stau e foehn: due fenomeni per comprendere i temporali

Passano i giorni e noi continuiamo ad assistere a fenomeni temporaleschi particolarmente intensi. E’ possibile che, nell’ascoltare i racconti dei suddetti fenomeni, soprattutto in relazione all’alluvione dell’Emilia Romagna e ai temporali che hanno interessato il biellese e la provincia di Verbano Cusio Ossola, vi sia capitato di sentire parlare di stau e foehn. Cogliamo allora la palla al balzo per imparare (o per ripassare) di cosa si tratti.

Passano i giorni, e noi continuiamo ad assistere, di persona o attraverso gli schermi, a fenomeni temporaleschi particolarmente intensi, che stanno portando piogge torrenziali, potenti scariche di fulmini e grandinate su tutta la penisola. E’ possibile che, nell’ascoltare i racconti dei suddetti fenomeni, soprattutto in relazione all’alluvione dell’Emilia Romagna e ai temporali che hanno interessato il biellese e la provincia di Verbano Cusio Ossola, vi sia capitato di sentire parlare di stau e foehn. Cogliamo allora la palla al balzo per imparare (o per ripassare) di cosa si tratti. 

Lo stau e il foehn sono due fenomeni tipici delle zone prossime alle catene montuose e ben conosciuti, per esperienza, da chi vi abita. Con effetto stau si indica la condizione meteorologica per cui una corrente d’aria, risalendo lungo una catena montuosa, si espande e raffredda, e perde una parte della propria umidità tramite condensazione e quindi precipitazione sotto forma di neve o di pioggia. Conseguentemente, superata la cresta delle montagne, l’aria che scende dalla parte opposta è secca, e nella sua discesa, si comprime e si riscalda, dando origine a quello che chiamiamo foehn. Questo meccanismo è tanto più forte, quanto più alti sono i rilievi che lo determinano, e si può rappresentare in maniera schematica come segue.

 

 

La spiegazione di cui sopra è un concentrato di leggi della dinamica e termodinamica e potrebbe aver destato più dubbi che creato chiarezza, proviamo allora a scomporla in alcuni passaggi. 

Innanzitutto, si parte dalla presenza di una massa di aria che viene sollevata dall’azione di venti forti che la spingono sul versante di una catena montuosa. L’aria, salendo, si trova a delle pressioni via via più basse, e quindi si espande. Seguendo le leggi della termodinamica, espandendosi, la sua temperatura diminuisce. Raffreddandosi, l’aria raggiunge quello che viene definito livello di condensazione e, come sottinteso dal nome, condensa, formando nubi e precipitazione. Il processo di condensazione, oltre a scaricare umidità, accelera il raffreddamento della massa d’aria durante la salita, grazie al rilascio di calore latente che lo caratterizza. Ecco allora che la massa d’aria, privata di parte della sua umidità e raffreddata, arriva a scavalcare la catena montuosa e inizia la sua discesa lungo il versante opposto. Durante la discesa, incontra una pressione via via più elevata, dunque si comprime e, per gli stessi principi della termodinamica citati sopra, aumenta la propria temperatura. Per questo motivo il phoen è un vento caldo e secco. 

Dei casi tipici di formazione di stau e foehn in corrispondenza delle catene montuose italiane sono i seguenti: venti umidi di provenienza atlantica o mediterranea soffiano verso l’Appennino, generando foehn sul versante Adriatico, oppure, come nel caso delle recenti alluvioni, correnti umide risalgono l’Adriatico e piegano a nord Ovest verso l’Appennino, generando precipitazione sul versante adriatico e foehn su quello tirrenico; il medesimo meccanismo interessa spesso l’arco alpino, con intense precipitazioni sul versante sopravento delle Alpi e un forte aumento delle temperature nelle valli e pianure a ridosso del versante opposto. 

fonte le scienze.eu