Sodalizio. Si continua con la frequentazione responsabile della montagna, con il tema dei limiti e della responsabilità e infine si conclude con le politiche necessarie per favorire il ripopolamento e lo sviluppo dei territori montani: dalla fiscalità di vantaggio allo sfruttamento del territorio che non sia legato al solo vantaggio economico, passando al ruolo del Cai, come promotore di aggregazioni di enti locali per gestire al meglio sia i finanziamenti pubblici che i servizi territoriali.
Di seguito i primi commenti lasciati dai soci, con alcune idee e spunti che ampliano il discorso.
«L’ambiente comprende anche il contesto fisico e tecnologico oltre che naturale. Le linee elettriche, cabine di trasformazione, tralicci a sostegno degli elettrodotti, i fenomeni naturali fulminazioni dirette indirette o di prossimità. L'argomento comprende anche l’elettrocuzione e il modo con cui gestire, in caso di contatto, il soggetto da mettere in sicurezza e poi rianimare».
«Saper trasmettere l’alpinismo non è cosa facile. Ad oggi la percentuale dei soci che frequentano corsi base o di primo livello e che poi lasciano per darsi ad altro è ancora troppo alta. Come fare per legare maggiormente questi soci e per far sì che non venga perduto un investimento che avrebbe interessato anche altri è compito dei direttivi delle sezioni e dei direttori delle scuole che, in sinergia, devono trovare un punto di convergenza sulle attività post corso, inserendo magari in attività sezionali una o più uscite post corso riservata agli allievi dei corsi stessi».
«E’ indispensabile che il CAI si faccia promotore attivo di un modo corretto (che vuol dire responsabile, ma anche lento se serve) di frequentare la montagna. Bisogna decidere se il sodalizio deve seguire per forza l’onda della moda e abbracciare qualsiasi novità pur di portare gente in montagna (ma non è il suo compito) oppure assumere un atteggiamento più responsabile e farsi baluardo di una frequentazione consapevole dell’ambiente alpino».
«Forse un esempio che posso fare è quello del Comune di Sante Marie (AQ) che ha una popolazione di circa 1100 abitanti, ma che negli ultimi anni, grazie al loro Sindaco, si comincia a vedere il rilancio dell’ economia locale attraverso itinerari escursionistici, ciclo escursionistici: è stato proprio il cambiamento della politica interna a fare sì che questa parte di territorio sia oggi conosciuto. Nell’arco dell’anno si contano circa 6000 persone, provenienti anche dall’estero, che affollano questa cittadina solo per partecipare alle escursioni, e non è poco per un comune che stava subendo lo spopolamento».