Vena Rocca o Peschio del Principe (1267 m)

Dal borgo medievale di Cittaducale a una panoramica sommità
Uno sguardo verso il Monte Giano e il Monte Calvo, dalla Vena Rocca ancora innevata © Giuseppe Albrizio

Facile escursione fatta tutta su strada sterrata che porta su uno sperone roccioso sul versante Sud del Monte Terminillo  da dove si ammira una parte della Valle del Fiume Velino, Monte Giano, il Gran Sasso d’Italia (si riconoscono il Corno Grande, il Corno Piccolo, Pizzo d’Intermesoli e Monte Corvo), il Monte Calvo e il Monte Nuria. Vena Rocca è conosciuto dai locali come “U Peschio Du’ Principe” (Peschio del Principe) ed era sicuramente un sito militare strategico, proprio sulla vetta ci sono delle rovine di una grande fortezza a protezione dei paesi di Antrodoco, Borgovelino, Castel S. Angelo, Mozza, Canetra e la piana dove scorre il Fiume Velino. Questa roccaforte comunicava con altre torri sparse nella zona come quella che si trovava sul Monte Torrecane (anche qui ci sono rimaste solo le fondamenta) e garantiva il controllo dell’importante via di comunicazione sottostante (la Via Salaria). La tradizione vuole che questa costruzione di epoca medievale era la residenza di un principe e una leggenda parla di tesori favolosi nascosti tra le mura e i basamenti che ancora sono visibili. Ogni tanto si incontra qualche appassionato “ricercatore” che gira con il metal detector tra i ruderi sperando in un ritrovamento fiabesco.  Dopo l’escursione conviene visitare il bellissimo borgo medievale di Cittaducale che presenta una stupenda piazza con fontana al centro (attualmente spostata leggermente  Nord-Ovest) e delimitata da palazzi, torri e chiese. Fondata nel 1308 da Re Carlo II d’Angiò in onore del figlio Roberto duca di Calabria ed erede al trono del Regno di Napoli. All’epoca rappresentava insieme a Civitella del Tronto l’ultima fortificazione settentrionale a difesa dei confini con lo Stato della chiesa. E’ appartenuta sempre all’Abruzzo (provincia dell’Aquila) fino al passaggio nel Lazio avvenuto nel 1927.  

Accesso

Cittaducale è facilmente raggiungibile perché situata sulla SS4 che collega Rieti ad Antrodoco.

Itinerario
Dalla piazza di Cittaducale (481 m) si percorre in salita Corso Giuseppe Mazzini, superata la Torre Angioina si segue a sinistra Via San Francesco, si passa accanto al cimitero e si sale sempre su asfalto. A un trivio (550 m) si va a destra (trascurare a sinistra Via San Felice da Cantalice), al successivo bivio andare dritti (Via San Francesco continua a sinistra), poi trascurare tutte le deviazioni sia a destra che a sinistra, si passa il serbatoio dell’acquedotto, una fonte e si arriva presso la grossa radura di Cesalunga (740 m, 1 h), dove termina l’asfalto.  Sulla radura erbosa c’è un rifugio forestale, una chiesetta degli Alpini, alcuni piccoli fontanili e altri manufatti in cemento nascosti da una pineta. Fin qui si può arrivare in auto risparmiando tra a/r 2 ore, un’ascesa di 260 m e 8 Km.

A piedi si continua in salita lungo la strada principale, ora molto dissestata, in direzione nord (lasciando il rifugio sulla destra), subito si trascurano due vie secondarie, una a destra e l’altra a sinistra. A un curvone in senso orario (785 m) si ignora la strada che continua in piano a sinistra e che percorreremo al ritorno (porta a Prata Coste), duecento metri più avanti si lascia a sinistra un’altra pista. 
Si continua a salire, si effettuano due tornanti (la zona è chiamata Montagna dei Cesoni) e si ignora a destra una sterrata che porta a Fonte Scentelle e al paese di Paterno (925 m). Al tornante successivo (935 m) si lascia un’altra strada a destra che si collega con quella ignorata pochi minuti prima e si sale ancora fino ad attraversare una grossa spaccatura artificiale fatta per facilitare il passaggio, la zona è chiamata "Montagna Spaccata". Subito dopo c’è uno spiazzo con due stradine secondarie a sinistra (966 m, 1.50 h), una sale e l’altra scende, trascurarle tutte e due e continuare sulla via principale quasi in piano (direzione Est). 

Più avanti si passa tra il Cimale Cardone a nord e il Cimale Paterno a sud, si trascurano altre strade secondarie a destra che scendono sui prati sottostanti e si arriva così al Laghetto (1050 m, 2.20 h) nei pressi dei ruderi del Casale Dentrocani e il Casale Lucarelli. Ancora avanti per pochi minuti e si arriva presso la Fonte del Cignale (1070m, 2.30 h) che si trova nel piccolo prato a sinistra della strada, a destra c’è un cartello escursionistico che indica un sentiero segnato che porta a Castel S. Angelo. Pochi metri avanti c’è una biforcazione (1080 m), la strada di sinistra, che è la principale, continua lungamente verso Terminillo, si va a destra e senza possibilità d’errore (ci sono indicazioni per il Peschio del Principe), trascurando tutte le deviazioni sulla destra, si arriva a toccare la Croce del Peschio del Principe o Vena Rocca (1267 m, 3.45 h). Ottimo il panorama sul Monte Giano, Monte Calvo (tra i due si intravede il Gran Sasso), Monte Nuria e i paesi sottostanti. 

Ritorno

Si percorre la stessa via di salita fino al paese (3 h).

Cittaducale © Giuseppe Albrizio

Partenza: Cittaducale (RT), 430 m
Arrivo: Croce del Peschio del Principe o Vena Rocca 1267 m
Lunghezza: 27 km (andata e ritorno)
Durata: 6.45 h (andata e ritorno)
Dislivello: + 840 m (andata e ritorno)
Difficoltà E
Punti d’appoggio: nessuno
Periodo consigliato: maggio-giugno e settembre-novembre

https://www.openstreetmap.org/#map=12/42.4209/12.9453

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