L’inverno ormai bussa alle porte un po' di tutte le regioni italiane, e nelle zone montane, ancor prima della neve, il gelo si impadronisce dei terreni.
Per chi è più attento anche ai dettagli del territorio che attraversa, è questo il momento in cui si possono iniziare ad osservare le mille forme del ghiaccio: non solo i candelotti del pieno inverno o le lastre consolidate da tante notti ghiacciate, ma per esempio quella formazione di ghiaccio che viene definita aciculare, e che è più facile da osservare proprio tra autunno e inverno.
Si tratta di ghiaccio che si forma nel terreno, sotto forma di aghi per un motivo molto semplice: il terreno in questa stagione (dopo le abbondanti piogge autunnali) è gonfio d'acqua; l'arrivo della temperatura più fredda apre la strada alla formazione del ghiaccio, ma come tutti sanno il ghiaccio, formandosi, si espande in volume rispetto all’acqua e dal momento che, in un terreno compatto l'espansione laterale non è ovviamente possibile, l'espansione avviene in verticale; ed è così che nel suolo si sviluppano verticalmente aghi di ghiaccio, anche molto lunghi (fino a 3-4 cm), che sollevano quello che è presente sulla superficie del suolo: rametti, sassolini, anche solo granelli di sabbia e di terra. Si viene così a creare uno strato di qualche centimetro di un terreno come “rigonfiato” dalla presenza di questi aghi di ghiaccio; talvolta ci se ne accorge camminandoci sopra perché sotto il peso del nostro corpo gli aghi di ghiaccio si rompono e il terreno “crocca” sotto di noi.
Da notare che questo è il meccanismo attraverso il quale certi suoli di montagna lentamente “si spostano” sempre più verso valle: ad ogni ciclo di gelo-disgelo infatti i singoli granellini di suolo vengono sollevati dalla formazione degli aghi di ghiaccio, per poi ricadere, al disgelo, guadagnando ad ogni ciclo qualche centimetro o millimetro verso valle: è quello che viene definito in termini geologici “soliflusso”.