La storia della Cineteca del CAI - Il Festival di Trento (parte 1)

Un lungo percorso, quello del Festival, che si adegua in maniera sapiente alla necessità di una continua evoluzione dei linguaggi e conseguentemente amplia la programmazione in armonia con l’attualità, l’alpinismo, la montagna, l’ambiente e naturalmente il cinema. Il Festival di Trento, giunto quest’anno alla sua 71ª edizione, prosegue nel suo viaggio a dimostrazione della validità dell’intuizione iniziale del Club Alpino Italiano e del Comune di Trento. Per raccontarne la storia sarebbe necessario un intero volume. Mi sembrava giusto, in questa occasione, raccontare la nascita e i passaggi fondamentali di una manifestazione che ha ancora tanto da scrivere.
Il manifesto della prima edizione del Festival di Trento (1952) © copyright Film Festival Trento

Il 13 settembre 1952 ha luogo a Trento la riunione del Consiglio Centrale. Il Vicesegretario Generale Saglio interviene su una questione che potrebbe sembrare marginale rispetto alla storia della Commissione Cinematografia ma, come vedremo, non lo è. 

Saglio: dice che fornendo il CAI il materiale fotografico e il testo, la Ditta Malinverno potrebbe realizzare dei filmini 24x24, ottimo mezzo di propaganda nelle scuole. I filmini diventerebbero di proprietà della Ditta con la possibilità per il CAI di inserire lo stemma sociale. Le serie di diapositive, di cento fotografie ciascuna, montate su telai 24x36 potrebbero essere vendute o noleggiate alle Sezioni per serate di proiezioni. Sul tema intervengono numerosi Consiglieri, fra i quali Bertarelli (Commissione Propaganda), Chabod, Vallepiana e Buscaglione. Costa chiede a Bertarelli perché nella sua relazione non ha accennato alla Commissione Cinematografica, considerata l’enorme importanza che ha il cinema per la propaganda. Illustra quindi le difficoltà incontrate da Rolandi per organizzare il Concorso Cinematografico e quale sia il programma che la Commissione ha in animo di sviluppare in avvenire, avendo acquistato un automezzo per raggiungere le varie Sezioni per la programmazione di film. Le due Commissioni (Cinematografia e Propaganda, N.d.A.) dovrebbero lavorare in perfetta identità di vedute. Nato come “1° Concorso Internazionale della Cinematografia Alpina”, appendice del 64° congresso nazionale del CAI, nel 1955 esso diventa ufficialmente Festival, oggi Trento Film Festival.

Ripercorriamo brevemente quell’esordio con le parole di uno dei suoi Presidenti, Italo Zandonella Callegher.

Amedeo Costa, coadiuvato dal fido Rolandi, alla SAT, che si era assunta l’organizzazione del 64° Congresso del CAI, fece una proposta: indire per l’occasione una rassegna di film di montagna. Fu così che Costa “inventò”, con l’aiuto di alcuni suoi amici, il Festival del Cinema di Montagna “Città di Trento”. Sullo storico manifesto della neonata Rassegna si legge “C.A.I. FILM – Primo Concorso Internazionale della Cinematografia Alpina a passo ridotto. Trento 14-18 settembre 1952”. Era nato il primo festival del genere al mondo, secondo come nascita solo a quello di Venezia. Si costituì subito un comitato direttivo composto da Amedeo Costa Presidente, Sergio Tei Vicepresidente, Enrico Rossaro Segretario-Direttore, Mario Pedrotti, Remo Pedrotti, Ettore Scotoni, Enrico Stefan e Giovanni Strobele Consiglieri.

