Se non dovessi tornare. La storia di Gary Hemming

Hemming era un ragazzo pieno di interessi, letteratura, arte, cinema, detestava imposizioni e conformismo, e univa questa vivacità intellettuale alla coscienziosità e alla precisione dell’alpinista di professione. Credeva nelle idee di John Muir sulla difesa di boschi e montagne, sul dovere di non lasciare tracce di sé tra le cime (...) Non amava rendere note le sue scalate, arrivando addirittura a pretendere dai suoi compagni di cordata di tacere su alcune « prime salite ».

In Se non dovessi tornare, Enrico Camanni racconta in forma narrativa la vita di Gary Hemming, l’alpinista americano noto per imprese di particolare valore e abilità tecnica, e per la personalità libera e sregolata. Mirella Tenderini, nel 1992 ne aveva pubblicato una ben documentata biografia nelle edizioni Vivalda, con la prefazione dello stesso Camanni. 

Hemming era un ragazzo pieno di interessi, letteratura, arte, cinema, detestava imposizioni e conformismo, e univa questa vivacità intellettuale alla coscienziosità e alla precisione dell’alpinista di professione. Credeva nelle idee di John Muir sulla difesa di boschi e montagne, sul dovere di non lasciare tracce di sé tra le cime, cercava di riportare indietro anche i chiodi; sosteneva tra l’altro che questi dovessero servire ad assicurarsi non per salire, e questo in anni in cui era normale usarne una gran quantità per scalare pareti di estrema verticalità. Non amava rendere note le sue scalate, arrivando addirittura a pretendere dai suoi compagni di cordata di tacere su alcune « prime salite ».  Era scrupoloso e severo nella pratica alpinistica, sapeva intuire le linee della montagna, calcolare tempi e variabili. 

Divenne celebre per un clamoroso salvataggio di vite umane, nel 1966. Due alpinisti tedeschi erano rimasti bloccati dal maltempo e dalle difficoltà della parete Ovest del Dru, nella catena del Monte Bianco; mentre le guide alpine di Chamonix paiono incerte sui modi di recuperarli, e pensano a una lenta e un po' macchinosa discesa dall’alto, Hemming comprende che il modo migliore per salvarli è raggiungerli da sotto. Raduna una “sporca mezza dozzina” di giovani alpinisti e li convince a seguire lui e l’altrettanto abile René Desmaison nell’impresa, che riesce. 

Pochi anni prima su quelle cime aveva aperto, con altri alpinisti, due vie importanti e molto difficili: nel 1962 la Diretta americana, proprio sul versante Ovest del Dru, nel 1963 la parete Sud del Fou. Conosceva bene quindi quella montagna. Morì il 6 agosto del 1969, a soli 35 anni, per un colpo della sua pistola che non sapremo mai se fortuito o voluto.

Copertina Gary Hemming. Una storia degli anni '60 di Mirella Tenderini

Con Se non dovessi tornare Camanni riannoda le file dei personaggi che ama di più, i “ribelli per giusta causa” raccontati in uno dei suoi libri più coinvolgenti, Alpi ribelli, edito da Laterza nel 2016, scrivendo con stile e passione un’opera che spero passi di mano in mano, soprattutto tra i più giovani. Dopo averlo finito di leggere consiglio di passare subito a quello di Mirella Tenderini (ristampato da Priuli & Verlucca e da Alpine Studio), per approfondire le vicende biografiche di un personaggio davvero unico nella storia dell’alpinismo. Il libro della Tenderini contiene fra l’altro un interessante scritto di Hemming, pubblicato nel 1964 nella rivista La Montagne et l’Alpinisme: riporta i principi etici di uomo libero e insofferente alle regole, ma sorprendentemente rigoroso sull’alpinismo e sulle montagne.

Fu la mitica Rivista della montagna a far conoscere nel 1983 Gary Hemming in Italia, con un articolo di Enrico Camanni, L’utopia oltre le montagne, e la traduzione di Andrea Gobetti del magnifico recit d’ascension di Hemming sulla salvifica impresa del Dru: indimenticabili pagine di roccia, coraggio e generosità che consiglio di recuperare.

Copertina Se non dovessi tornare, di Enrico Camanni