Appunti di Natura. I paesaggi sonori della primavera

La primavera è arrivata e si sente, e non solo perché le temperature iniziano ad essere più piacevoli e il clima più dolce (cosa peraltro neanche del tutto vera, con i frequenti alti e bassi degli ultimi giorni), ma si sente soprattutto per le melodie canore degli uccelli che tornano a sentirsi nei boschi e nei prati. Al di là degli aspetti poetici dell’essere immersi in una tale e variegata moltitudine di melodie, vogliamo fare un piccolo approfondimento sulla varietà e sul significato dei “canti” che in questa stagione raggiungono la loro massima intensità. Se i mammiferi utilizzano principalmente il senso dell'olfatto per delimitare il proprio territorio marcandolo (con deiezioni, ma anche con altre tecniche quali per esempio sfregamenti e raspate in grado di lasciare contro alberi e terreno sostanze odorose prodotte da specifiche ghiandole, si pensi a raspate e fregoni dei Caprioli) gli uccelli marcano e si confrontano tra loro principalmente con segnali uditivi, i canti appunto. E questo è il motivo della variegata e originale fioritura di melodie che avviene nel bosco in questi giorni in cui oramai sono rientrati quasi tutti gli uccelli migratori. 

 

A segnalare il ritorno della primavera, come diceva un'antica filastrocca, si può in primo luogo sentire il canto del cucù, ovvero del cuculo, che la tradizione per la verità associava al mese di maggio, forse per licenza poetica o forse a testimonianza di un clima che una volta era diverso. Sempre su tonalità cupe, ma ancora più basso, l'onomatopeico verso dell'upupa “up up up”, che si può sentire anche molto vicino alle abitazioni nelle zone di campagna. Il picchio verde emette una caratteristica cosiddetta “risata”, mentre altri picchi utilizzano il loro tambureggiare come inequivocabile segno di presenza e avvertimento ai consimili. 

 

Meravigliosi i caroselli dei rondoni accompagnati dai loro gridi striduli, che sono più frequenti e diffusi nelle città, di cui gradiscono gli edifici antichi ricchi di cavità; mentre sui campi e sui canali, è più facile osservare e ascoltare l’allegro e un po’ caotico verso delle rondini. Un altro migratore tornato di recente e che accompagna le notti primaverili estive in maniera insistente (e talvolta anche poco sopportata) è l'assiolo, altrimenti detto chiù, che è la trascrizione in lettere dei suo insistente e ripetuto verso, che si può sentire praticamente tutta notte dalla sera alla mattina. Nei boschi montani la fanno da padrone i tordi, con il loro melodioso e ripetuto verso, mentre accanto alle zone più umide risuonano le note del più amato dai poeti: l'usignolo con il suo canto potente, ritmico, quasi ipnotico.

E poi ancora cinciallegre e cinciarelle, cince more e bigie dominano boschi e boschetti, così come allodole, prispoloni e strillozzi dettano la colonna sonora delle aree di prati e pascoli. Non c’è un angolo di Natura che nei prossimi 2-3 mesi non risuoni di melodie di ogni genere, riconoscere non è facile, occorre allenare molto l’orecchio, ma con l’aiuto di app e siti, ora è molto più facile di 20 anni fa; per chi volesse provare a imparare o per lo meno esplorare questo mondo…questo è il momento!