Quando pensiamo alle nostre montagne, Alpi e Appennini, ci accorgiamo come siano in parte “addomesticate”, al pari di quegli animali con i quali l’uomo convive da secoli se non millenni! Mucche (sarebbe corretto dire “vacche”), pecore e capre sono una componente imprescindibile dell’icona che raffigura verdi pascoli, malghe e paesaggi in quota.
Cambiamo scenario. Stamattina, facendo colazione con una scodella di latte, il pensiero è salito in quota, proprio fra quei pascoli che oltre a esserci utili sono così belli da ammirare.
Ma perché beviamo latte da adulti? E per lo più latte di altri mammiferi? Se ci pensiamo, questa è una usanza unica nel mondo animale. Tendenzialmente lo beviamo per “tradizione”, per “abitudine” e perché è noto quanto il latte sia ricco di nutrienti importanti. Ma sappiamo il perché abbiamo iniziato a consumarlo? Questa pratica alimentare, che ha provocato cambiamenti fisiologici importanti nel nostro corpo, consolidati e geneticamente tramandati fino ai giorni nostri, ha radici antichissime.
Le prime prove di tale consumo risalgono a circa 9000 anni fa in Turchia e consistono in tracce di grasso su cocci di ceramica. Come testimoniato anche da altri ritrovamenti nel Sahara risalenti a 6000 anni fa, sembra che bere latte fosse fondamentale per i popoli nomadi, che si spostavano in ambienti poveri di altre risorse (una sorta di escamotage per sopravvivere insomma). Sembra addirittura che in alcuni casi i popoli antichi fossero in grado di produrre dei derivati del latte, in sintesi degli antesignani di burro, formaggi, panna e yogurt.
Il latte come alimento ha poi seguito lo schema di diffusione dell’agricoltura, alla quale è collegato, e ha resistito allo stabilirsi di popolazioni stanziali.
Ma quand’è che l’uomo ha iniziato ad addomesticare animali da latte? Sembra che i primi bovini, ossia gli uri selvatici (Bos primigenius), siano diventati parte integrante della vita umana circa 10.500 anni fa (Neolitico) nell’Europa orientale, nel subcontinente indiano e probabilmente pure in Africa.
Ancor oggi popoli nomadi o di aree di montagna traggono profitto dal latte di animali diversi da quelli che per noi sono i “classici”. In tal senso, ne sono fonti preziosissime i cammelli e i dromedari in Africa Centrale, in Medio Oriente e nell’area indiana, gli yak nell’Himalaya, alpaca e lama sulle Ande, le renne nelle aree artiche e subartiche. Può sembrare strano, ma la nostra cultura, per fortuna, non è l’unica al mondo e viaggiare può aiutarci ad aprire la mente anche in merito a tradizioni e cultura alimentare.