Nuvole col berretto

Le foto che vi riporto, sono state scattate a distanza di pochi minuti, e ritraggono una nube che si chiama pileus, e che non è raro scorgere nel cielo nei giorni caratterizzati da instabilità. Il nome di questo tipo di nube, in latino, vuol dire “berretto” e infatti, a guardarla, sembra proprio costituire il cappellino della nube sottostante.

Qualche giorno fa, in un raro momento di pace, di quelli che si trovano solamente all'alba, quando tutti gli altri dormono, mi trovavo a sfogliare alcune edizioni di fine ottocento dei Bollettini del Club Alpino Italiano. Infatti, il giochino di digitare “meteorologia” nella barra di ricerca della biblioteca digitale del CAI si era rivelato molto più fruttuoso del previsto, e mi aveva catapultata in un tempo meraviglioso, fatto di resoconti di inaugurazioni di osservatori meteorologici in quota, saggi sull’importanza dell’osservazione del cielo, veri e propri trattati scientifici volti ad esporre nuove teorie circa i fenomeni che lo popolano. Quando ormai iniziavo a sentire i rumori delle persone che si svegliavano nel mio palazzo, mi sono imbattuta nel Bollettino numero 58, del 1891, molte delle cui pagine sono dedicate alle diverse sezioni di un capitolo intitolato Gli osservatorii sulle alte montagne. Una delle suddette sezioni riguarda lo studio delle nuvole, e in essa si legge: 

Le nuvole nel loro formarsi e trasmutarsi sono parte integrante del meccanismo atmosferico e accompagnano costantemente il tempo che cambia. Dal piano non si vedono che per la superficie inferiore; sulle montagne invece anche dall'alto e dai fianchi. L'azione periodica del sole sulle masse aeree durante il giorno, siccome il moto di queste nei grandi mutamenti delle stagioni e del tempo, potranno essere seguiti passo passo osservando le nubi e prendendone ad intervalli fotografie, documenti irrefragabili e preziosi da studiarsi poi. Saranno vere rivelazioni dovute solo alla posizione alta”. 

Contentissima, mi sono segnata su un foglietto il numero del bollettino e l’anno di uscita, ho chiuso il computer e di fretta mi sono preparata per andare a lavoro. Il paragrafo che qui vi ho riportato, in poche righe, apre la strada a numerosi ragionamenti: da quello sull’osservazione dei fenomeni meteorologici in montagna (di cui parlavo nella prima “puntata” del Nuvolario) a quello sulla tenera ossessione per il cielo sopra le nostre teste che ci porta a riempire i nostri rullini di foto di nuvole per interrogarci (forse) in un secondo momento su ciò a cui stavamo assistendo. 

Eccomi allora, 132 anni dopo, a scorrere nella galleria del telefono per riguardare i documenti preziosi scattati due giorni fa durante una camminata, e a cercarne spiegazione nei libri.

 

Le foto che vi riporto, sono state scattate a distanza di pochi minuti, e ritraggono una nube che si chiama pileus, e che non è raro scorgere nel cielo nei giorni caratterizzati da instabilità. Il nome di questo tipo di nube, in latino, vuol dire “berretto” e infatti, a guardarla, sembra proprio costituire il cappellino della nube sottostante. Tecnicamente, un pileus è una nube lenticolare che si sviluppa orizzontalmente e che viene formata da forti correnti ascensionali a bassa quota che stanno formando un cumulonembo e vanno ad agire sull’aria umida al di sopra di esso, sollevandola e portandola oltre il livello di condensazione.

 

Quando questa nube “a cappello” si trova al di sopra di un cumulonembo, parliamo di cumulonimbus pileus. A livello pratico, è bene sapere che nubi di questo tipo sono solitamente un buon indicatore di maltempo, proprio perché sono il sintomo dei moti ascensionali interni alla nube stessa, e, conseguentemente, a livello osservativo, sono fenomeni che cambiano forma molto rapidamente, quindi, se ne scovate una nel cielo, godetevela prima che scompaia!