Trovata l’idea bisognava passare alla fase organizzativa ed artistica, poi al traguardo più spettacolare: quello delle proiezioni di film di alpinismo e di montagna in genere. Rolandi andò a Parigi ad incontrare Samivel (pseudonimo di Paul Marcel Gayet-Tancrède), quindi si mise in contatto diretto con alpinisti-registi di Innsbruck, Monaco e Zurigo che l’intraprendente Costa invitò a Trento. Erano pochi, a dire il vero, stavano sulle dita di una mano quelli con una buona esperienza, fra cui l’atletico attore-alpinista gardenese Luis Trenker (che non presentò alcun film), il romantico e fantasioso alpinista-scrittore-regista vicentino Severino Casara (presente con Il Campanile più bello del mondo e Le imprese di Emilio Comici), l’ottimo operatore e regista bolognese Mario Fantin (con Abecedario di pietra) e il regista-scrittore-disegnatore francese Samivel (in concorso con Cimes et merveilles). Gli altri, forse meno noti seppur bravi, erano l’austriaco Theo Hörmann presente addirittura con tre film; il belga J. Jongen; i francesi Roger Frison Roche, George Strouvé, Jean-Jacques Languepin, Jean Michelon e Guy Poulet oltre al già citato Samivel; gli italiani Fosco Maraini, Vincenzo Gatti, Adriano Zancanella, Mario Albertini, Renato Gaudioso, Rizzotti-Depaoli, Giuseppe Marzani, Leone Donò, Renzo Zampiero, Gastone Capitano, Giuseppe Ghedina e Ilario Menardi oltre alle tre case di produzione Incom, Dolomiti Film, Solaria Film e ai già menzionati Trenker, Casara e Fantin. 

Il battesimo doveva aver luogo nel più bel salotto di Trento, il Teatro Sociale. Invece i film furono proiettati “in un cinematografo di periferia”, l’Astra, che oggi non è più in periferia. L’edizione del 1952 fu subito un successo. Parteciparono sette nazioni con 39 film. Samivel strappò la corona del vincitore con il suo fantastico Cimes et merveilles

Nel corso della seduta del Consiglio Centrale del CAI del 14 dicembre 1952 a Pavia, fra i molteplici punti del giorno affrontati, si torna a discutere della Commissione Cinematografia. Rolandi legge una lunga relazione sull’esercizio 1951-1952 e sull’esito del Concorso Cinematografico tenutosi a Trento nello scorso settembre. Costa espone la necessità della Commissione Cinematografica di programmare cinquanta serate. Ciò richiede un impegno finanziario di circa un milione e mezzo. Precisa che la cifra non deve spaventare perché entro l’anno dovrebbe esserci l’introito derivante dai film proiettati nelle grandi città. Probabilmente questo compenserà gran parte di quanto necessario per realizzare il programma delle cinquanta serate. Il sistema migliore per queste proiezioni si è rivelato quello di garantire alle Sezioni la macchina da proiezione e una persona pratica di cinematografia, così da salvaguardare l’integrità delle pellicole Da un lato, dunque, un concorso che fin dagli esordi fa intendere le sue potenzialità, dall’altro la costante esigenza del CAI di fare propaganda per aumentare la base sociale: il cinema di montagna si pone di fatto come una priorità del Club Alpino del secondo dopoguerra e la Commissione Cinematografica è l’organo con cui gestire questo mezzo ormai irrinunciabile, per non dire strategico. Ma c’è un altro argomento che contribuisce ad aumentarne fin da subito l’importanza. Il Consiglio Centrale, nella riunione di Milano del 1° marzo 1953, affronta il tema delle spedizioni extra europee, che, nel corso degli anni successivi, si intreccerà per vari aspetti con le vicende della Commissione cinematografica. Chersi riferisce a lungo sull’argomento e sulle intenzioni dell’Accademico per l’organizzazione di spedizioni extraeuropee con particolare riferimento alle necessità economiche che tali iniziative comportano; riferisce ancora sulle spedizioni che stanno organizzando Carletto Negri e il professor Ardito Desio. Viene deliberata la costituzione di una Commissione per lo studio e la realizzazione di imprese extraeuropee, costituita da: Gruppo finanziatore, Gruppo tecnico e Gruppo di competenti. La presidenza della Commissione viene assunta da Chersi (1 – continua).